Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DEFECAZIONE — DEFEZIONE
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parte dei Roman*i di Cooper. Egli è inoltre autore delle seguenti opere originali : Noveau Barème (Parigi 1799 e 1803) ; Anecdotes sur la Cour et Vinté-rieur de la famiUe Napoléon (Parigi e Londra 1818) ; Quinte jours à Londres à la fin du 1815 (Parigi 1817); Six semaines à Londres (ivi 1818); Une annéè à Londres (ivi 1819), e di alcuni romanzi imitati da Walter Scott, Robin Eood, Masaniello, ecc.
DEFECAZIONE (fisiol.). — Azione mercè la quale il residuo degli alimenti, raccolto nel retto, viene espulso dall'economia (V. Digestione).
DEFECAZIONE (chim. e tecn.). — Defecare significa purgare dalle fecce. La defecazione ha per oggetto di separare dai sughi delle piante o dei loro frutti le materie vegetali che si oppongono alla loro chiarificazione, e si produce ordinariamente quest'effetto per mezzo di un cominciamento di fermentazione nel liquido da defecarsi A questo modo si fa precipitare la mucilagine dai sughi del rihes, delle ciliegie, dei cedri, ecc., ed allora il liquido viene separato per travasamento dalla feccia ossia dal deposito che si è formato sul fondo del recipiente. I sughi che si vogliono defecare si ripongono in sito fresco per temperare l'energia della fermentazione, e perchè si depongano le fecce prima che si alteri il sugo. Perciò, cominciata la fermentazione, si ricopre talvolta la superficie del liquido con un leggero strato di olio di mandorle dolci o di oliva, onde preservarlo dal contatto dell'aria.
Alcuni sughi si defecano col semplice riposo e per la diversa densità delle materie eterogenee innatanti, ed in certi casi si ajuta la defecazione coll'aggiuuta di acqua o di alcoole, per cui viene accresciuta la differenza delle densità, ovvero si ricorre all'azione di qualche reagente (V. Chiari fi catione e Coagulazione).
Nella fabbricazione dello zucchero di barbabietole chiamasi anche defecazione la prima operazione alla quale viene sottoposto il sugo delle barbabietole per separare tutte le materie insolubili che tiene in sospensione, ed una 'parte di quelle che sono disciolte, ma che sono coagulabili dal calore, come l'albumina. Si eseguisce quest'operazione in grandi caldaje trattando a caldo il detto sugo con una quantità sufficiente di latte di calce. La calce determina la formazione di una schiuma che si raccoglie alla superficie del liquido, e precipita al fondo della caldaja le materie estranee che si opporrebbero al'a cristallizzazione dello zucchero. La proporzione della calce varia secondo la qualità del sugo ottenuto dalle barbabietole. La defecazione è un'operazione importantissima, poiché quanto meglio è fatta, tanto più facilmente si affina lo zucchero, e tanto più pure e meno abbondanti risultano le melasse (V. Zucchero).
DEFERENTE (aWr.). — Chiamavasi altre volte con questo nome un circolo che portava un pianeta col suo epiciclo.
Volendo spiegare le ineguaglianze dei pianeti, gli antichi astronomi supponevano che il moto proprio di questi corpi avesse luogo in un circolo che non era concentrico alla Terra, e questo circolo eccentrico era detto deferente perchè sembrava che passando per il centro del pianeta o, per meglio dire, lei suo epiciclo, lo portasse e lo sostenesse, percosì dire, nella sua orbita. Il deferente era distinto dal circolo intorno al quale era uniforme il moto del pianeta.
Supponevansi i deferenti diversamente inclinati all'eclittica, ma niuno oltre gli otto gradi; e col mezzo di questi circoli eccentrici spiegavasi perchè i pianeti sembrino essere ora più lontani ed ora più vicini alla Terra.
Kepler ha cangiato questi circoli in ellissi il cui foco comune è occupato dal Sole, e Newton ha dimostrato che i pianeti devono infatti descrivere curve ellittiche intorno al Sole in virtù delle leggi della gravitazione universale.
Il deferente dei nodi era un circolo ossia un orbe che immaginavasi nel cielo onde spiegare la rivoluzione dei nodi della Luna in diciott'anni.
DEFERENTE (fis.). — È sinonimo di conduttore e l'opposto di coibente, e dicesi di un corpo considerato rispetto alla sua facoltà conduttrice per il calorico e per l'elettricismo (V. Conducibilità).
DEFERVESCENZA (patol.). — Fu chiamato cosi l'abbassamento della temperatura nel corpo degli ammalati in certi morbi, come nel colèra.
DEFEZIONE (filos. e polii.). — Voce di pretta origine latina (defectió), e che si può senza scrupolo usare in tutti i significati della sua radice. Al proprio vale mancamento, difetto, e al figurato, mutamento di volontà, di parte, ed anche ribellione, come può vedersi dai molti esempi recatine dal Forcellini. Male adunque si avvisano coloro che la credono un gallicismo quando si usa in senso politico o morale. Al proprio più non si adopera, ma figuratamente corre per la bocca di tutti in significato di mutamento di principii, di opinioni, del passare da una fazione all'altra, ecc. Si danno adunque più maniere di defezione : politica, filosofica, militare, religiosa, ecc., secondo che l'uomo si scosta da una teoria politica, da un sistema filosofico, che abbandona un campo per passare in un altro, che staccasi da una comunione religiosa per abbracciare un'altra credenza.
In questi casi la defezione prende i nomi di tradimento, di apostasia, di ribellione, di diserzione, ecc., ed è quasi sempre infamata dalla pubblica opinione, la quale, non di rado cieca, irriflessiva, si sofferma alla superficie delle cose senza cercare di penetrarne le ragioni. Ma egli è precipuamente nelle cose politiche che la pubblica riprovazione si palesa più fiera. Sopra questo terreno reso vulcanico dalle passioni, sul quale ogni teorica discussione suole degenerare in atroci odii personali, sul quale ogni uomo di parte si fa nemico irreconciliabile di chi professa altra opinione, è pericoloso il piantare temerariamente la propria bandiera ; sendo che, fatto un passo verso una data posizione, non è più permesso dare indietro senza essere gridati traditori dal pubblico clamore.
Ma non di rado interviene di gittarsi senza malizia in una falsa via, e, ricreduti una volta, l'onestà sembra domandare che uno se ne ritiri confessando e abjurando l'errore; in questo caso bisogna averne il coraggio e non temere le minacce, le ingiurie della fazione che si abbandona.
Bisogna peraltro essere giusti e confessare che la coipa non è sempre degli uomini, ma il più dellet^iOOQLe
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