Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DEtEPTION ISLAND (TSOtADELL'INGANNO) - DECIMA
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aggiunga che non tutte le cose devonsi enumerare e porre sottocchio; ma quelle soltanto che degne sono d'essere considerate, ad imitazione della natura, la quale vuole che quelle parti che onestamente nominar non si possono, stiano anche occulte e nascose.
RECEPTION ISLÀND (Isola dell'inganno) [geogr). — Presso lo Shetland meridionale, nell'Oceano Antartico, in mezzo a perpetui ghiacci ha fonti termali ed un vulcano.
DECESSO. Y. Morte.
DECHÀLES (Claudio Francesco MILLIET) {biogr.). — Illustre scienziato, nato a Ciamberì nel 1611, morto a Torino nel 1678, scrisse molte opere sulla matematica,la meccanica e l'astronomia ; ma l'opera per cui è noto generalmente è la sua edizione di Euclide, che fu per lungo tempo il libro di testo favorito così in Francia come in altre parti d'Europa. Fu anche tradotto in inglese, ma non ottenne molta popolarità fra gl'Inglesi, il cui gusto in geometria inchinava alla pura severità degli antichi scrittori greci. Dechàles era però uno scrittore accurato ed elegante, e nelle sue opere sono sparsi molti segni di acuta inventiva del pari che di una felice applicazione delle invenzioni de' suoi predecessori e contemporanei. Egli non ampliò i confini della scienza, ma agevolò ad altrui le conquiste scientifiche.
Dopo essere stato missionario in Turchia, fn nominato professore di matematica nel collegio di Clermont, ove par dimorasse circa quattr'anni, e passò poi a Marsiglia, ove insegnò navigazione, fortificazione e l'applicazione delle matematiche alla scienza pratica. Da Marsiglia venne in Torino, ove fu nominato professore di matematiche all'Università, e vi morì in età di sessantasett'anni. Come insegnante, Dechàles era lodevole per urbanità e per saper adattare il suo insegnamento alla capacità ed al grado d'istruzione de' suoi allievi; e come uomo, la sua probità ed amabilità procacciarongli l'ammirazione e l'amore di quanti il conobbero. Le sue opere intitolansi: Euclidis elementorum libri Vili, ecc. (Lione 1660); Cursus seu Mundus matkematicus (ivi 1660, 2» ediz.); Principes géné-raux de la géographie mathématique (Parigi 1676); Les éléments d'Euclide expliqués d'une manière nouvelle et très facile (ivi 1677) ; L'art denavigtier démontré par principes et confirmé par plusieurs observations ecc. (ivi 1677); L'art de fortifier ecc. (ivi 1677).
DECHAMPS Emilio (biogr.). — Poeta, nato a Bour-ges il 20 febbrajo 1791 ; morto a Versailles il 23 aprile 1871, ottuagenario. Povero fanciullo, ma gajo e sbalestrato, attese alle lettere, nelle quali obliava le privazioni. Appena ventenne, compose l'ode patriottica: La paix conquise, che cadde sotto il guardo dell'imperatore, e che ebbe diverso risultato da quello sperato dal poeta, la Ristorazione. Col La-touche compose dipoi due commedie in verso : Sel-mours de Florian e Le tour de faveur che piacque e rinfocolò nell'autore l'affetto al romanticismo, che già grandeggiava in Francia, mercè l'opera del Lamartine, Hugo, Vigny, Soumet, sua e del fratello Antonio. La propaganda della nuova maniera dal salotto de'Dechamps passò man mano nei periodici.
Emilio nella Muse frangaise, sotto lo pseudonimo di Jeune moraliste, dettava brillanti articoli pieni di grazia e di eloquenza. Poi, nel 1828, mise a stampa : Etudes frangaises et étrangères, raccolta di tutte le sue poesie finallora pubblicate, che crebbe a dismisura la fama di Emilio, il quale nel 1827, in occasione straordinaria, tentò l'improvviso, e vi riesci a maraviglia, ondecchè fu levato a cielo dalle lodi de' suoi connazionali, che in ciò trapassano ogni limite. Giornalista, scrittor di polso nelle Riviste, commediografo, colse i maggiori allori nelle versioni poetiche del Macbeth e di Romeo e Giulietta non meno che nelle graziosissime Novelle ed altri suoi scritti.
DECHENITE (min.). — Vanadiato di piombo, con-crezionato, stalattitico, che accompagna i minerali di piombo a Dahn, a Freiburg ed altrove.
DECIA GENS (stor. rom.). — Plebea, ma di grande antichità, divenne illustre nell'istoria romana per due de' suoi membri che immolaronsi alla salvezza della patria. I soli cognomi che occorrono in questa gente sono Mus e Subulo (V. Decio Publio [6%r.]).
DECIDUO (Decidttus) (bot.). V. Caduco.
DECILE o DESTILE (astr.). — Vocabolo usato dagli antichi astronomi o piuttosto dagli astrologi per desinare l'aspetto di due pianeti distanti l'uno dall'altro di 36 gradi o della decima parte dello zodiaco (Y. Aspetto).
DECILICHE COMBINAZIONI (chim.). — La serie de-cilica o caprica contenente C10 è una delle serie chiamate grasse dai chimici, e comprende l'aldeide decilica, Yaeido caprico, il caprato di metile, quello di amile, il caprinone, ecc.
DECIMA (stor. e dir. can.). — Significa la decima parte di una cosa, od una porzione approssimativa di essa, come la duodecima, la tredicesima, ecc., ed era quella porzione specialmente de' frutti della terra che dal possessore del fondo era dovuta al decimatore, cioè alla chiesa od al signore che aveva diritto di goderne. Si hanno antichissimi esempi di questa prestazione, i quali sogliono servire di argomento a chi sostiene che la decima ecclesiastica è di diritto divino. Abramo diede a Melchi-sedecco, re di Salem e sacerdote dell'Altissimo, la decima parte del bottino che aveva fatto sui quattro re da lui vinti (Gen., xtv, 20). Narrasi pure nella Genesi (xxvnr, 20, 22) che Giacobbe, svegliatosi dopo il sogno in cui aveva veduto la scala misteriosa, e collocata la pietra che gli aveva servito di guanciale in modo che potesse riconoscere il sito, sclamò: t Se il Signore sarà meco nel viaggio da me intrapreso, se mi darà pane da mangiare e veste da coprirmi, e mi farà ritornare felicemente alla casa paterna, egli sarà il mio Dio, e di tutte le cose che avrò acquistato gli offrirò la decima ». Nell'esodo, nel Levitico e nei Numeri si fa menzione di più specie di decime. Nell'esodo (xxn, 29) si prescrive al popolo di pagare senza indugio le decime e le primizie: quantunque qui trattisi di offerte fatte a Dio, non di prestazioni dovute ai ministri dell'altare; e nel Levitico (xxvii, 30) trovasi espresso che le decime delle messi del campo e de' frutti degli alberi appartengono a Dio e sono a lui consacrate. Finalmente leggesi ne' Numeri (cap. xYiii, 21) che Dio diede ad Aronne e ai levitit^iOOQLe
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