Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DECANO - DECAPODIadunano le congregazioni dei capi d'ordini ; e nel conclave ha le prime parti. Per disposizione di papa Gregorio XVI il cardinal decano, sendo vescovo ù'Gàua e Velletri, era anche legato apostolico della città e provincia ; mentre per lo innanzi era governatore perpetuo di Velletri. Godeva del privilegio del pallio, della protettoria di varii luoghi pii, della presidenza di più congregazioni e simili.
      Vedi: Mayer, Dissertatio de cardinali decano (Kiel 1700) — De Luca, Del cardinale pratico — Moroni, Dizionario (voi. xix).
      DfcCAJRO («5Segno (V.). Essi furono pegli astrologhi argomento di speciali combinazioni e fonti di presagi (V. Astrologia).
      DECANTAZIONE (càiw.).— Quest'operazione ha per oggetto di separare un liquido dalle materie insolubili che lo intorbidano, ricorrendo alla subsidenza, vale a dire, abbandonandolo al riposo fino a tanto che il polviscolo o le particelle innatanti siansi deposte nella forma di precipitato insolubile e pesante o gelatinoso. Allora si eseguisce la decantazione inclinando dolcemente il vaso per versare in un altro recipiente il liquido chiaro che soprannuota al deposito.
      Per le glandi quantità di liquido che si lasciano deporre in tini o mastelli vi si adattano cannelle a differenti altezze, e si separa il liquido dal sedimento, spillandolo prima dalla più alta, poscia da quella che segue immediatamente, e cosi di mano in mano, continuando fino alla più bassa.
      Talvolta avviene che, per la leggerezza del deposito, la menoma scossa impressa al vaso basti ad elevarlo, e così a nuovamente intorbidare il liquido ; in questo caso bisogna decantare mediante il sifone, e quest'operazione per lo più chiamasi travasamento.
      DECAPITAZIONE (dir. pen.). — È la separazione del capo dal busto per mezzo di un'arma tagliente, ed è uno dei supplizii il cui uso è più antico e più universale. Trovasi presso quasi tutti i popoli, qualunque sia il loro grado d'incivilimento, benché presso i Greci non si vede che fosse adoperato. Senofonte, sul fine del secondo libro dell' Anabasi, dice che pei popoli orientali l'aver tronca la testa era considerato come una morte meno disonorevole delle altre. I Romani troncavano il capo ai colpevoli, ma con questa differenza, che i cittadini erano messi a morte dalla scure dei littori, mentre i sudditi di quel popolo re perivano sotto quella del carnefice. Cosi i primi erano uccisi ma non disonorati, e i secondi erano dal supplizio segnati d'infamia. Quanto agli schiavi si sa che venivano crocifissi. La decollazione di San Giovanni Battista dimostra l'esistenza della decapitazione fra gli Ebrei quando la Giudea era soggetta ai Romani.
      Svetonio (Calig., 32) narra che Caligola aveva al suo servizio un soldato, maestro nel decapitare, il quale in presenza di lui mozzava il capo ai prigionieri tratti indistintamente dalle carceri per tenei lo in esercizio, e per dare questo gradito spettacolo al suo padrone.
      In tutto l'Oriente la decapitazione si fa colla sciabola, e i sovrani stessi non isdegnano talvolta di faro l'ufficio di esecutore. Muley Ismaele, imperatoredi Marocco, dilettavasi di tagliar teste ogni venerdì recandosi alla moschea, e mostrava in quest'esercizio una sorprendente destrezza. Alla stessa epoca un principe mezzo eroe e mezzo tigre, lo czar Pietro, non era meno destro in quest'operazione. Quando egli ebbe vinti gli Strelitzi ribelli, fu più d'una volta veduto dopo qualche stravizzo troncare di propria mano il capo a parecchi di quegl'infelici per far pompa di destrezza.
      Nella maggior parte degli Stati d'Europa la decapitazione era riserbata ai nobili, e questo privilegio non era senza influenza sul volgo. Lo etess<. carnefice stimava il decapitare onorevole in confronto dell'appiccare, e se ne vide una singolai prova in Francia allorché, troncato il capo al cavaliere di Rohan, condannato sotto Luigi XIV pei alto tradimento, il carnefice, rivolgendosi ai suoi subalterni, disse loro con un gesto di disprezzo: « Ora voi altri appiccate costui », mostrando un borghese condannato anch'esso alla morte per lo stesso delitto.
      A malgrado dei progressi fatti nelle legislazioni penali, in cui oramai si è adottato il principio che gli stessi delitti vanno soggetti alle stesse pene senza riguardo alla qualità della persona, il privilegio di morire di spada in luogo di capestro, concesso una volta ai delinquenti illustri, non è ancora intieramente scomparso da tutti i Codici europei.
      Nella Cina, al contrario, la pena della decapitazione è inflitta alla sola classe del popolo, e l'ignominia che vi è annessa proviene da ciò, che il colpevole non conserva, uscendo di vita, il suo corpo quale l'ha ricevuto nascendo. La storia delle repubbliche italiane mostra che i condannati a morte subivano il taglio della testa; e questo modo di supplizio sussiste ancora nella maggior parte del-l'Allemagna. In Inghilterra, dove il carnefice intervenne cosi spesso a sciogliere le questioni politiche, s'impiegava esclusivamente la scure. Così perirono Giovanna Grey, Maria Stuarda, Carlo I, e tante altre illustri vittime del furore dei partiti. I malfattori però subiscono in Inghilterra la morte per mezzo del capestro. La rivoluzione del 1789, che Sconvolse in Francia gli antichi costumi e tutte le antiche istituzioni, abolì pure le varie maniere di supplizii che vi erano in uso e sostituì loro la decapitazione per mezzo di una macchina inventata dal medico Guillotin, il quale ebbe la sventura di vederle applicato il suo nome. E la ghigliottina è oggi lo strumento di supplizio più comune in Europa.
      DECAPODI (zool.). — Costituiscono nella classe dei crostacei l'ordine più conosciuto tanto per la loro mole, quanto per le molte specie mangerecce che sono in esse comprese. Due grandi occhi composti, quattro antenne, e d'ordinario tre paja di piedi-mascelle, un ampio scudo dorsale, sotto cui alla base dei piedi stanno le branchie, cinque paja di piedi toracici, gli anteriori dei quali terminano generalmente in grosse e robuste tanaglie, sono i caratteri principali dei crostacei di quest'ordine. Vivono essi d'ordinario nascosti nel fango o sotto le pietre ; alcuni procedono nel loro cammino in senso retrogrado, altri movendosi di fianco. Possono rimaner fuor dell'acqua per lungo tempo senza morire, atteso che le branchie per la loro posizione


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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