Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DAYIDOWICH (BARONE DI) PAOLO — DAVILA ENRICO CATERINO
DAVIS Ario vanni (biogr.). — Navigatore inglese del secolo xvi, nato aSandbridge nel Devonshire, il quale si segnalò per tre viaggi intrapresi fra il 1585 e il 1587 a fine di scoprire un passaggio al nord-ovest. Scoperse in essi lo stretto che porta il suo nome, e veleggiò lungo la costa della Groenlandia sino al 72° di lat. N., ma non vi si potè avvicinare, perle molte montagne di ghiaccio che la fiancheggiavano al nord del circolo polare. Fece di poi cinque viaggi alle Indie orientali, e venne, come si crede, ucciso (1605) da alcuni Giapponesi nello stretto di Malacca. Si ha di lui un ragguaglio del suo secondo viaggio al nordovest, e di uno alle Indie orientali.
DAVIS (Stretto di) (geogr.). — Questo stretto unisce la baja di Baffin all'Atlantico, stendendosi tra la Groenlandia a levante e l'isola di Gamberi and a ponente, in direzione settentrionale. La sua estensione non è ben determinata. I navigatori intendono comunemente sotto questo nome il mare che stendesi a ponente della Groenlandia dal capo Farewell (60° di iatit. N.) sino all'isola Disco (70° di latit.). La sua parte più stretta è verso il circolo polare, dov'è della larghezza di circa 315 chilom. E principalmente frequentato dai pescatori di balene, che sono ivi più numerose che negli altri mari verso il polo. Ma le immense montagne di ghiaccio, che perfino in estate fiancheggiano le coste occidentali dello stretto, e la violenza delle correnti rendono tali navigazioni assai pericolose. Molte di queste montagne di ghiaccio si alzano a qualche centinajo di metri al di sopra del livello del mare ; e i balenieri che vi giungono alla fine d'aprile o al principio di maggio trovano l'intiero stretto chiuso da una barriera di ghiacciai fra il capo Walsingham e la costa di Groenlandia. La corrente che va lungo la costa orientale della Groenlandia gira intorno al capo Farewell, e continua lungo la costa occidentale quasi sino al circolo polare, dove attraversa lo stretto andando al capo Walsingham, e siegue il suo corso in una direzione meridionale fino al Labrador e a Terranuova. Per questa corrente gl'immensi ghiacciai dello stretto di Davis sono trasportati sino al centro dell'Atlantico settentrionale, dove talvolta se ne incontrano ai 40° J/2 di latitudine N. Le contrade dall'uno e dall'altro lato dello stretto si alzano in montagne rocciose ad un'altezza considerevole, e mostrano una vegetazione assai scarsa. Esse sono abitate dagli Eschimesi.
DAVO (lettor, e archeol.). — Nella commedia latina Davo (detto Davus e anche Davos) è il tipo dello schiavo furbo e malvagio. Si crede che quest'appellazione derivi, come Syrus e Gela, da un nome di nazione, e che i Daci un tempo si chiamassero Davi. Altri, all'incontro, ne danno un'etimologia osca, e secondo essi Davus non sarebbe altro che la sincope di dalivus o dalivum, che vuol dire insensato, stravagante. Checché ne sia, Orazio si valse nell'vlrfe poetica del nome di Davo per dinotare un genere intiero:
lntererit multum davusne loquatur an heros.
Da quanto precede e da quanto seguita questo verso apparisce che il poeta non intendeva, come alcuni supposero, di personificare tutta la commedia, masolo di accennare la differenza che dee correre tra il linguaggio di persona servile ed abjetta e quello di un eroe o di un gran personaggio. Per altra parte dal verso 237 di quell'epistola stessa e da alcuni passi delle satire scorgesi abbastanza che sotto il nome di Davus Orazio designava in generale ogni sorta di schiavo.
DA VOLI (geogr.) — Comune calabrese, provincia e circondario di Catanzaro, con 3146 abitanti.
DAVOUT Luigi Niccolao (biogr.). — Duca d'Auer-staedt, principe d'Eckmuhl e maresciallo di Francia, nato ad Annoux, villaggio della Borgogna, nel 1770. Fece i suoi studii alla Scuola militare di Brienne, donde uscì a quindici anni luogotenente in un reggimento di cavalleria, militò poi (1790) sotto Du-mouriez nell'esercito detto del Nord, e nel 1793, fatto generale di brigata, fu mandato all'esercito che aveva per capo Moreau. Seguì Bonaparte nella spedizione d'Egitto, e tornato in Francia l'anno 1800, gli fu affidato il comando della cavalleria dell'esercito d'Italia, dove nei varii combattimenti sostenuti contro gl'imperiali e nei passaggi del Mincio, dell'Adige e del Brenta accrebbe la sua riputazione di buon soldato e di eccellente capitano.
Creato maresciallo di Francia nel 1804, Davout partecipò a quasi tutte le campagne dell'Impero, contribuì alla vittoria di Jena col glorioso combattimento di Auerstae It, si distinse a Eylau, e soprattutto a Eckmuhl (22 aprile 1809), dove si può dire che diede compimento alla vittoria. Alla memorabile battaglia di Wagram (6 luglio 1809) egli ebbe pure gran parte al successo di quella giornata, e tutti questi fatti gli valsero i titoli di duca d'Auerstaedt e di principe d'EckmUhl. Mandato nel 1812 con poteri amministrativi in Polonia, ma chiamato poco dopo al comando del primo corpo dell'esercito destinato all'invasione di Russia, battè il nemico fin presso a Mosca ; e nella famosa ritirata guidò la retroguardia fino a Viazma, dove gli succedette in questo incarico il maresciallo Ney.
Dopo la partenza dell'imperatore per Parigi, egli, in mezzo allo scompiglio generale, si diresse con 5 o 6 mila uomini vei so l'Elba per la Prussia, vi s'impadronì, in maggio 1813, di Amburgo, e lo difese per un anno contro gli eserciti dei confederati e il maltalento de'cittadini, ricorrendo talvolta contro di essi ad un eccessivo rigore. Non prese servizio sotto la prima ristorazione ; accettò il ministero della guerra al ritorno di Napoleone dall'isola d'Elba, e dopo la rotta di Waterloo attese ad ottenere dagli alleati condizioni onorate e sopportabili alla Francia. — Nel processo del maresciallo Ney sostenne che si dovesse rimandare assoluto il suo antico compagno d'arme protetto dalla capitolazione di Saint-Cloud (3 luglio 1815), in cui era stipulato che niun individuo sarebbe all'avvenire nè ricercato, nè incolpato perle sue opinioni o per la sua condotta politica.
Alcuni hanno asserito che Davout, dopo la caduta di Napoleone, se gli sia mostrato poco riconoscente, studiandosi di farsi accetto ai Borboni. Altri poi contraddicono a quest'asserzione, e lo difendono, considerando le imperiose circostanze dei tempi. 11 rimanente della sua carriera può essere compendiato in poche parole. Ritiratosi da prima nelle sue terre, ricomparve a Parigi nel 1816 j rivide la Corte dit^iOOQLe
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