Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DAUMAS MELCHIORRE G. E. - DAUNOU P. CL. FRANCESCOvidui selvatici, oltre all'essere molto più bassi, producono frutti piccoli ed aspri. Siccome questo vegetale richiede, oltre al calore, un'umidità costante, perciò le piantagioni sogliono stabilirsi in vicinanza di qualche fiume da cui si derivano canali d'irrigazione che mantengono la freschezza non solamente alle palme, ma eziandio agli aranci, ai meli granati, agli olivi, ai mandorli, alle viti che s'arrampicano sui fusti delle palme, e ad altri vegetali che confusamente vivono in quei deliziosi luoghi dove innumerevoli uccelli si radunano per cercarvi l'ombra, l'acqua ed il cibo.
Fig. 2021. — Phoenix daclylifera. A. Grappolo carico di frutti colla spata aperta.
11 dattero si moltiplica per semi e per talee : il some, posto in terra in primavera, germoglia fra tre o quattro mesi, emettendo una foglia semplice, al secondo anno due o tre foglie egualmente semplici, e nel terzo anno cominciano a spuntare foglie pennate. Ma siccome gl'individui provenuti da semi, tion dànno frutto sino all'età di quindici a venti .Inni, e per altra parte i semi producono sovente ^ individui maschi, i quali non si possono riconoscerese non quando cominciano a fiorire; perciò si proferisce la moltiplicazione per talee, per cui le buone varietà si conservano e si perfezionano, oltrecchè gl'individui cosi ottenuti cominciano a fruttificare dopo cinque o sei anni. Servono a quest'uopo i gei-mogli che spuntano dalle radici e talvolta dall'ascella delle foglie. Questi alberi crescono lentamente, vivono da duecento a trecent'anni, e, abbandonati a se stessi, si riproducono per via dei germogli, che spuntano dalla radice. La fioritura succede in primavera, e i frutti giungono in autunno a maturità. Se l'albero non è molto alto, si scuote per farli cadere sopra stuoje o tele sottoposte onde evitare le ammaccature; se la pianta è alta, il raccoglitore ascende sino alla sua sommità, servendogli in certa guisa di scala le scaglie di che è coperto lo stipite, almeno nella sua parte superiore, raccoglie gli spa-dici, e li ripone in ampio paniere che discende per mezzo d'una fune. Siccome i frutti di uno spadice non giungono tutti contemporaneamente a maturità, perciò si espongono al sole per alcuni giorni, quindi s'infilzano e si sospendono per farli essiccare. La ricolta dei datteri è assai pericolosa, e lo è del pari l'operazione che la precede, essendo d'uopo, prima che i frutti maturino, salire sull'albero per legare gli spadici ai picciuoli vicini, onde impedire che il vento li guasti od anche li faccia cadere. Ma pericolosissimo soprattutto riesce il riunire tutte le foglie che formano la corona della palma in un cono e coprirlo di paglia ad oggetto di privarle della luce onde diventino bianche, nel quale stato si vendono in occasione della festa delle Palme ; operazione che si eseguisce sopra gl'individui maschi soltanto, risparmiando le femmine per la produzione dei frutti, la quale suol essere abbondante a segno che un individuo vigoroso ne può dare sino a 74 chilogrammi, il prodotto ordinario essendo da 30 a 37.
Quando le palme a dattero trovansi riunite in selve, la loro fecondazione si effettua facilmente, giacché il polline einettesi dalle antere degl'individui maschi in sì gran copia, che al levar del sole tutta la selva vedesi come annebbiata da un vapore giallo. Ma i coltivatori sogliono educare solamente individui femmine, affidando ai venti il trasporto del polviscolo fecondatore, trasporto il quale, al dire forse esagerato degli Arabi, può effettuarsi nel deserto sino alla distanza di 90 chilometri, bastando un solo individuo maschio per fecondare un numero indeterminato di femmine. Il poeta Gioviano Pontano, precettore di Alfonso re di Napoli, cantò in eleganti versi latini gli amori di due palmizii, l'uno maschio coltivato a Brindisi, l'altro femmina coltivato a Otranto. Questo non produsse fratti finché, elevatosi al dissopra degli altri alberi, non potè vedere, al dire del poeta, il palmizio maschio di Brindisi, cioè finché il vento non gli portò il polline di questo, sebbene le due piante si trovassero distanti almeno 55 chilometri l'una dall'altra.
Siccome l'opera importante della fecondazione affidata ai venti potrebbe mancare, essendo dipendente dalla loro forza e direzione e da molte altre circostanze, sogliono perciò i coltivatori ricorrere alla fecondazione artificiale, praticata fin da remotissimi tempi, e di cui parla chiaramente Teofrasto,
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