Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
21 fiDEFLAGRAZIONE - DEFOE DANIELE
questa cognizione od una cognizione analoga ; e le migliori definizioni nominali sono le cose stesse significate. 3° Si possono definire tutte le parole ? — Questo è domandare se le parole procurano la cognizione delle cose. 4° Una definizione è ella necessariamente reale o nominale? — No, nè l'uno, nè l'altro, ecc.
Tutte le definizioni nelle scienze esatte sono del genere di quelle che i filosofi chiamano nominali. Esse non possono dar luogo a discussione, purché siano chiare e precise ; poiché si è sempre libero di dare ad una parola la significazione che si vuole, essendo questa una mera convenzione, alla quale si vuole tuttavia rimaner fedele. L'essere indipendenti dalla natura stessa delle cose, è una delle principali cagioni della certezza delle scienze matematiche. A primo aspetto questo può sembrare un paradosso, e si dirà: Come! la geometria, che non si occupa d'altro che dello spazio, non insegna che cosa sia lo spazio? la meccanica, che talvolta viene definita la scienza delle forze, non fa conoscere la natuia delle forze ? — No senza dubbio ; e per convincersene basta esaminare i principii fondamentali di queste scienze. Tutta la geometria riposa su questo : due spazii sono eguali quando possono essere posti l'uno sull'altro o l'uno nell'altro in modo che si confondano esattamente, cioè che tutte le parti dell'uno si trovino nello stesso tempo appartenere all'altro. Si dia ora qualunque definizione si voglia dello spazio, e questo principio rimarrà in tutta la sua evidenza. In meccanica uno sarebbe arrestato sin dai primi passi se dovesse conoscere nella loro essenza le forze, lo spazio, il moto, il tempo ; basta che si possano misurare, e ciò che abbiamo detto della misura dello spazio è sufficiente per far comprendere che è possibile di giungervi indipendentemente da ogni definizione metafisica.
DEFLAGRAZIONE (cAitw.). — È una rapida combustione che succede fra due sostanze, una delle.quali combustibile e l'altra che fornisce ossigeno od il comburente, in modo da esservi o scintillazione, o infiammazione, od abbruciamento subitaneo qua e là, con rumore e crepitio. Si fa deflagrare il solfuro d'arsenico negli assaggi delle miniere aggiungendovi una certa quantità di nitro (nitrato di potassa). Si fa ugualmente deflagrare il tartrato acido di potassa col nitro gettando un miscuglio di questi sali in un crogiuolo rovente per ottenere il carbonato di potassa puro, ecc.
DEFLEMMAZIONE (chim.). — Operazione che ha per oggetto di togliere in tutto od in parte dai liquori acidi o spiritosi l'acqua che può esservi contenuta, e che gli antichi chimici chiamavano col nome di Flemma (V.).
DEFLESSIONE («ostetr.). — Azione di ricondurre nella direzione normale il capo del feto arrovesciato, in certi casi di presentazione della faccia.
DEFLESSO (hot.). — Tronco che, dopo essersi elevato ad una certa altezza, ricade verso terra, descrivendo un arco.
DEFLOGISTICAZIONE (chim.). — Questo vocabolo, che nella chimica flogistica esprimeva una pretesa perdita del flogisto o principio infiammabile sofferta dai corpi nell'atto della loro combustione, corrisponde nella nomenclatura moderna a quello di os-.
sidazione, che esprime, al contrario, una combinazione dei corpi coll'ossigeno. Le calci metalliche od ossidi metallici chiamansi metalli deflogisticati, perchè non essendo combustibili, riputavasi che avessero perduto il loro flogisto, causa unica, come si credeva, della combustibilità dei corpi (V. Chimica).
DEFLORAZIONE. V. ^sfioramento.
DEFLDSSIONE. V. Catarro.
DEFOE Daniele (biogr.). — Scrittore inglese, nato in Londra nel 1661 da un beccajo. La prima cosa ch'egli pubblicasse fu un opuscolo politico che vide la luce nel 1683, intorno alla guerra che allora ardeva tra gli Austriaci e i Turchi. Due anni dopo ebbe parte nell'imprudente e mal ordita congiura del duca di Monmouth contro Giacomo II ed ebbe la fortuna di evitare il supplizio sofferto da un gran numero di congiurati. Diedesi poi alla mercatura ; ma le cose essendogli andate in sinistro, dovette rinunziarvi. Nel 1700 pubblicò l'opuscolo 11 vero Inglese (True-born Englishman) in difesa del re Guglielmo, che gli procacciò favore e guiderdone da quel sovrano. Ma salita sul trono la regina Anna, il Defoe, come avverso agli Stuardi, tornò allo stato di prima, onde gli fu mestieri darsi allo scrivere per provvedere alla sua sussistenza.
Un suo opuscolo ironico, intitolato 11 modo più spedito per finirla coi dissenzienti (The shortest way with the dissenters), avendo gravemente offeso persone potenti, il suo libro fu arso per mano del boja, e l'autore multato, esposto alla berlina e incarcerato. Durante la prigionia scrisse un'ode alla berlina, e progettò la Rivista, giornale ch'egli pubblicò poi da sè solo per nove anni, due o tre volte alla settimana. Rimesso in libertà, dopo di essere stato più di un anno in prigione, tornò ai suoi lavori let-terarii. Nel 1706 fu, per opera di lord Godolphin, mandato in Iscozia per promuovervi l'Unione, donde tornò nel 1707. Datosi poi nuovamente a scrivere opuscoli politici, fu rimandato in prigione per la sua impossibilità di pagare la multa cui fu condannato, ma dopo alcuni mesi ne venne tratto dalla regina nel novembre del 1713.
Morta Anna nel 1714, gli si levarono contro nemici da ogni parte, per modo che dovette scrivere per propria discolpa un ragguaglio della sua condotta politica e de'suoi patimenti. Perseguitato Bem-pre più da' suoi avversari, stimò cosa prudente di lasciare il campo della satira politica, e di correre un nuovo arringo. Diedesi perciò a scrivere novelle per dilettare, e pubblicò la prima parte delle inimitabili Avventure di Robinson Crusoe, racconto del quale non v'ha forse altro che sia più popolare. Cercarono alcuni di detrarre al merito di quest'opera, accusandola di mancanza d'originalità; « ma, dice Walter Scott, ciò che pare aver egli attinto alla storia di Alessandro Selkirk, pubblicata pochi anni prima, non fu altro che la nuda idea di un uomo abitante in un'isola, o perciò rileva pochissimo che egli abbia tolto tale circostanza da quest'opera o da qualunque altra ». L'esito fortunato della prima parte della storia di Robinson Crusoe lo indusse a scriverne altre due parti, le quali riuscirono di merito inferiore alla prima, massimamente la terza, che è affatto indegna dell'autore. Soverchio sarebbe l'enumerare tutte le opere e gli opuscoli ch'egU
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