Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DEI E SEMIDEIa considerare sicoome potenze a lui propizie od infeste le forze della natura e le loro manifestazioni. Il Feticismo (Y.) è quindi la prima forma che riveste il sentimento religioso.
In un periodo alquanto più avanzato di dirozzamene, l'uomo separa l'idea di divinità dall'oggetto materiale nel quale l'aveva dapprima incorporata. E nasce cosi il Politeismo (V.). Indi il concetto degli Dei molteplici. Questi supposti oggetti occulti divenendo l'oggetto delle paure o delle speranze dell'uomo, egli fu dal sentimento della sua debolezza indotto ad invocare la beneficenza degli uni ed a scongiurare la malevolenza degli altri. In tal guisa il terrore creò le divinità crudeli, e la riconoscenza le divinità tutelari. A tutti i fenomeni l'immaginazione assegnò esseri invisibili per motori ; ogni popolo, secondo la sua indole, il suo stato, le sue forze, le sue sventure o la sua felicità, si creò i suoi Dei, le cui forme ed attributi variarono all'infinito, conforme alla disposizione delle menti da cui nacquero. L'Asia fu soprammodo feconda di creazioni religiose. Le sue favole passarono in Egitto ; la Grecia le raccolse, le modificò, le arricchì di finzioni che lo splendido suo cielo e il clima incantevole inspirarono al genio de' suoi legislatori e dei suoi poeti. I più ingegnosi simboli delle varie parti della natura servirono di fondamento a quella mitologia, che un popolo amante delle arti professò per secoli e secoli senza violenze, senza intolleranza e, per quanto la di lei indole il concedeva, senz'abusi. I vincitori del mondo la posero nel novero delle loro conquiste, ma v'inchinarono le loro fronti trionfali, e senza imporla di forza la sparsero su tutta la faccia della terra. La filosofia l'adottò e la poesia la rese immortale; giacché, se venne tempo che la mitologia dovette curvarsi innanzi a credenze più austere e più pure, essa può dirsi ancora la religione delle arti ; senzachè, la mitologia è la storia tradotta in allegorie. La maggior parte degli Dei e de' semidei sono simboli dei re, degli eroi e dei savii che precedettero i tempi storici. Spesso la riconoscenza pei benefattori dell'umanità cambiossi in adorazione : spesso àncora il timore, certamente esagerato, concesse l'apoteosi ai devastatori della terra, e la credulità confuse insieme tutto ciò che aveva lasciato un'impressione profonda di spavento, d'amore o di meraviglia. Le sedi secondarie dell'Olimpo si popolarono alla rinfusa di eroi virtuosi, di tiranni furibondi, di savii sublimi e di mostri d'empietà. I principali poteri della natura essendo stati personificati in grandi divinità, era ovvio, secondo un tale sistema, di assegnar forme, nomi e attributi agli altri elementi dell'universo. Così nacquero i varii ordini delle divinità. V'ebbero le gran divinità, i numi del consiglio (Dei Consenti), che furono dodici ; poi tenne loro dietro la folla degli Dei minori, tra i quali i Romani ne adottarono otto, che furono detti scelti.
La storia, congiunta alla tavola, presentò una nuova serie di personaggi illustri partecipanti della natura umana e dell'essenza divina ; gli uni nati di un dio e di una mortale, e gli altri di un uomo e di una dea. Come lo spirito umano ebbe stabilito per le divinità un ordiue gerarchico, estese all'infinito quel vasto panteone, ove i grandi numi, i numisecondarli e gl'inferiori prendevano posto seoondo il grado che l'immaginazione aveva assegnato alla loro potenza. Dopo di essi collocaronsi quegli uomini che, divenuti celebri per le loro virtù, laloro scienza, il loro coraggio o le loro disavventure, avevano ottenuto dall'opinione pubblica una specie di apoteosi. Siccome in que' tempi primitivi niun fatto, niuna azione o altra cosa notevole della vita erano raccolti dalla scrittura, tuttavia ignorata, le tradizioni variavano a grado dei potenti ; la storia del secolo di poco trascorso diveniva oscura per la generazione seguente, come s'ella fosse stata ottenebrata dalla più profonda notte de' tempi. Nessun documento potevasi opporre all'impostore che per politica, per orgoglio o per altro venivasi proclamando figlio o nipote di una divinità. Quindi di quella moltitudine di semidei, gli uni dovettero i divini onori ad alte gesta e ai servigi resi alla patria, gli altri ad un eccesso di vanità secondata dal potere, al dispotismo , all' impostura od anche al delitto. In quest'ordine di Dei, i primarii sono: Ercole, figlio di Alcmena e di Giove (personificazione di molti eroi, le cui gesta furono attribuite ad un solo); Teseo, amico dell'Ercole tebauo, emulo delle sue fatiche, il quale, com'esso, purgò la terra dai ladroni che la infestavano ; Perseo, nipote di Acrisio re di Argo, che sollevoj-si pure alla sfera degli Dei per mezzo del suo coraggio e delle sue prodezze ; e finalmente Castore e Polluce, modelli d'amor fraterno, figliuoli di Leda e del re de' numi.
Dopo questi personaggi illustri vengono, in un ordine assai inferiore, quegli uomini eminenti che, essendo vissuti prima dei tempi storici, furono considerati quali esseri mitologici, perchè la loro rinomanza, perpetuatasi per tradizione, s'ingrandì di fatti straordinarii e persino soprannaturali, che loro attribuirono l'esagerazione dell'entusiasmo e l'amore del maraviglioso. Una propensione troppo naturale all'uomo lo trae a consacrare la sua ammirazione piuttosto a ciò che lo colpisce colla sua grandezza che colla utilità. Gli uomini provano meno difficoltà a conservare la memoria di un disastro che quella di un avvenimento felice. Il terrore può sui loro animi più che la riconoscenza ; e v'ha senza dubbio un numero infinito di benefattori dell'umanità affatto dimenticati. I loro nomi sono caduti dalla rimembranza dei popoli, ma i grandi flagelli vi rimangono mai sempre presenti ; i diluvii, i conquistatori, le pesti, i terremoti non isfuggirono mai dalla loro memoria. I canti dei poeti ajutarono a toglierli dall'oblivione.
L'uomo, avendo una tendenza particolare a prestare un corpo, una volontà e passione a tutti gli oggetti di cui non arriva a conoscere l'origine o lo scopo, moltiplicò le sue divinità senza misura; e non potendo poi supporre loro altre forme tranne quelle degli esseri che conosceva, ne venne naturalmente che vestì tutti gli Dei di forme umane.
Noi ci limiteremo qui ad indicare le categorie adottate per gli Dei, de' quali i Romani numeravano più di trentamila. Il primo ordine era composto di dodici grandi numi (Dii majorum gentium) o lumi del consiglio (consentes), venerati sotto nomi diversi dai Greci e dai Latini, e appellati da questi : Vesta, Giunone, Minerva, Cerere, Diana, Venere,
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