Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DECACERt - DECADENZA
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di dieci versi, di cui l'Affò (Dizionario della poesìa volgare) reca un esempio tratto da nn manoscritto di autore vivente verso la fine del xiv secolo. Nè mancano poemi moderni (benché poco conosciuti) ne* quali gli autori vollero affrontare una difficoltà maggiore di quella che presenta l'ottava, scrivendoli in deche o stanze di dieci versi, in cui tre sole rime sono disposte in modo che i due ultimi versi rimano fra loro, e gli altri alternativamente a quattro a quattro, cioè il 1° col 3°, 5° e 7°, e il 2° col 4°, 6° e 8°. Ma questa nuova specie di stanza riesce faticosa alla lettura, e si può credere che non diverrà mai popolare.
DECACERI (jtool.). — Così chiamansi i cefalopodi die, oltre ad otto piedi intorno al capo, hanno due appendici più lunghe. Ne è noto esempiola Seppia (V.).
DEC ACORDO (scienz. — Strumento inventato da G. B. Ferrari; è una chitarra a dieci corde, che richiama a vicenda i diversi suoni del piano-forte, delle trombe, dei flauti, e, ciò che è sorprendente, un'intera banda, non esclusi i timpani, i tamburi e la gran cassa.
DECACRILICO ACIDO (chim.). — Estratto da Siewert (1867) dal sughero, trattandolo con alcoole a 95° e al calore di bagno maria.
DECADENZA (B. A.). — È voce usata a significare il deterioramento delle arti, allorquando sollevatesi a grandezza e perfezione, fallano poi al loro scopo e si corrompono. La decadenza delle arti, che molti attribuiscono a sola mancanza di protezione o a scarsezza di chi le coltivi, vuoisi ripetere da ben altri e più elevati principii. Imperocché non mancavano nel 600 splendidi mecenati, nè eravi difetto di artisti, eppure si videro allora avere origine e riprodursi le stravaganze ed i traviamenti per cui quel secolo ebbe l'infausto nome di delirante. Nè pativano scarsezza d'ingegno un Bernini, un Bor-romini, un Pietro da Cortona, e certo niuno che abbia veduto le loro opere potrà questo affermare. Che se, invece di cercare l'origine di tanto male colà dove non può essere od è soltanto in minima parte, doì piuttosto, ad esempio di quell'antico autore il quale scrisse l'aureo libretto De causis corruptce eloquenti^, attribuito da alcuni a Quintiliano, da altri a Tacito, ci faremo ad investigarne le cause nel cuore dell'uomo, nella corruttela degl'intelletti stanchi del bello e del vero, e vaghi sempre della varietà; se coll'ajuto della storia venendo a conoscere quanto le idee di grandezza e di nobiltà nelle menti dei più fossero, per quel che riguarda al concetto morale, lontane dal vero, e colla scorta della filosofia, la quale ci avverte che i concetti morali camminano di conserva coi concetti estetici, pondereremo bene la cosa, di leggieri ci accorgeremo doversi alla corruzione del giudizio e del costume attribuire la causa prima della corruzione delle arti.
Cercavasi allora l'inganno dell'apparenza nel vivere sociale, l'inganno dell'effetto primo nelle arti ; in quello il fasto, in queste lo sfoggio; grandiosi concetti, fondati o no sul vero, brillavano ancora in amcndue a guisa di raggi riflessi allorché il sole è di già tramontato; da ambedue la nuda e pura schiettezza della verità era bandita. Con parti secondarie si nell'uno e sì nelle altre si cercava d'jmporne ai meno veggenti; e corrotto il cuore,
non è possibile che rimanga intemerata l'arte, che dal cuore direttamente prorompe. Un vivo sentire educato alla scuola del bello e del vero, e guidato dal pensiero che l'arte è qualche cosa di nobile e di grande, ohe non può profanarsi senza incontrare il disprezzo o l'infamia, eccita la facoltà inventrice a quegli elevati concetti, a quelle grandiose idee per cui fu illustre il secolo di Michelangelo e di Raffaello.
Ciò che avveniva posteriormente in Italia, avveniva già prima in Grecia e in Roma, avveniva ed avviene a qualunque altra nazione. Finché i Greci mantennero sana la loro filosofia (prendendo questa parola nel più largo suo significato ed estendendola alla ragione teorica e pratica di tutte le cose), il genio delle arti si sollevò a quei nobili voli ed a quelle sublimi ispirazioni che dovevano empiere l'universo di maraviglia. Ma levatisi i sofisti a blandire i vizii e la corruzione pubblica con ispeciosi raziocini!, mancata nel popolo la fede nella virtù e nel bene, gli artisti cominciarono a poco a poco ad operare più per tradizione e memoria che per convincimento, e lo studio loro si rivolgeva piuttosto a finire più dilicatamente che non ad inventare, a cercare varietà non nel concetto, ma nelle parti; in guisa che le arti che all'età di Fidia toccavano l'apice del sublime, poco dopo l'età di Apelle vennero illanguidendosi ; e se nell'esecuzione trovarono cose prima ignote, nell'invenzione perdettero tanto da far credere a molti esausta oramai la facoltà inventrice del genio greco.
In tale stato di decadimento la Grecia vinta trasmise a Roma vincitrice le arti; ma prima che questa avesse potuto superare l'antico pregiudizio inerente alla costituzione romana, che le arti erano cosa servile, ella aveva perduto ogni nerbo d'intellettuale potenza ed ogni fede ; ond'è che, se si eccettua l'architettura, i Greci soli attesero in Roma con qualche lode alle belle arti, non più inventando, ma riproducendo o modificando le belle fantasie del secolo di Pericle.
Assai diversamente da Roma imperiale e pagana avvenne all'Italia cristiana; dove conservatosi come per tradizione qualche rudimento d'arte, affluendovi in copia artisti greci per l'espulsione loro da Costantinopoli, s'operò quella rivoluzione che segna il più bel periodo della nostra civiltà. I nostri artisti gretti e meccanici, come poco più poco meno erano gretti e meccanici i Bizantini, si trovavano fra un popolo rinascente, il quale, pieno di novella vigorìa, infiammato dal canto de' poeti, scosso dalle memorie che gli si presentavano della grandezza di Roma e di Atene, sentiva un bisogno di produrre, una diremmo quasi necessità di attestare ai posteri la grandezza di cui si sentiva capace. Il pensiero religioso dominava altamente gli animi, e la sublimità delle nostre credenze li portava alla sublimità delle opere. Si edificavano basiliche e cattedrali: si adornavano di pitture e di statue; ma il far meschino e stecchito degli antichi non poteva più appagarli; i nuovi artisti cominciarono ad infondere un principio di vita per quelle immobili membra ; si sentì che la vita era quel che vi mancava ; i volti allora si animarono, si avvivarono le mosse, si studiarono le estremità ed i panni, si calcolò la prospettiva, e l'ideale poetico promosso fra noi dal-
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