Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      mDECIMALE SISTEMA — DECIO PUBLIO
      grande ne diviene il denominatore senza mutare il numeratore, e viceversa: così 3/100 è dieci volte più piccola di 8/10, 8/iooo è dieci volte più piccola di3/100 e cento volte più piccola 8/10, e 3/10 è dieci volte minore di tre unità semplici.
      Indicando adunque con un segno qualunque il posto delle unità in un'espressione numerica, la cifra che viene dopo esprimerà naturalmente le decime parti dell'unità, ossia i decimi ; la seconda le decime parti dei dècimi, cioè i centesimi ; la terza i millesimi, e così di seguito. Perciò l'espressione numerica 647+3/]0+ 5/ioo+8/iooo si potrà scrivere in questo modo 647,358, senza timore d'inconveniente, dacché sia convenuto che la virgola separi le qualità intere dalle frazionarie. Infatti, per l'analogia del nostro sistema numerico, è facile vedere che se nella data espressione la cifra 7 esprime le semplici unità, la seguente 3 indicherà unità di un ordine dieci volte minore, cioè decimi, la susseguente 5 indicherà quantità dieci volte minori delle antecedenti e cento volte più piccole delle unità intere, cioè centesimi, ecc. Egli è poi facile concepire come in un'espressione numerica mancando i numeri interi si possono nondimeno scrivere le frazioni decimali al modo dei numeri interi, purché sia indicato con uno zero il posto dell'unità ; e come mancando in un'espressione una o più frazioni decimali di un ordine intermedio vi si possa supplire mettendo uno zero al posto spettante all'ordine della frazione mancante. Così volendo esprimere al modo dei numeri interi la quantità 3/io+5/iooo+8ioo,ooo> BÌ scaverà, 0,30508, la quale espressione è identica colla proposta, perocché lo zero dopo il 3 occupa il posto dei centesimi, e il secondo quello dei diecimillesimi mancanti nella quantità data.
      Questo modo di scrivere le frazioni decimali, introdotto dal geometra inglese Oughtred, ne rende i calcoli altrettanto facili quanto quelli che si fanno sui numeri interi. Ma siccome per far intendere l'aggiustatezza e le ragioni dell'operare sui decimali sarebbe necessario stabilire i principali teoremi in cui si fondano i calcoli delle frazioni ordinarie, così ci riserbiamo di trattarne sotto Frazioni ordinarie (V.).
      DECIMALE SISTEMA {aritm.). — Parlando di pesi, di misure e di monete, diconsi decimali allorché i loro multipli e summultipli crescono o decrescono di dieci in dieci : così i pesi e le misure metriche costituiscono un sistema decimale, più generalmente conosciuto sotto il nome di sistema metrico dall'es-sersi preso il metro per unità fondamentale (V. Metrico sistema).
      DECIMALI FRAZIONI. V. Frazioni
      DECIMAZIONE (giurispr. mil.). — Punizione che rnfliggevasi ai soldati rei in comune di gravissima trasgressione, di fuga, di tradimento, di sedizione, di viltà, ecc., col dannarne nel capo uno ogni dieci. Primo ad infliggerla, al dire di Tito Livio, fu Appio Claudio l'anno 450 av. Cristo, e Cicerone ne parla nell'orazione prò Gluentio. I colpevoli erano condotti senz'armi nel campo, e dall'alto del suo tribunale il generale rimproverava loro il commesso fallo in presenza di tutto l'esercito. Ciò fatto, il tribuno poneva i nomi loro in un elmo, che tira-vansi a sorte di dieci in dieci, e chi aveva la sciagura di uscire il decimo era giustiziato dai littorio con le verghe o colla scure. Qualche volta il generale mitigava alquanto la severità della legge, condannandone soltanto uno sopra venti (vicesi-matio), ed anche uno sopra cento (centesimatio). Ad ogni modo era barbara usanza che spesso colpiva l'innocente lasciando impunito il delinquente. La decimazione fu frequente negli eserciti romani, siccome può scorgersi in Polibio, e continuò sino ai tempi dell'imperatore Teodosio. Carlomagno adottò questa punizione, come risulta da' suoi Capitolari; ma i nostri costumi l'abborriscono da gran tempo. Schiller racconta però che nella guerra dei Trent'anni l'arciduca Leopoldo l'inflisse ad un reggimento di cavalleria imperiale. Battuto a Lipsia l'anno 1642, gittossi in Boemia per ripararvi alle sue perdite, e, giunto a Rackonitz, disarmò il detto reggimento, lo dichiarò infame, ne stracciò gli stendardi, e punita di morte una parte degli ufficiali, ne decimò i soldati. La storia di Francia ne offre un altro esempio nello stesso secolo. La guarnigione di Trèves, ammutinatasi contro il maresciallo di Créqui, fu da lui sottoposta alla decimazione. Altri casi ne sono sventuratamente occorsi in questi ultimi anni nell'atroce guerra civile di Spagna ; ma queste eccezioni non hanno forza di far riguardare la decimazione come attualmente in vigore in Europa, poiché non si vuol tenere per vera decimazione, nel suo antico significato, quella disposizione, per esempio, che s'incontra nell'articolo 168 del Codice penale militare italiano, in virtù della quale molti individui, condannati colle solite forme alla pena capitale per un delitto comune, sono ammessi a tirare a sorte quei pochi che dovranno perdere la vita. In questo caso, lungi che vi sia quell'atto bar baro di un capo d'esercito il quale manda a suo arbitrio a morte un certo numero d'uomini puramente designati da una sorte che può favorire il colpevole e sagrificare l'innocente, la legge accennata è una mitigazione tutta in favore di molti infelici, il cui delitto è per altra parte già pienamente chiarito.
      DECIME. V. Decima (stor. e dir. can.).
      DECIMETRO (metrol.). — Decima parte del metro.
      DEC1M0MANND (geogr.).—Comune sardo, provincia e circondario di Cagliari, con 1458 abitanti.
      DECIMO PUTZU (geogr.). — Comune sardo, provincia e circondario di Cagliari, con 1119 abitanti.
      DECIO Publio (biogr.).—Generoso romano sopranno-minato Mus, il quale in una battaglia contro i Latini, l'anno 340 av. Cr., si consacrò volontariamente alla morte per assicurare la vittoria alla sua patria. Questi atti, detti devotiones, non erano rari a quei tempi in cui l'amore di patria esercitava una grande influenza sugli animi, e si eseguivano con una grande solennità. Colui che si sagrificava, dopo di aver compiuto certi riti religiosi, si slanciava in mezzo ai nemici vestito delle sue più belle armi, e con quest'atto magnanimo mostrava ai suoi come un buon cittadino dovesse disprezzare la morte per vantaggio della patria.
      Decio era console con Manlio Torquato, e sentendosi entrambi pronti a fare il sagrifizio della loro vita per ottenere la vittoria, stabilirono d'accordo che colui morrebbe la cui ala avrebbe cedute prima al nemico. Decio fu respinto, e incontanente si cacciò a cavallo nel folto dei nemici.


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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