Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DECORAZIONE - DECOZIONEin nn coi principali canoni dei Concilii, furono raccolti sotto varii titoli da Reginone, da Burcardo di Worms e da Ivone di Chartres ; poi da Graziano nel secolo xu, sotto il pontificato di Eugenio III, e questa collezione si disse la Prima, essendo stata approvata dalla Chiesa. Egli la intitolò Concordia discordantium canonum, per avere cercato di conciliare le sentenze dei canoni discordanti. Nel xv secolo fu corretta, e si pubblicò più volte e particolarmente a Roma nel 1582; ma vi si lasciarono a desiderare assai cose, come si può vedere dalla prefazione del Baluzio ai Dialoghi di Antonio Au-gustino De emend. Gratiani (V. Decreto).
Altra collezione di Decretali fu. poscia fatta da Bernardo Circa, preposito di Pavia, poi vescovo di Faenza, generalmente conosciuto sotto il nome di Bernardus Papiensis, il quale la intitolò Brevia-rium extravagantium, da altri poi detta pure Prima collectio Decretalium ; e vi si trovano i rescritti di Alessandro III e de' suoi successori sino a Celestino III.
Gilberto ed Alano diedero opera alla Seconda, che Giovanni di Galles (Joannes Vallensis), nato a Volterra, pubblicò sotto il proprio nome, dodici anni dopo la Prima, e vi aggiunse i decreti di Celestino III.
La Terza (per l'ordine cronologico delle materie, ma non per la data della compilazione) fu cominciata da Bernardo di Compostella, e fu detta Romana compilalio; ma spiaciuta ai Romani, Innocenzo III ordinò la compilazione di un'altra a Pietro di Benevento, che la diede in luce l'anno 1210. Questo papa la mandò ai professori di Bologna, onde ne facessero uso tanto nei giudizii quanto nelle scuole; ed essa fu la prima che facesse autorità negli studii e nei tribunali.
La Quarta collezione, che è del secolo stesso, e fu data in luce dopo il quarto Concilio lateranense tenuto sotto lo stesso Innocenzo III, contiene i decreti di questo Concilio e le costituzioni del detto pontefice. Di queste quattro collezioni fece un'edizione Antonio Augustino, vescovo d'Ilerda , e la illustrò con note.
La Quinta collezione è quella di Tancredi, arcidiacono di Bologna, che contiene le sole Decretali di Onorio III, e fu pubblicata da Innocenzo Cirone.
Queste collezioni sono oggidì dette antiche, a distinguerle dalle posteriori, le quali, ripurgate, formano parte del dritto canonico. Esse sono spesso chiamate le Quinque compiiationes, e furono pubblicate insieme sotto il titolo di Antiqua collectiones Decretalium, cum Ant. Augustini et Jac. Cujacii notis et emendationibus (Parigi 1609). Gregorio IX (1227) ordinò un'intera raccolta a Raimondo di Penafort, il quale s'ingegnò di correggere le antiche, cui molte ne aggiunse, ma le Decretali non pose per intero, contentandosi di riferirne quel tanto che avvisò vantaggioso ; imitò i suoi predecessori nella distribuzione delle materie, i quali si erano attenuti all'ordine del Codice Giustinianeo, e l'opera divise in cinque libri, che perciò fu anche detta Pentateuco. Gregorio IX l'approvò e ingiunse ai tribunali ed alle scuole di tenerla qual testo di tutta autorità. Ma non tardossi a riconoscerne la imperfezione : omissioni di cose necessarie ; d'unadecretale fattene parecchie ; giunte arbitrarie che mutavano in falso il senso vero.
Bonifacio VT11, sul principio del secolo xiv, ordinò a Guglielmo Mandagotto arcivescovo di Em-brun, a Berengario Fredonio vescovo di Béziers, ed a Riccardo da Siena vice-cancelliere della Chiesa, una novella compilazione. Questa contiene le ultime lettere di Gregorio IX, e tutti i decreti dei successori sino a Bonifacio Vili inclusivamente, e i decreti dei due Concilii generali di Lione degli anni 1245 e 1274. Questa collezione, chiamata il Sesto, è aggiunta quale appendice ai cinque libri precedenti.
Clemente V ordinò poi una nuova collezione, che da lui prese il nome di Clementine (V.), e Giovanni XXII, suo successore, fece pubblicare da un anonimo venti costituzioni sue proprie che si dissero Estravaganti. Finalmente nel 1484 si pubblicarono le Estravaganti comuni, che contengono le costituzioni di molti papi anteriori a Sisto IV.
Chiamansi poi False Decretali quelle della raccolta pubblicata sotto il nome d'Isidoro Mercatore. S'ignora il tempo preciso di tale pubblicazione, ma si crede comunemente che accadesse tra il fine del secolo vm ed il principio del ix. Si pretese spacciare in essa come autentici certi atti apocrifi attribuiti ai primi pontefici, incominciando dall'anno 100 sino a San Siricio, che sedette tra gli anni 384 e 398, e si ebbe principalmente in mira di accrescere il potere papale. Questa compilazione non vuol essere confusa con quella di cui si crede autore Isidoro, vescovo di Siviglia (633-36), la quale è in gran parte copiata da quella di Dionisio il Piccolo, che si stende dal 499 al 513. L'Isidoro autentico fu primieramente pubblicato colle stampe a Madrid in due volumi (1808 e 1821), e il Pseudo-Isidoro trovasi nella collezione di Merlino (Parigi 1523).
DECRETO (giurispr. e stor.). — È parola che si applica ad atti legislativi, amministrativi e giudi-ziarii ; ma per lo più si dice di risoluzione presa da chi esercita il potere legislativo sopra cose di amministrazione pubblica, la quale in certi casi ha forza di legge. Il decreto è reale, ministeriale, ecc., a seconda dell'autorità dalla quale emana.
I decreti degli amministratori e dei magistrati sono di ordine secondario, e la loro forza non si estende oltre le cose speciali di loro giurisdizione che ne formano il soggetto. V'ha generalmente questa differenza tra il decreto emanato dal potere legislativo e la legge, che questa vuol essere rivo-cata da un'altra legge, e quello può rivocarei in un modo meno solenne.
La parola decretum (dal verbo decerno) fu primamente in uso presso i Romani, dove il Senato l'impiegava per gli atti relativi agli affari generali della repubblica che da lui emanavano. Passata presso i moderni, non fu mai tanto in voga quanto nel mezzo secolo ora trascorso, sotto le varie Assemblee legislative che si succedettero nella rivoluzione di Francia e sotto il Governo imperiale. Migliaja e migliaja di decreti uscirono da quelle officine legislative, ed a Napoleone parve cosa comoda di valersi di questo mezzo, benché col concorso del suo Consiglio di Stato, per provvedere liberamente su tutti i rami dell'amministrazione, il che fece con una profusione
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