Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DECOLORAZIONE 100
ad esse medesime e da rimanervi unita con tal forza che il liquido non possa ripigliarla. Il carbone, il solfuro di piombo, l'allumina, l'ossido di stagno, le stoffe, ecc. si possono considerare e sono sostanze decoloranti per la suddetta cagione. Più italianamente si dicono sostanze Scoloranti.
DECOLORAZIONE (chim. e tecn.).— È un'operazione che meglio si direbbe in nostra lingua scoloramento e che ha per oggetto di togliere ad un corpo la sua materia colorante per mezzo del carbone animale o vegetale, ovvero per mezzo di altre sostanze, quali sono, per es., il cloro, l'acido solforoso, l'allumina, l'acetato di piombo, ecc. La luce e l'aria stessa sono talvolta impiegate ad ottenere lo scoloramento di certi corpi ; così l'azzurro di Prussia impallidisce per l'azione della luce solare, le tele di lino e di canapa si imbiancano inaffiandole con acqua ed esponendole sul prato all'aria libera ed ai raggi solari, ecc.
Il carbone animale è usato in molte operazioni delle arti e della chimica per la decolorazione di un gran numero di soluzioni acide, alcaline e saline, dello zucchero, del miele, di alcune sostanze resinose ed estrattive, ecc. Ma per la natura o per lo stato chimico delle materie coloranti avviene talvolta che il carbone si mostri inattivo, ed allora convien ricorrere ai corpi che sono capaci di agire chimicamente, come il cloro e l'acido solforoso, che hanno la proprietà di distruggere i colori vegetali; in questo caso è da notare che l'operazione del decolorare piglia piuttosto il nome d'imbiancamento (V. Clorito, Cloro, Clorometria, Imbiancamento, Solforoso acido, ecc.).
I metodi seguiti nella decolorazione dei liquidi per mezzo del carbone sono semplicissimi, poiché consistono 1° nel mantenere il liquido in contatto col carbone per lo spazio di alcune ore ; 2° nel farlo bollire per qualche tempo col carbone fino a tanto che sia sufficientemente concentrato; 3° nella feltrazione del liquido attraverso a più strati di carbone disposti in recipienti cilindrici od aventi la forma di una piramide quadrangolare tronca o rovescia.
I grandi filtri di carbone animale sono principalmente adoperati nella decolorazione degli sciroppi di zucchero di canna o di barbabietola. Si ricorre all'uno od all'altro dei metodi indicati secondo la maggiore o minor tendenza della materia colorante ad aderire al carbone, o secondo che i liquidi hanno maggiore o minor facilità ad attraversare gli strati nei filtri.
II carbone animale prima di essere impiegato si deve lavare con molta diligenza per liberarlo dalle sostanze solubili sfuggite alla combustione ; la lavatura nei filtri ha anche per oggetto di trascinare le particelle più minute del carbone che intorbidirebbero gli sciroppi nel principio della feltrazione.
Quando il carbone animale non è stato sufficientemente calcinato ritiene una gran quantità di carbonato di ammoniaca e di olio empireumatico, i quali provengono dalla decomposizione della materia animale e specialmente dalla gelatina delle ossa. L'olio empireumatico ha l'inconveniente di comunicare allo zucchero un odore infetto difficilissimo a togliere; il carbone in questo caso non può facilmente inzupparsi di acqua. Ma il carbonato d'ammoniaca ha la proprietà di precipitare la calce disciolta nello sciroppo trasmutandola in sottocarbonato di calce inso-
lubile, ciò che è molto vantaggioso per lo sciroppo di barbabietole che alcuna volta ritiene una notevole quantità di calce. Per certi usi della chimica e della medicina bisogna depurare il carbone, così animale come vegetale, onde spogliarlo dei sali e degli altri corpi estranei che ne alterano la purezza (V. Nero animale).
La proprietà decolorante del carbone non è il risultamento di un'azione chimica. Avvi bensì un'affinità tra il carbone e la materia colorante ; ma quest'affinità non è atomica ma soltanto di adesione delle molecole coloranti alla superficie delle particelle carbonose ; così, nella decolorazione degli sciroppi di zucchero di canna o di barbabietole, la materia organica che si depone sulle particelle del carbone e le avvolge tutto all'intorno ne rende inerte la virtù scoloratrice poiché ne impedisce il contatto con altra materia colorante. Il carbone, dappoiché seivì una volta alla decolorazione, può valere altre volte, purché sia revivificato. A ciò fare, vale a dire a re vivificare il carbone, si può ricorrere ad una nuova calcinazione (V. Carbone animale), ovvero alla fermentazione delle materie organiche con successiva lavatura, o finalmente all'azione del vapore riscaldato a 400° che distrugge più compiutamente le materie organiche aderenti alle particelle carbonose. Dopo di aver subito quest'ultima operazione, il carbone animale riprende le sue proprietà primitive e può servire senza essere stacciato nè mescolato a nuovo carbone.
I carboni delle diverse sostanze vegetali ed animali non hanno tutti lo stesso potere decolorante. Le materie originariamente liquide, come il sangue, il latte, ecc., ovvero quelle che sono capaci di fondersi al fuoco, come la gelatina delle ossa, lo zucchero, le gemme, ecc., danno carboni leggieri, porosi, e tanto più lucenti quanto più compiuta è stata la loro fusione ; questi carboni sono pochissimo scoloranti. La causa che li rende meno atti alla decolorazione dei liquidi è la loro vetrificazione superficiale. La proprietà decolorante del carbone è tanto maggiore quanto meno il carbone è lucente e compatto e quanto più è diviso e presenta maggior superficie. Quindi le dette sostanze organiche, le quali forniscono un carbone leggiero e poroso, possono facilmente acquistare un alto grado di potere decolorante ove siano mescolate a sostanze terrose, o saline, che frapponendosi alle particelle carbonose ne impediscano la yetrificazione artificiale e ne rendano la massa sommamente divisa. Le ossa calcinate in vasi chiusi somministrano un carbone molto scolorante, perchè il fosfato e il carbonato di calce che entrano nella loro composizione dividono la gelatina, che da sola darebbe un carbone brillantissimo e poco scolorante. Il sangue, lo sciroppo di zucchero, ecc., mescolati con carbonati di calce e colle ossa calcinate a bianco, forniscono ugualmente, colla distillazione in vasi chiusi, un prodotto scolorantissimo, perchè queste materie impediscono alle sostanze organiche di fondersi e di formare un carbone brillante e compatto. Dagli schisti bituminiferi che oltre al carbone contengono silice, allumina, ecc., si ottiene ancora un carbone scolorante di ottima qualità (V. Carbone minerale). Ma i carboni animali sono i soli capaci di riunire le condizioni della niag-
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