Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DELACROIX FERDINANDO VITTORIO EUGENIO - DE-LAMA PIETRO
      DELACROIX Ferdinando Vittorio Eugenio (biogr.).— Celebre pittore francese, capo della scuola detta romantica, nato a Charenton Saint-Maurice presso Parigi il 26 aprile 1799, morto il 13 agosto 1863, fu posto in collegio, ove, nonostante la sua inclinazione manifesta per la pittura, fece buoni studii. A diciottenni entrò nello studio del pittore classico Pietro Guérin, che aveva già avuto ad allievi Géri-cault e Ary Scheffer. Succedeva allora una rivoluzione nella letteratura e nella politica; le arti seguitarono il movimento, e gli allievi di Guérin, abbandonando la tradizione accademica del loro maestro, si dichiararono seguaci del romanticismo. Il celebre Naufragio della Medusa di Géricault fu il manifesto della nuova scuola. Nel 1822 Delacroix espose alla pubblica mostra di belle arti il suo primo dipinto, Dante e Virgilio, che levò molto grido. Questa nuova maniera di concepire la pittura, di cercar l'effetto e di sacrificare il disegno al colorito eccitò l'entusiasmo degli uni e la critica degli altri, ma tutti rimasero sorpresi. Thiers, che scriveva allora gli articoli sull'Esposizione nel Consti tutionnel, fu de' suoi ammiratori.
      Alla morte di Géricault, Delacroix divenne il capo dei novatori. Lo Eccidio di Scio nel 1824 fu una vera dichiarazione di guerra alle teorie classiche. Coloro che le rappresentavano fecero molto scalpore e risolvettero chiudere il più che far si potesse le porte delle esposizioni pubbliche all'autore. Ma fra tanti suoi dipinti fu pur d'uopo riceverne alcuni. Nell'anno 1826 espose a prò de' Greci la Morte del doge Marino Faliero, la Grecia sulle rovine di Missolongi, allegoria, e altri piccoli quadri. Nel solo anno 1827 compose Cristo nel Giardino degli Oliveti, Giustiniano, VApparizione di Mefìstofelc a Fausto, il Pastore della Campagna di Roma, un Giovine Turco che accarezza il suo cavallo, Milton cieco che detta il Paradiso perduto, e la Morte di Sardanapaìo. Nel 1828 fece il Cardinale di Richelieu, e l'anno seguente il * Combattimento del Giaurro e del Pascià.
      La rivoluzione di luglio diede un nuovo impulso alle idee liberali così in pittura come in politica, e somministrò nuovi soggetti all'attività di Delacroix. Il quale espose nel 1831 la Libertà che guida i popoli sulle barricate, celebre dipinto in cui mostrasi tutta la sua energia e che fu comperato dal Governo; la Morte del vescovo dì Liegi, il Cinghiale delle Ardenne, Due tigri e Boissy d'Anglas.
      Appresso Delacroix si recò al Marocco, donde portò nuovi effetti di luce in un con disegni ed abbigliamenti che comparvero all'esposizione del 1832. Nell'anno seguente espose: Carlo Quinto che suona Vergano nel convento di San Giusto, e alcuni ritratti; nel 1834, la Battaglia di Nancy, il Convento dei Domenicani di Madrid, e le Donne d'Algeri; nel 1835, il Prigioniero di Chillon, i Nat che z ed un Calvario; nel 1836, un San Sebastiano; nel 1837, la Battaglia di Taillebourg; nel 1838, la Medea; nel 1839, i Convulsionarii di Tangeri, Cleopatra, Amleto ed Orazio che contemplano il teschio di Forici:; nel 1840, la Giustizia di Trajano; nel 1841, la Presa di Costantinopoli pei Crociati ; un Naufragio desunto da Byron;una Nozza al Marocco; nel 1845, la Morte di Marco Aurelio, una Sibilla ed una Testa di Maddalena; nel 1846, gli Addii diRomeo e Giulietta, e finalmente, nel 1849, Ftort e frutti.
      Questa lunga serie di dipinti esposti basta per sfe sola a dimostrare la fecondità p/odigiosa dell'artista; ma egli ha fatto inoltre molte altre opere notevoli, fra le quali VEducazione della Vergine, respinta dal giuri, una Deposizione nella chiesa di san Dionigi, ha dipinto la vòlta della galleria d'Apollo al Louvre, ha illustrato con belle fotografie il Fausto ; di Goethe, VAmleto ed il Macbeth di Shakspeare. : All'Esposizione universale del 1855 egli ha radunato ; i più celebri fra i suoi dipinti, aggiungendovi una Caccia al leone, di colorito ancor più vivo delle altre sue opere. Egli ottenne una grande medaglia d'onore e fu nominato commendatore della Legion d'onore, e nel 1857 membro dell'Istituto.
      Delacroix fu anche valente scrittore, e pubblicò nella Revue des Deux Mondes ottimi articoli su Michelangelo, Niccolò Poussin, Géricault, le Qui-stioni sul Bello, ecc. Egli fu anche collaboratore del Plutarque frangais.
      Vedi: Mercey, nella Revue des Deux Mondes (maggio 1838) — De Loménie, Galerie des contempo-rains (vi) — G. Planche, Portraits des artistes contempo rains —Heine, Der Salon — Id., Unsere Tage (Brunswick 1863).
      DE LA BALUE (cardinale)Giovanni.V.Balue(biogr.).
      DELAGOA BAJA (geogr.). — Golfo sulla costa S. E. dell'Africa, in lat. S. 25° 58', long. E. 33° (Greenw.), dove i Portoghesi possiedono un piccolo forte.
      DE-LAMA Pietro (biogr.). — Illustre antiquario italiano, nato a Colorno il 7 luglio 1760 da padre spaglinolo ch'era speziale di corte, entrò nel collegio Lallatta, donde uscito nel 1773, entrò come alunno nel convento degli Agostiniani, i quali seppero si fattamente allettarlo, che, preso il loro abito, si condusse a Milano per imprendervi il noviziato; ma ben presto, mutato avviso, tornò alla casa paterna. Comperate in questo mezzo alcune medaglie da un frate, s'invaghì degli studii archeologici, ai quali intese con ardore siffatto da venire in essi molto innanzi. Il che risaputo dal celebre padre Pa-ciaudl (V.), volle conoscerlo, e fattosegli amico, lo incuorò a proseguire quegli studii, per cui gli fu largo d'ogni consiglio ed ajuto. Morto il Paciaudi nel 1785 e divenuto prefetto del Museo Angelo Sche-noni, il Dè-Lama, che erane commesso, ne. divenne direttore con dipendenza dal prefetto. Al quale, mancato nel 1779, sottentrò il De-Lama, che a meglio e più utilmente addottrinarsi viaggiò a Roma, a Napoli e quindi a Vienna ed a Dresda, recandone lieta messe di sapere e di chiare amicizie. Ricondottosi a Parma, a null'altro attendeva meglio che ad arricchire di pregevoli monumenti il Museo, e quando si volle trasportare nel palazzo del Giardino di Parma, si adoperò ad impedirlo e gli venne fatto. L'Accademia Parmense di belle arti, negli ultimi anni dell'Impero francese, era venuta in tale decadenza, che, perduto il suo nome, e ridotta a tre professori, si chiamò Scuola di pittura, e unita al Museo venne sottoposta al De-Lama, il quale non le fu mai accetto, per guisa che gliene fu tolta la direzione allorché, caduto l'Impero e tornata accademia, venne stabilmente ristaurata. Ciò senti ; a malincuore e ne mosse lamento nelle parole che
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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