Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

Pagina (178/532)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      176
      DEBODEH - DEBOLEZZA 0 DEBILITÀ, ADINAMIA, ASTENIADEBODEH (Parembole) {geogr. ed archeol.) — Luogo-situato sulla sponda sinistra del Nilo, a mezza gior nata di navigazione da Kalabscieh, presso a poco dove gli antichi Itinerarii della Nubia ponevano Parembole. Vi sono due piccoli tempii non compiuti e privi affatto di sculture. L'uno di questi si avvicina all'orlo del fiume per mezzo di una selciata con sponde. Tre piccoli propilei sorgenti sul medesimo asse indirizzano al tempio ; niun d'essi ebbe sculture ; uno di essi soltanto porta nel listello del cornicione l'iscrizione greca, cioè una dedica di Tolomeo Filometore. Un pronao di quattro colonne di faccia unite da intercolonnii introduce alla cella, d'onde si entra in altre o di fronte o laterali, che non ebbero mai compimento, nè principio di scultura. Dal primo propileo staccavasi un muro di recinto in pietra che largamente chiudeva in quadro Yhieron. Tutte le parti, meno la cella, furono aggiunte dopo. Questa fu opera del re etiope Atar-ramon, precessore o successore di quell'Erkamon che era contemporaneo di Tolomeo Filadelfo. A questo piccolo monumento Tolomeo Filometore aggiunse ciò che ora forma un giusto tempio. Sopra un tabernacolo monolite di granito,* nella camera che succede alla cella, si legge ancora il nome di un Tolomeo. Ma sul listello del cornicione di uno dei tre propilei sta scritta in greco una dedica di Tolomeo Filometore. Ma egli lasciò nude di sculture tutte le costruzioni aggiunte: solo al tempo d'Augusto e di Tiberio si cominciò ad ornare le mura interne del pronao, che sono ricoperte di quadri dei due imperatori. Varie sono le deità rappresentate ; ma il luogo più distinto è occupato dalle immagini d'Iside e di Amonrè. Vi sono ripetute più volte le immagini di Osiride e di Horo; ma Iside era la dea titolare. Ciò appare dall'iscrizione greca di un propileo, cosi ristabilita da Letronne :
      1) rnEPBA2I\Kii2 11T0AEM,AI0V KAl BA]2IAI2-2H2 KAEOI1ATPA2 [TH2 BAZIAKH2 AAF.AWII]
      2) KAl 1TNAIK02 BEflN l \0[MHT0]PftN 12IAI KAl 2A[PAIUAI KAl TOI2 2VNÌNAOI2 etOlS].
      la quale in volgare suona così:
      t Per la conservazione del re Tolomeo e della regina Cleopatra, sorella e moglie del re, Dei Filome-tori, a Iside, a Serapide ed alle divinità adorate nel medesimo tempio ».
      In un'altra iscrizione geroglifica sta scritto: « Signore della città dell'abitazione » cioè di questo tempio. Champollion leggeva Ta-bot e vi ravvisava il nume del luogo conservato nell'arabo Debodeh. Ma questa congettura è molto incerta.
      Vedi Rosellini, 1 monumenti dell Egitto e della Nubia (parte terza, tomo unico).
      DEBOLE (B. A.). — Si applica questo aggiuntivo a due cose specialmente, al fare ed al colorito, ed è contrapposto di robusto. Far debole è quello in cui il disegno non è abbastanza bene pronunciato, e non distacca sufficientemente dal fondo: in cui le forme sentono l'incertezza e l'esitanza della mano che le tratteggiò, i lineamenti sono quasi indecisi, il panneggiamento non dà conto del corpo, le pieghe non sono rotte con franchezza, le fronde non destramente frappeggiate. Debole è il colorito al-
      lorquando non ritenendo negli scuri quella trasparenza che caratterizza il vero, nei lumi quella freschezza che loro dà risalto, nella tinta delle carni quell'impasto sugoso, a traverso il quale traspajono le vene e le arterie, s'accosta al tono sbiadato che riceverebbero gli oggetti collocati ad una luce ci-nerognola.
      Debole colorito in generale si ravvisa ne'pastelli, i quali perciò caddero di moda, ed ora sono pochissimo usati ; e si ravvisa pure nella maggior parte degli acquerelli che, malgrado gli sforzi di molti valenti artisti, ancor non poterono giugnere alla forza di tono delle pitture ad olio. Gli acquerelli tuttavia a' giorni nostri furono a tanta perfezione condotti da lasciar poco o quasi nulla a desiderare ; e le esposizioni nostre, ed in ispecie quelle di Parigi e di Londra, ne mostrarono di tali che quasi reggono al confronto delle buone pitture.
      Debole, secondochè scriveva il Milizia, non è cattivo, e può essere il prodotto di un ingegno che si mette nella strada del grande, ma non ancor puro e fermo. Può anch'essere segno della caducità degli anni.
      DEBOLE FUSTO (Caulis debili8 vel laxus) (bot). — Dicesi del fusto quando è gracile e pieghevole per modo che non può sostenersi dritto. I fusti deboli sono ordinariamente provveduti di cirri o viticci con cui si attaccano ai corpi vicini (vitis vinifera, bryonia dioica), oppure si avvolgono ad elica intomo ad essi per godere pienamente del benefizio dell'aria e della luce (convolvulus sepium, humulus lupulus). Nel primo caso il fusto debole chiamasi cirroso (cir-rhosus), nel secondo volubile (volvbilis).
      DEBOLEZZA o DEBILITÀ, ADINAMIA, ASTENIA (patol.). — Propriamente aftievolimento delle forze vitali. Questo stato può essere vero od apparente, momentaneo o durabile. La debolezza vera è quella che è cagionata da perdite sovreccedenti che non vengono riparate nella debita proporzione, siano queste perdite di sangue, di umore seminale, di fluido nerveo, ecc. Essa non può sopravvenire ad un tratto, ma per gradi soltanto. È comune nell'età avanzata, nella quale l'assorbimento non è proporzionato alle secrezioni, e nelle malattie lunghe in cui v'ebbe grande deperdizione di umori e di parti solide. Gli agenti che rallentano momentaneamente l'innervazione, siccome i così detti rimedii deprimenti, possono produrre uno stato di debolezza temporario, che però presto si dissipa, a meno che, insinuandosi essi in gran copia nel circolo del sangue, non valgano a sturbare il processo plastico riparatore. Quindi mal si conviene ad essi il nome di dtprimenti, dovendosi piuttosto chiamare torpenti (V. Controstimolante). Finalmente uno stato di pletora eccessivo può dare origine ad uno stato di debolezza apparente, che Brown chiamava debolezza indiretta, e che i moderni chiamano oppressione di forze con vocabolo più adattato. Questo stato non si deve però confondere colla debolezza vera dipendente da esaurimento della fonte dell'innervazione in seguito ad abuso continuato per lungo tempo di sostanze stimolanti, quale si osserva nel Delirio dei bevitori (V.). Regnando le dottrine di Brown, quasi tutte le malattie si riducevano a debolezza od astenia, e dopo di lui si passò nell'eccesso contrario.
      ^.ooQle


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

Pagina (178/532)






Parembole Nilo Kalabscieh Itinerarii Nubia Parembole Tolomeo Filometore Yhieron Atar-ramon Erkamon Tolomeo Filadelfo Tolomeo Filometore Tolomeo Tolomeo Filometore Augusto Tiberio Iside Amonrè Osiride Horo Iside Letronne Kii BEflN PftN Tolomeo Cleopatra Dei Filome-tori Iside Serapide Ta-bot Debodeh Rosellini Egitto Nubia Parigi Londra Milizia Caulis Brown Delirio Brown Qle Champollion Far Dicesi Controstimolante