Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DELATORE E DELAZIONEbiettr storici: d'interesse universale e conformi, nella loro espressione principale, alle passioni, opinioni p sentimenti de'tempi. Tre quarti d'essi subbietti sono morti violente, brevi scene piccanti, più o meno in attinenza col patibolo. In questa sua predilezione per subbietti siffatti, Delaroche non è però di niun modo un terrorista estetico; egli sa evitare con somma cura l'orribile, il ributtante, e cogliere ed esprimere soltanto con bel modo un momento interessante del dramma. A ciò s'aggiunga la correzione del disegno, la finitezza delle forme, la scelta piena di gusto degli abbigliamenti e la bellezza del colorito, e non fia maraviglia se i suoi dipinti di gabinetto, più ancora che gli storici, incontrarono general gradimento. Sotto il rapporto tecnico voglionsi distinguere in Delaroche due maniere affatto contrarie. I suoi primi dipinti appartengono al tutto al genere così detto d'effetto, sono concepiti con aspro naturalismo, che ricorda pressoché .Caravaggio, e condotti con largo pennello che piglia di mira le masse e trascura i particolari. Questa maniera sciolta e grandiosa fu poi piena-unente abbandonata da Delaroche per un'altra liscia assai spesso come la porcellana ed affine a quella di Van der Werff. Questa seconda maniera incomincia dal 1834. Incaricato dal Governo di dipingere il coro della chiesa della Maddalena, ei trasferissi in Italia per istudiare i freschi degli antichi maestri, e quantunque questi lavori non fossero poi eseguiti, per un dissenso insorto fra il ministro e l'artista, questi studii da lui fatti in Italia esercitarono una grande influenza sulle sue opere ulteriori. Egli tentò appropriarsi l'idealismo degli antichi maestri italiani, del da Fiesole in ispecie, éd accoppiare la semplicità e la forza dell'antico stile religioso all'esperienza ed ai perfezionamenti d'un'arte e d'una tecnica più mature. Risultato di questi tentativi furono Sant'Amalia (1834), Santa (Jecilia (1836), una Madonna, studii di teste e disegni dissimili al tutto da1 suoi precedenti lavori, e grandemente encomiati dai seguaci ed ammiratori della neo-cristiana religioso-sentimentale pittura. Delaroche dipinse poscia pel Museo storico di Versaglia quattro grandi tavole rappresentanti il Battesimo di Clodoveo, la Consecrazione di Pipino il Corto, il Passaggio di Carlo Magno attraverso le Alpi e YIncoronazione di questo re a Roma. Ma la sua opera più grandiosa è la pittura murale pell'emiciclo della Scuola delle Belle Arti, con 74 figure de' più celebri pittori, scultori ed architetti sì antichi che moderni. Le opere degli ultimi tempi di Delaroche sono di tre specie: ritratti, dipinti di genere e dipinti religiosi. Quanto valesse ne' ritratti puossi vedere, fra gli altri, da quello del marchese di Pastoret (1827), di Guizot (1836), del generale Bertrand (1842), del duca di Fitz-James (1843), di Salvandy (1845), del conte Portalis, di Rémusat e di Francesco Delessert (1846), del duca di Noailles e della contessa Potocka (1*47), della principessa Schuwaloff e del principe Adamo Czar-toryiski (1852), d'Emilio Péreire e di Thiers. De' suoi gitimi dipinti di genere voglionsi mentovare : Napoleone nel suo studio (1840) ; Pico della Mirandola fanciullo (1849, nel museo municipale di Nantes); \ Pellegrini sulla piazza di San Pietro in Roma
      (1843, appartenente al conte Raczynski) ; l'Abdicazione di Napoleone a Fontainebleau (1845, nel museo di Lipsia); il Passaggio di Napoleone sul San Bernardo (1847,comperato da un lord inglese) ; Maria Antonietta davanti il tribunale rivoluzionario (1851, proprietà del conte d'Hunolstein) ; la Comunione di Maria Stuarda (appartenente al signor Goupil), e finalmente i Girondini in prigione (appartenente al signor B. Fould).
      Alla seconda maniera neo-cristiana di Delaroche, desunta dallo studio degli antichi maestri fiorentini, appartengono : il Riposo durante la fuga in]Egitto (1842), distrutto in un incendio in Inghilterra ed esistente soltanto nell'incisione di Jesi sotto il titolo di Vierge à la vigne; Maria nel deserto (1844, proprietà del marchese d'Hertford) ; Cristo sul monte degli Oltvi (1845, nella raccolta del signor Francesco Delessert); Cristo in croce (1847, piccola immagine appartenente al signor Lotzbeck di Monaco); una Mater Dolorosa (1852, nel museo di Liegi); VEsposizione di Mosè (1853, comperata dal barone di Rotbschild); Erodiade con la testa di san Giovanni (1854, presso il signor Benedetto Fould), e finalmente la Giovine martire (1855, bellissima immagine d'una zitella cristiana galleg-gip-nte con le mani legate nelle acque del Tevere. I dipinti di Delaroche furono incisi da Henriquel-Dupont, Forster, Caiamatta, Mercuri, T. Girard, A. e J. Francois, A. Louis, Martinet, Prévost, Prud-homme, Sixdeniers, Desdaux, Blanchard, Jesi, Toschi, Jazet e Reynolds. Delaroche aveva sposato la figlia d'Orazio Vernet, morta nel 1845, era membro dell'Istituto, uffiziale della Legion d'onore, cavaliere dell'ordine del Merito di Prussia e Weimar, professore alla Scuola delle Belle Arti, e lasciò molti allievi, alcuni dei quali si sono già procacciata bella fama.
      Vedi : Vitel, Revue des Deux Mondes (dicembre 1841) — Revue de Paris (1831 e 1834) — Unsere Zeit (primo volume, Lipsia 1857).
      DELATORE e DELAZIONE {polii, e stor.). — In tutti i tempi vi furono spie, e pur troppo, per la depravazione di una buona parte dell'umana razza, questa genìa non mancherà alla terra finché vi sarà da far lucro vendendo il prossimo, cte è quanto dire finché vi saranno uomini al mondo. I Greci ebbero un genere di spie cui si diede a principio il nome di sicofanti, perchè denunziavano coloro che esportavano i fichi dell'Attica frodando il dazio stabilito per l'uscita. Questo nome divenne poi generale per le spie e pei calunniatori, poiché tra gli uni e gli altri c'è una strettissima parentela. La denominazione di delatori ebbe origine a Roma; e ciò doveva naturalmente avvenire sotto il regno della tirannia. Quindi li troviamo in onore sotto Tiberio, Nerone e gli altri imperatori loro pari, che furono la vergogna dell'umanità. La coscienza di quei mostri coronati gli avvertiva dell'odio generale che ispiravano, e il timore li fece ricorrere a stipendiare uomini vili, pronti a spiare i passi dei loro concittadini , a denunziarli e a rivelare trame vere o false, dirette contro la vita del despota. Cotesti uomini, su cui Tacito invocò la pubblica esecrazione, non cessarono per ciò di essere incoraggiati, ricompensati da tutti i cattivi principi , ed anche riconosciuti come ufficiali dello Stato da alcune leggit^iOOQLe


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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