Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DAVIDE DI DIN ANT - DAVIDICI, DAVIDISTI 0 DAVID-GIORGIANI
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      due volte liberarsi di lui; luna in una caverna dov'eransi incontrati per caso, e l'altra nella stessa tenda del re, dove questi erasi profondamente addormentato ; ma Davide si contentò di fargli conoscere che la vita di lui era stata nelle sue mani. Finalmente una dura morte venne a porre il termine ai giorni di quel principe disgraziato. Vinto e ferito dalle armi dei Filistei, e temendo di cadere vivo in mano de' suoi nemici, egli si trafìsse colla propria spada. Allora David recatosi a Ebron, vi fu di bel nuovo consacrato re sulla tribù di Giuda. Intanto Abner, generale delle truppe, faceva riconoscere dalle altre tribù Isboseth, quartogenito di Saul; ma avendolo egli poco stante abbandonato, l'infelice principe fu trucidato nel suo palazzo; e David, dopo d'averne punito gli uccisori, fu consacrato per la terza volta e proclamato re in un'assemblea generale di tutte le tribù. Volendo allora Davide segnalare il suo avvenimento al trono con un'importante conquista, corse ad assediare la capitale de' Gebusei, che ne avevano fatto una fortezza tenuta per inespugnabile. Era questa Gerusalemme, situata sui confini delle tribù di Giuda e di Beniamino. Davide la prese, l'accrebbe di una nuova città, che fu detta la città di Davide, la rese la più forte del regno e vi fissò la sua dimora. Vinse poscia i Filistei, soggiogò i Moabiti, assoggettò la Siria e l'idumea, e portò la sua dominazione sino al di là dell'Eufrate. Finalmente trovandosi in pace e vergognandosi di abitare un palazzo di cedro, mentre l'Arca si giaceva ancora sotto semplici padiglioni, venne in pensiero di fabbricare un magnifico tempio per darle un degno ricetto; ma l'onore di mandare ad effetto questo disegno era riserbato a suo figlio Salomone.
      Lo splendore delle grandi azioni di Davide fu oscurato dal suo adulterio con Betsabea e dalla morte ch'egli procurò ad Uria, marito di lei. Il profeta Natan gli rimostrò la sua colpa con un'ingegnosa parabola, e Davide non tardò a riconoscerne tutta l'enormità. Il suo pentimento sta vivamente espresso in parecchi de' suoi salmi. Trattante i mali che il profeta avevagli predetto a castigo del suo peccato non tardarono a colpirlo nella propria sua casa ; il figlio dell'adulterio morì nelle fasce, ed egli stesso videsi costretto a fuggire dinanzi al figliuolo Assalonne, ribellato contro di lui. Per metter pace nella famiglia, egli dichiarò suo successore Salomone, che fece consacrare e coronare, non ostante gl'intrighi di Adonia, suo figliuolo primogenito. Vedendosi quindi presso a morte, ordinò quanto riguardava il culto di Dio nel tempio che suo figlio doveva edificare, benedisse il suo successore insieme col popolo, e cessò di vivere nell'anno 1004 av. Cr., dopo quarantanni di regno, e nel settantunesimo dell'età sua.
      Verte tra i dotti la questione se Davide sia l'autore di tutti i 150 salmi che la Chiesa mette tra i libri canonici. Ciò che v'ha d'incontestabile si è che egli ne compose la massima parte.
      Vedi le monografie su Davide di Boschius, Pico, Delany, Chandler, Choisy, Hauser, Hasse, Hewald, Ghesquier, ecc.
      DAVIDE DI DINANT [biogr). — Filosofo scolastico, discendente di Àmaury di Chartres. Sembra assai Ferosimile ch'ei morisse nel 1209, poiché il suonome non trovasi nel novero dei quattordici scolari di Amaury, scomunicati dal Concilio di Parigi, e solo nella sentenza sono mentovate le sue opere, distinte sotto il titolo di Quaternuli, condannate ad essere abbruciate, e di cui i possessori dovevano, entro termine assegnato, disfarsi, sotto pena di essere riguardati eretici, se renitenti. Alberto il Grande attribuisce a Davide un libro De athomis, nel quale rinnovava la dottrina della scuola d'Elea sull'unità dell'essere, che può compendiarsi cosi : tutti gli oggetti dell'universo possono riferirsi a tre classi, corpi, anime, idee. La materia prima, scema di attributi e di forma, costituisce l'essere e la sostanza dei corpi, le cui qualità sono vane apparenze che niente hanno di reale, fuorché la sensazione ed il giudizio dell'anima. Ciò che la materia è relativamente al corpo, è il pensiero relativamente all'anima; e Dio è il principio delle idee. Ma la materia, il pensiero e Dio devono, in ultima analisi, identificarsi. E di vero, perchè cotesti principii fossero distinti, richiederebbesi che avessero differenze fra di loro ; ora le differenze aggiungerebbero alla loro natura un elemento di composizione ; e così di semplici che sono e che debbono essere, essi diverrebbero complessi. Adunque Dio, materia e pensiero non possono esser differenti ; e se noi sono, devono necessariamente ridursi in un solo principio in cui si confondano: Omnia substantialiter unum, formola compendiosa di tale dottrina. Alberto il Grande reca quest'argomentazione come appartenente ad uno degli scolari di Davide ; e se prestiglisi fede (Phys., 1.1, tr. 2, c. 10), il panteismo insegnato nella scuola di Amalrico e di Davide deriverebbe da Alessandro d'Afrodisea ; ma secondo Gersone (De Concor. methaph. cum log., par. i?), da Scoto Eri-gena (V.). Qualunque siane l'origine, gli è fuori dubbio che la dottrina di Davide di Dinant forma uno dei più rimarchevoli episodii della filosofia del medio evo.
      Vedi: S. Tommaso, Contra gent. (i, 17) — Com. in Magist. Sentent. (lib. n, dist. 17, quest. 1) — De Cerando, Hist. compar. des Syst. de philos. (tom. iv) — Rousselot, Etudes sur la philosophie du moypn-àge (tom. n).
      DAVIDICI, DAVIDISTI o DAVID-GIORGIANI (stor. eccl.). — Specie di eretici seguaci di Giorgio di Gand, il quale, sendo stato per lo addietro anabattista, cominciò nel 1525 a spacciare novella dottrina.
      Suoi errori fondamentali : Non ammetteva la risurrezione, co' Sadducei (V.); il matrimonio, con gli Adamltl (V.) ; la macchia nell'anima per lo peccato, con Manete(V.); derideva l'abnegazione di se medesimo raccomandata da Gesù Cristo nell'Evangelo; ed aveva per inutili le pratiche tutte divote.
      Fuggiasco da Gand, David Giorgio si ritirò prima in Frisia, poi a Basilea, dove mutò il proprio nome in quello di Giovanni Bruch, e finì di vivere nel 1556. Lasciò alquanti discepoli delle sue folli dottrine, delle quali vuoisi che abbiavi ancora un avanzo nel-l'Holstein, massime a Frederichstadt, confuso con gli Arminiani.
      Non devesi scambiar questo Davide di Gand con Davide di Dinant (V.), seguace d'Amaury, del sec. xiii, né con Francesco Davidi, famoso sociniano, morto nel 1579.
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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