Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DAUCO — DAULIDEstesso. Daubenton, ottenuto il posto di conservatore e dimostratore del gabinetto di storia naturale, si diede tutto a far progredire cotesta scienza coll'ac-curatezza delle sue osservazioni, e non cessò di prender parte all'opera del Buffon se non quando questi, ascoltando in mal punto i suggerimenti dell'adulazione, pubblicò separatamente i proprii lavori. Durante la rivoluzione fu nominato professore di mineralogia al museo di sto ia naturale. Fatto senatore nel 1790, il timore di dover cambiare le modeste sue abitudini lo inquietò talmente, che a ciò si attribuisce il colpo di apoplessia da cui fu rapito il di 31 dicembre di quell'anno. Ebbe per moglie l'autrice del romanzo intitolato Zèli e dans le désert.
Lacépède, Cuvier e Moreau de la Sarthe hanno meritamente lodato questo grande ed ottimo scienziato, che si rese tanto benemerito della storia naturale. Oltre ai pregiatissimi lavori coi quali contribuì alVHistoire naturelle del Buffon, ne somministrò molti alla prima Enciclopédia; ed altri suoi scritti di zoologia e di mineralogia trovansi nei Mémoires de VAcadémie des Sciences (1754-64). Nè si vogliono passare sotto silenzio Vlnstruction pour les bergrrs (Parigi 1772, 1 voi. in-8°), il Tableau méthodique des minéraux (1784, in-8°), e il Me'moire sur le premier drap de laine saper fine du crii de France (1784, in-8°). I suoi scritti di storia naturale sono massimamente da pregiarsi per la moltitudine ed esattezza dei fatti di cui egli arricchì le sue opere, senza mai lasciarsi sedurre da alcuna teoria. A lui la Francia deve in gran parte l'introduzione e la propagazione della razza dei merini. DAUCO (hot.). V. Carota.
DAUDIN Francesco Maria [biogr.). — Nato verso il 1775 a Parigi, e quasi privo dell'uso delle membra per naturale infermità, si consacrò per tempo allo studio delle scienze e particolarmente della storia naturale. Le sue memorie furono a principio stampate nel Magasin encyclopédique e negli Annales du Mtiséum d'histoire naturelle, e alcuni suoi arti-eoli fanno parte del Dictionnaire des sciences natu-relles. Le sue opere principali sono : il Traité d'or-nipiologie, che non fu mai terminato, e VHistoire naturelle des reptiles. Della prima non si fa gran conto; ma la seconda è tale che Cuvier non ebbe difficoltà di chiamarla l'opera più compiuta che si fosse mai pubblicata intomo a questa classe di animali. La moglie, buona ed amabile persoua, che lo ajutava grandemente nei suoi lavori scientifici, essendo morta di etisia, il povero Daudin, la cui vita era già stata amareggiata dalle domestiche strettezze, la seguì pochi giorni appresso, morendo nel 1804, non ancora compiuto il trigesimo anno della sua infelice esistenza.
DAULATABAD (geogr.). — Capitale del distretto di egual nome nella provincia d'Aurengabad nell'India, deserta al dì d'oggi, era fiorentissima un tempo, sotto il dominio mongolo. Essa chiamavasi origina-i iamente Deoghie o Tagara, ed era la residenza di un potente principe Hiudu, finché fu conquistata e saccheggiata, nel 1293, dai Musulmani. Assalita, nel 1595, da Hamed Nizam, scià d'Ahmednagar, fa occupata dopo la costui morte da Malik-Amber, la cui famiglia la conservò fino al i634. Appresso Daulatabad fu presa dai Mongoli, i quali trasferironola sede del governo ad Aurengabad. Nel secolo xvm essa cadde, con quest'ultima città, nelle mani del Nizam-el-Mulk, i cui discendenti, i Nizam d'Hyde-rabad, hanno conservato il possesso del distretto e della città.
DAULIDE (lat. Daulis, gr. AauX; e oggidì
Davlia) (geogr. ani.). — Città antichissima della Focide, alle frontiere della Beozia, e sulla strada da Orcomeno e Cheronea a Delfo. Se ne deriva il nome da 8*uXoc, invece di 8*<;o<; (bosco), parola con cui quegli abitanti indicavano una selva, perchè selvosi infatti n'erano i dintorni ; ma altri eruditi pretendono che sia derivato dalla favolosa ninfa Dauli o Daulide, figlia di Cefiso (Strab., ix, p. 423; Paus., x, 4, § 7) ; viene ricordata da Omero, insieme con Crissa, Panope, ecc., fra le città focesi che spedirono sotto le mura d'Ilio i loro prodi, sotto i condottieri Schedio ed Epistrofe, come leggesi nel secondo dell' Iliade, vs. 681-83 :
Invia questi guerrier la discoscesa Balza di Pito, e Ciparisso e Crissat Genttl paese, e Daulide e Panope.
È celebre nelle leggende mitologiche qual residenza del tracio re Tereo, che prese in isposa Progne, figlia del re ateniese Pandione, e qual teatro di quegli orribili misfatti per cui Progne fu cangiata in rondine, e la sorella sua Filomena in usignuolo, il quale venne perciò chiamato dai poeti daulico uccello (Thuc., h, 29; Paus., I. c.) \ anche oggidì il selvoso contado della rovinata città è sede prediletta degli usignuoli. Daulide fu distrutta dai Persiani durante l'invasione capitanata da Serse in persona, nel 481 avanti Cristo (Herod., vm, 35), e poscia una seconda volta dal macedone Filippo, nel 346 avanti Cristo, al finire della guerra sacra (Paus., x, 3, § l)t ma fu successivamente riedificata, e se ne fa cenno più tardi come di città quasi inespugnabile per la sua posizione sopra un'eccelsa montagna, giusta l'espressione di Livio (xxxn, 18): Daulis quia in tumulo excelso sita est, nec scali s, nec operibus capi poterat (Daulide situata su terrapieno eccelso, nè colle scale, nè colle guerresche operazioni si poteva prendere). Pausania riferisce che i Daulitani erano pochi di numero, ma superiori a tutti gli altri Focesi in forza e statura, notando un solo edifizio degno di attenzione nella città, il tempio di Minerva, ma parlando inoltre di un luogo del contado, detto Tronide, in cui eravi la cappella di un eroe che nomavasi Arcliegete.
L'antica denominazione Daulide conservasi ancora nella odierna Davlia, posta in un'angusta valle, per cui scorre un ramo del Cefiso, che dicosi Platania. Le mura dell'acropoli si possono tracciare tuttodì sul comignolo della vetta opposta al villaggio moderno, e congiunta la mercè di uno stretto istmo al piè del Parnaso. Entro al loro recinto vedesi una chiesa antica di San Teodoro, in cui si rinvenne un' iscrizione indicante il culto che quivi prestavasi un dì alla Minerva Polia (IloXfcc, protettrice della città e cittadella) ed a Serapide. Davanti alla porta della chiesa del moderno villaggio leggesi un'altra antica iscrizione di notevole lunghezza, contenente un giudizio d'arbitri fatto a Cheronea, ai tèmpi dell'imperatore Adriano (117-138
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