Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DAYIDOWICH (BARONE DI) PAOLO — DAVILA ENRICO CATERINOche prima non conosceva se non quello a due mani. Però da un'altra versione più autentica appare che egli ne trasse conoscenza dal libro del Bonet intitolato Arte para ensenar à hàblar los mudos, che gli venne presentato da imo straniero. Dalle scuole dell'abate De l'Epée l'uso di quest'alfabeto passò poi a quasi tutti gl'instituti di sordimuti, tanto dell'Europa quanto degli Stati Uniti d'America.
Fig. 2025. — Alfabeto manuale di Dalgarno.
Un saggio di dattilologia che merita ancora di essere qui ricordato si è quello dovuto a Dalgarno, e che vide la luce in Inghilterra intorno al 1680. Nel produrne che facciamo la figura ci varremo delle spiegazioni stesse che ne ha lasciato il suo autore per quanto sia necessario a dare una sufficiente idea del suo metodo. « Dopo molte ricerche e molte mutazioni, io mi determinai finalmente per un alfabeto manuale che trovai di tutto mio genio, giacché non credo che possa venire nè da me né da altri gran fatto emendato, ove gli si voglia conservare la proprietà che ho avuto in mira di dargli, che è quella di una distinta collocazione di tutte le lettere, e di una facile maniera di segnarle. Questo metodo mi pare per se stesso così facile e chiaro da non abbisognare di molte spiegazioni, almeno per quanto si riferisce alle singole lettere, le quali sono rese distintissime dal solo posto che occupano. Le regole per servirsene sono due : 1° pongasi l'indice della mano destra a foggia di croce sui punti assegnati alle vocali; 2° si segnino le consonanti toccandone il luogo colla punta del pollice della stessa mano destra.
« Questo è quanto panni possa bastare per ispie-gare il presente metodo, per ciò che concerne alle lettere semplici... ». Egli è probabilmente da questo semplice e ingegnoso alfabeto che prese poi origine l'inglese a due mani: infatti la collocazione delle vocali è la stessa in entrambi.
E qui è facile il vedere come l'antica invenzione di Dalgarno potrebbe pure adattarsi a conversare al bujo coi sordimuti, giacché basta immaginarsi due persone sedute l'una dirimpetto all'altra, in modo the la destra di ciascun interlocutore possatoccare nella sinistra dell'altro i punti determinati per ogni lettera, cosa cui si deve poter giungere agevolmente mediante una posizione regolare della mano e qualche esercizio, avvertendo soprattutto di sostituire la pressione al semplice tocco, per evitare le ambiguità che potrebbero nascere dal tasteggiare inevitabile dei meno esperti.
DATTILOPORA (Dactylopora) (mooL). — Genere di polipajo fossile che ha per caratteri : corpo tubulare in forma di cilindroide regolare, rotondato a tutte e due le estremità, con orifizio ad una di esse rotondo, e marginato da un labbro o 'sporto fimbriato ; superficie interna ed esterna reticolata da moltissimi fori infundiboliformi, e le partizioni fra questi pertugiate da pori che si crede fossero gli orifìzii delle celle polipifere. Di questo singolare ed elegante corallo (se pure egli è tale) si conosce una specie sola, cioè la D. cylindracea, che trovasi negli strati terziarii.
DATTILOTTERO (Dactylopterus) (tool). — Genere di pesci dell'ordine dei teleostei, sott'ordine degli acantotteri e della famiglia dei loricati, i cui caratteri sono: testa schiacciata, grossa e lunga, e sorgente a un tratto dal muso che è assai corto ; angolo inferiore del preopercolo fornito di una spina forte e allungata; opercolo senza spine; bocca piccola; mandibole fornite di masse di denticelli conici ; raggi branchiostegi in numero di sei ; alcuni dei raggi anteriori della pinna dorsale liberi; raggi sottopettorali assai numerosi e lunghi, e connessi per mezzo di una membrana; pinne ventrali con quattro raggi ; corpo coperto di dure scaglie carenate. I pesci di questo genere vengono collocati colle triglie, ma non si devono confondere le triglie dei sistemi ittiologici colle triglie del mercato, appartenendo queste al genere mullus. Si possono però distinguere a prima vista dalle vere triglie per la grandezza straordinaria delle pinne pettorali. Nelle vere triglie osserviamo tre raggi staccati situati sotto le pinne pettorali, ma nascenti dalla stessa base; laddove nel genere dattilottero questi raggi sono in gran numero, straordinariamente lunghi e connessi per mezzo di una membrana. Mediante queste grandi pinne, che in lunghezza eguagliano quasi il corpo dell'animale, i dattilotteri possono sostenersi in aria per alcuni minuti secondi, il che fanno sovente per sottrarsi alle persecuzioni dei loro nemici ; ma non di rado, lasciando l'acqua per evitare i nemici loro che abitano questo elemento, cadono preda degli albatri e di altri uccelli marini. " Questo genere contiene due sole specie, una delle quali, nota da lungo tempo, abita nel Mediterraneo, ed è la trigla volitans di Linneo, comunemente detta il gurnardo volante o il pesce volante. Sonovi però altri pesci volanti, coi quali non si vogliono confondere le presenti specie. Il pesce volante comune appartiene al genere Eso-ceto (V.). L'altra specie abita i mari indiani, ed è il dattilottero orientale di Cuvier. Il gurnardo volante (dactylopterus volitans) varia da un piede a quindici pollici di lunghezza, ed è di color bruno di sopra, con macchie di tinta più intensa; i lati del corpo sono rossi e le parti sottane di un roseo smontato. Le grandi pinne pettorali sono di una tinta nerognola, variate di macchie azzurrigne; le pinne delt^iOOQLe
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