Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
mDECISORIO GIURAMENTO - DECLAMAZIONE
relativamente a ciò che ha formato l'oggetto della sentenza (art. 1351 Cod. Civ. ital.).
Gli arbitri sono pure talvolta chiamati a decidere controversie giudiziarie, quando ciò si faccia per consenso delle parti. Questo modo di dar termine alle questioni ha principalmente luogo nelle materie commerciali. Per complemento di quest'argomento veggasi il vocabolo Sentenza.
DECISORIO GIURAMENTO (giurispr.). V. Giuramento.
DECKER (di) Carlo (biogr). — Scrittore militare e letterario, nato a Berlino nel 1784, morto il 29 giugno 1844, fu nominato luogotenente nel 1800, ed entrò, in Varsavia, nell'artiglieria a cavallo nella compagnia di suo padre, con la quale fece le campagne del 1806 e 1807. Entrato di poi nel corpo del duca di Brunswich Oels, passò in Inghilterra, ove rimase fino al 1813, nel qual anno rientrò al servizio prussiano in qualità di capitano nello stato-maggiore. Durante la guerra del 1813 e 1814 ei prese parte, nel secondo corpo d'esercito di Kleist, cosi alle battaglie di Dresda, Kulm e Lipsia in Germania, come a quelle di Saint-Amand, Ligny e Waterloo. Dopo la pace ei si rimase nello stato-maggiore e divenne successivamente maggiore, professore nella Scuola d'artiglieria, direttore d'una sezione dell'ufficio topografico, membro del Corpo degli esaminatori, brigadiere, colonnello e maggior generale. Delle sue numerose opere militari meritano special menzione le seguenti: Die Artillerie far alle Waffen (Ber. 1816, 3 voi.); Das militd-rische Aufnehmen (ivi 1816); Ansichten Uber die Kriegfilhrung im Geiste der Zeit (ivi 1817), opera composta sui principii contenuti nelle Considéra-tions sur Vart de la guerre del generale Rogniat; Die Gefechtslehre der beiden verbundenen Waffen; Cavalerieund reitende Artillerie (ivi 1819); Ver-such einer Geschichte des Geschuteioesen und der Artillerie in Europa (ivi 1819); Der Kleine Krieg im Geiste der neuern Kriegfilhrung (ivi 1822); Bonaparte's Feldeug in Italien (ivi 1825) ; Taktik der drei Waffen: Infanterie, Gavalerie und Artillerie (Berlino 1834); Algerien und die dortige Kriegfilhrung (Berlino 1844). Decker fondò inoltre con Lilienstein, nel 1816, la Militàrwochenblatt, e dipoi con Ciriacy e Blesson la Zeitschrift fUr Kunst, Wissenschaft und Geschichte des Kriegs, e nel 1824 pubblicò in Berlino una carta militare topografica della contrada fra il Reno e la Mosa. Delle sue opere letterarie pubblicate sotto il pseudonimo di Adalberto vom Thale mentoveremo: Freie Hand-eeichnungen (Berlino 1818); Geburtstagsspiele (Berlino 1821-23), ecc. Egli compose altresì molte buone commedie, fra le quali Das Vorlegeschloss, Guten Morgen, Vielliebchen, ecc.
DECKER (de) Geremia (biogr.). — V. Dekker (de) Geremia.
DECKER sir Matteo (biogr.). — Economista, nato in Amsterdam sullo scorcio del secolo xvir, morto il 18 marzo 1749. Pubblicò uno scritto tendente ad unificare tutte le imposte in una sola tassa sulle case.
DECKER o DEKKER Tommaso (biogr.). — Autore drammatico inglese, fiori nel regno di Giacomo I, quantunque sia incerta la data precisa della sua nascita e morte, come quella di molti altri poetisuoi contemporanei. Egli è celebre per una contesa con Ben Johnson (V.), che lo satireggiò sotto il nome di Crispino nel suo Poetaster, e Decker rispose col suo Satyromastix, in cui Johnson è malmenato sotto il nome di Young Horace. L'autore della Biogra-phia Dramatica dice ch'egli divenne più famoso per quella contesa che pe' suoi proprii meriti ; ma i critici posteriori furono già favorevoli a Decker, e il celebre Hazlitt dice perfetto nel suo genere il carattere di Frescobaldo nell'iZonesf Whore (preludio alle moderne riabilitazioni drammatiche delle cortigiane). Decker compose molti drammi congiuntamente ad altri autori, quali sarebbero Webster, Massinger e Ford. Dei drammi scritti intieramente da luii migliori sono The Old Fortunatus e YRonest Whore summentovato. Egli è inoltre autore del Gull's Hornbook, che contiene notizie importanti sui costumi de' suoi tempi.
DECLAMAZIONE (rett.). — Benché l'arte di declamare si estenda a tutti coloro che ad alta voce recitano un discorso in pubblico, noi limiteremo i nostri cenni alla declamazione propriamente detta, vale a dire alla teatrale, riserbandoci di parlare dell'oratoria a luogo più opportuno (V. Oratoria arte).
Fu lungo tempo agitata la questione, non ancora risolta ai dì nostri, se la tragedia debba essere parlata, o declamata, nello stesso modo che si è chiesto se la tragedia abbia ad essere scritta in prosa, o in verso ; questioni che, ben riflettendovi, vengono ad essere identiche. Non è da credersi che il verso sia stato adottato dall'antica tragedia per un semplice capriccio, e mantenuto per abito sino ai di nostri. Indipendentemente da ciò che la tragedia era per gli antichi essenzialmente poetica, e che essi consideravano il verso come indispensabile alla poesia, in adunanze numerose e spesso tumultuose come quelle dei loro teatri, la necessità di dare agli attori una pronunzia elevata, lenta e accentata avrebbe da sè sola suggerito di scrivere la tragedia in verso. Era poi naturale che si stabilisse una specie d'armonia fra il gesto e la pompa delle parole, dal che sarebbe nata la declamazione quand'anche l'orecchio poetico dei Greci non l'avesse altrimente trovata necessaria. Ciò è sì vero, che il tuono della declamazione diventa inevitabile per la stessa prosa anche nella pubblica sposizione di un fatto grave o di cosa seria innanzi ad un'udienza numerosa.
Un poeta tragico per altra parte non iscriverà certo le sue produzioni in verso perchè un attore le riduca al tuono della prosa parlandole. I versi perdono tutto l'incanto che presentano agli orecchi sensibili all'armonia poetica, quando un tuono troppo famigliare e un'accentuazione irregolare ne facciano sparire le bellezze. —La declamazione teatrale deve adunque considerarsi come l'arte di pronunziare sulla scena la parte d'un personaggio colla verità e la giustezza d'intonazione che la situazione richiede.
La declamazione degli antichi era notata e accompagnata dal suono degli stromenti, specie di canto che fu abbandonato da tutte le nazioni moderne. Fu tuttavia riconosciuto esservi una recitazione scenica tutta differente dalla declamazione epica o lirica, la quale deve avvicinarsi alla natura quanto le si avvicinano i personaggi stesai posti sulla scena.
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