Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DEBITO E DEBITORE
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Terni, una volta adottato questo sistema fatale, non poterono più svincolarsene. Sotto il regno di Guglielmo III, che diede origine ai debiti consolidati, s'immaginarono pure le annualità. Nel 1692 si tentò di prendere a imprestito un milione di lire sterline sulle annualità di 9$ anni ; l'interesse doveva essere del 10 per cento durante i primi otto anni, e del 7 per cento per tutti gli anni seguenti. Alle annualità a lunghi termini succedettero poi in Inghilterra le annualità a vita, sopra una o più teste, con condizioni straordinariamente favorevoli ai prestatori ed onerose al Governo.
La Francia in varii tempi fece pur uso delle annualità. Nel 1819 Bricogne ne inventò di una combinazione così ingegnosa, che i portatori delle ricognizioni di liquidazione preferirono le annualità al rimborso in danaro. Questa combinazione consisteva in un pagamento fatto in sei anni, fruttante interesse del 6 per cento netto, o del 4 per cento, con un'aggiunta del 2 per cento, componente un fondo comune diviso in lotti ed in premii, da trarsi a sorte in sei estrazioni annuali, offerenti l'eventualità di varie vincite, di cui la minore era di 250 lire, e la più considerevole di 50,000. Gli è questo un rero esempio delle lotterie, di cui i Governi fecero si frequente uso anteriormente al secolo nostro.
Un altro sistema, degno di essere notato per la parte che ebbe nella storia delle finanze delle nazioni moderne, è quello delle rendite vitalizie ripartite in varie classi e pagate all'ultimo sopravvivente in ciascuna di esse. Queste rendite furono inventate nel 1649 da un Italiano chiamato Tonti, donde il loro nome di fontine, che conservarono. In Francia se ne crearono fin dal principio per 1,025,000 lire annue.
Le invenzioni dell'uomo sono quasi sempre da attribuirsi alla necessità, e la storia è piena di fatti che servono a corroborare quest'asserzione. Guglielmo III avendo tentato invano tutte le maniere di prestiti per procacciarsi il danaro di cui aveva un urgente bisogno, il cancelliere Montague venne in pensiero di supplirvi creando buoni dello Scacchiere, che furono accolti con favore. Questi buoni, detti in inglese bills, comparvero per la prima volta nel 1696, epoca in cui ebbe principio in Inghilterra il debito fluttuante ; e d'allora in poi questo facile spediente per le operazioni di finanza offerse ai Governi tanti vantaggi che ne fecero un uso quasi smoderato. A malgrado di tutte le vicende del regno di Guglielmo e delle guerre da lui intraprese contro la Francia, il debito pubblico alla morte di quel principe, mercè una saggia e previdente amministrazione, non fu che di 16,394,702 lire sterline (409,867,550 lire ital.), portante un interesse d'alquanto superiore all'8 per cento, mentre in Francia, alla morte di Luigi XIV (1715) i debiti esigibili dello Stato ascendevano a 710,994,000 lire, con un deficit di 788,757,364 lire, e non eranvi nella cassa degli appalti generali più di 800,000 lire circa per far fronte alle occorrenze del giorno. Il tesoro regio non possedeva che 4 o 5 milioni disponibili: 186,134,592 lire erano già state prelevate sulle entrate del 1715, e 56,759,200 lire su quelle del 1716. Le operazioni che si fecero sotto la Reggenza per mezzo del sistema di Law finirono di gettare io scompiglio nelle finanze francesi, portandovi il fal-
limento. Sotto Luigi XV il debito ascendeva già presso a due migliaja di milioni ; e in Inghilterra, Botto Giorg-o III, oltrepassava già le tre migliaja e mezzo di milioni. Ma egli è principalmente dopo la rivoluzione francese che il debito dell'Inghilterra si accrebbe in una spaventosa proporzione. Nel 1815, dopo la battaglia di Waterloo, ascendeva a niente meno che a 20 migliaja di milioni, portante un interesse di 800 milioni. In Francia, al medesimo tempo, l'interesse del debito stava inscritto sul gran libro per 98,640,000 di rendite; nel 1830 il debito pubblico consolidato ammontava ad un capitale di più di 4 migliaja di milioni.
Ora che abbiamo parlato delle varie specie di debiti, che ne abbiamo rapidamente toccata l'origine e la storia, faremo qualche parola sui loro risultati economici. I debiti nazionali, sempre rovinosi per gli Stati che ne abusano, possono tuttavia in certi casi riuscir loro d'un grande ajuto. Essi sono un ottimo spediente per far fronte con la voluta prontezza a certe spese imprevedute, lasciando il tempo necessario a trar partito dei mezzi ordinari! che si posseggono. Ma in questo caso fa d'uopo che siano ammortizzati in pochi anni, altrimente, come osserva Hume, essi traggonsi dietro la decadenza della nazione o il fallimento del governo. Tutti gli uomini di finanza furono così persuasi di questa verità, che si mostrarono sempre solleciti di far si che insieme coi prestiti che contraevano si creassero mezzi più o meno efficaci per estinguerli. Con tutto ciò si videro emettere i più strani paradossi sui sistemi dei debiti. Gli uni videro in essi una sorgente inesauribile di prosperità per le nazioni, un nuovo mezzo di circolazione per la ricchezza; altri pretesero che essi fossero il più saldo appoggio dei governi, la salvaguardia del loro credito. Poniamoci in guardia contro siffatte esagerazioni. I debiti contratti per servire ai disegni ambiziosi di un conquistatore, per palliare gli errori o le prodigalità di un governo inetto sono necessariamente d'aggravio alla nazione ; quelli, all'incontro, che sono destinati a promuovere lavori d'utilità pubblica, come costruzioni di strade, di porti, di canali, ecc., aumentano realmente la ricchezza nazionale, perchè questi lavori favoriscono la produzione. Ai vocaboli Ammortimento, Credito, Fondi pubblici, Prestito, Rendite, ecc. si troverà lo sviluppo delle condizioni in cui si contraggono i debiti pubblici, delle guarentigie di cui abbisognano, delle relazioni che fanno nascere tra lo Stato e coloro che somministrano i fondi, della loro influenza sulle operazioni della borsa e sulla fortuna dei privati, ecc.
DEBITO e DEBITORE {giurispr.). — Nel suo significato naturale, debito è ciò che si deve ad alcuno ; tuttavia con questa parola intendesi pure talvolta ciò che a noi stessi è dovuto, e che più esattamente chiamasi credito; e però, a fine di evitare ogni confusione, non è raro che si faccia la distinzione dei debiti in attivi e in passivi. I debiti sono di varie specie, e si modificano diversamente secondo la natura dei contratti; la qual cosa risulterà da ciò che dirassi parlando delle obbligazioni, non che dei singoli contratti e dei modi coi quali questi si estinguono, come sono il pagamento, la novazione, la compensazione, la prescrizione, ecc.
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