Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DAVANZALE - DAVENANT (SIR) GUGLIELMO
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cetto dell'azione. Nei primordii dell'arte, e presso ai popoli fra cui non penetrò il vero gusto della composizione, i davanti sono tratteggiati colla stessa forza di colorito che gl'Indietro, e la Prospettiva aerea (V.) affatto vi manca. Cosi nelle pitture cinesi, e in molte dei pittori d'età prossima ai bizantini, vediamo le figure lontane d'una composizione tratteggiate colla stessa diligenza, finitezza e forza che hanno le vicine; il che procurano ad ogni modo d'imitare coloro i quali, su vecchie e tarlate tavole dipingendo bambocciate, vogliono con ciò farle credere veramente antiche.
Neibassirilievi i davanti distaccano maggiormente dal fondo; e quanto più si accostano al lavoro di tondo, tanto più s'avvicinano allo spettatore.
Nei paesaggi e nelle prospettive, grandi masse d'ombre occupano i davanti del quadro, e la luce che brilla nei piani inoltrati riesce d'un mirabile effetto. Alcuni paesi di Claudio Lorenese e di Poussin, e, per parlare d'un nostro valente piemontese, alcuni interni d'edificii del Migliara, così trattati, ingannano talmente l'occhio, che in essi godesi tutto l'incanto d'una prospettiva reale.
DAVANZALE (
Sul davanzale posano gli stipiti delle finestre, e perciò si pratica lateralmente un'intaccatura per parte eguale alla base degli stipiti onde meglio stabilirli. Similmente si abbassa verso l'interno la superficie del davanzale in modo da formare un risalto o intaccatura che corrisponda alle battute o risalti verticali ed all'orizzontale superiore, per posarvi contro il telajo fisso che sostiene i battenti delle invetriate.
La superficie orizzontale esterna del davanzale dev'essere alquanto inclinata al di fuori perchè meglio scoli l'acqua che contro le invetriate e su di essa viene gettata dalle pioggie. Giova pure che nella superficie inferiore vi sia un piccolo canaletto all'intorno e in poca distanza dall'orlo, a guisa di gocciolatojo, per distaccare e far cadere le gocce d'acqua, le quali potrebbero senza di ciò restare aderenti alla pietra e discendere lungo il muro sottoposto, con danno della parete.
DAVANZATI Bernardo {biogr.). — Scrittore fiorentino, nato l'anno 1529. Quantunque di nobile prosapia , attese , secondo l'uso della patria, alla mercatura, per cui fin da giovinetto si trasferì a Lione ; ma le sue occupazioni non lo tolsero dalle belle lettere, di cui era fortemente invaghito e qaanto tempo avanzavagli dalle cure mercantili, soleva spenderlo nella lettura de' suoi prediletti autori, e massime d'Orazio, di Tacito, di frate Bartolomeo da San Concordio, del Novellino e di Dante. Ebbe anche assai caro Virgilio, del quale usava dire che « sonava sempre la campana grossa ». Amò sopra ogni cosa la purità della lingua italiana, del quale amore abbiamo grandissima prova nei preziosi suoi scritti. Pregiatissima tra questi è la sua versione di Tacito, nella quale egli prende a gareggiare in brevità coll'autore latino, il più breve e il più succoso degli scrittori. Narrasi a questo proposito che entrato il Davanzati a quistionare con untfuova Encicl. Itau Voi.
Francese, il quale alla propria lingua voleva dare il vanto della brevità sull' italiana, a mostrargli quanto andasse errato nella sua asserzione, si ponesse a tradurre Tacito, nella quale impresa riusci per modo che l'italiano largheggia sul latino come il dieci sul nove, e nel francese come il quindici. Per riuscire nel suo intento egli adoperò in questo volgarizzamento non pochi vocaboli vieti, come pure buon numero di riboboli fiorentini, ond'è che il traduttore riesce talvolta oscuro e dà sovente nel basso. Ad ogni modo questa sua versione è maravigliosa per brevità e vivezza, che indarno si cercherebbero in altri scrittori, e l'Algarotti non ebbe difficoltà di dirla < quasi un miracolo della lingua nostra ».
Fig. 2029. — Bernardo Davanzati.
Le medesime bellezze e i medesimi pregi s'incontrano nella sua storia dello Scisma d'Inghilterra, che da alcuni credesi una compendiosa traduzione dal latino di Niccolò Sandero, e nella quale adoperò con mano più parca i riboboli fiorentini. Compilò un Trattato dei cambi, col quale ridusse a grande facilità e chiarezza una materia a quei tempi molto scura ed intralciata; lesse nell'Accademia Fiorentina una dottissima lezione sopra le monete; recitò nell'Accademia degli Alterati, di cui era socio col nome di Silente, un Orazione in morte del granduca Cosimo, e due cicalate; e da ultimo scrisse un succosissimo trattatello intorno alla Coltivazione toscana delle viti e di alcuni arbori, nei quali scritti regnano quella brevità e quella vivezza che lo fanno singolare fra tutti gli altri scrittori italiani. Mori nel 1606, lagrimato non tanto per la sua dottrina quanto per la grande bontà dell'animo suo.
DAVKNANT (sir) Guglielmo (biogr.). — Poeta e commediografo inglese, nato nel 1605, morto il 7 aprile 1668. Giovanissimo scrisse un'ode In re-membrance of master William Shakspeare ; e poscia un lungo poema epico intitolato Gundibert. — Suo figlio Carlo si segnalò come economista e finanziere. VII. 11
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