Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DELBENE BENEDETTO
      - DELÉCLUZE STEFANO GIOVANNI
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      gine italiana, nato verso il 1540, morto 1*8 febbrajo 1608, era figlio di Bartolomeo Delbene patrizio fiorentino e di Clementina Bonaccorsi, diè prova dalla giovinezza d'una grande inclinazione verso lo stato ecclesiastico, ed ebbe l'abbazia d'Altacomba in Savoja, cui mutò di poi con quella di Mézières. Nominato vescovo d'Albi da Enrico III nel 1588, seppe condursi con molta saviezza in tempi difficilissimi. Abbiamo di lui: De Principatu Sabaudice et vera du-cum origine a Saxoniaprincipibus simulque regum Gallile e stirpe Hugonis Capeti deducta, liber pri-mus (Altacomba 1581); — De gentis oc familice Hugonis Capeti origine justoque progressu ad di-gnitatem regiam (Lione 1595 e 1605) ; — De Regno Burgundice Transjurance et Arelatis libri tres (ivi 1602), ecc.
      Vedi Sainte-Marthe, Gallia Christiana.
      DELBENE Benedetto (biogr.).—Dotto agronomo, nato a Verona il 29 maggio 1749, morto il 7 dicembre 1825, studiò da principio giurisprudenza, ma abbandonò, alla morte del padre, la professione legale per con-secrarsi all'agronomia. Per addottrinarsi nel latino ei tradusse in questa lingua VElegia in un cimitero campestre del poeta inglese Tommaso Gray, e la Descrizione di un giardino inglese di Pindemonte. Ei tradusse altresì in italiano Columella, le Georgiche di Virgilio, alcune Epistole d'Orazio, i Dialoghi sulla vecchiezza di Cicerone, e le Nozze di Teti e Peleo di Catullo. Ma i lavori più importanti di Delbene si riferiscono all'agricoltura. La sua Memoria sopra un nuovo metodo di fare il vino e la sua Dissertazione sulla cultura di alcune piante oleaginose furono premiate dall'Accademia di Verona, e il suo trattato Sulla cultura degli ulivi dall'Accademia di Capo d'Istria. Oltre di ciò la Società dei Georgofili di Firenze ricompensò con una medaglia d'oro la sua Memoria sul modo di sopperire alla rarezza de' boschi e di por riparo agl'inconvenienti cui sono esposti i paesi troppo boscosi. Eletto nel 1797 segretario perpetuo dell'Accademia d'agricoltura, di commercio e delle arti in Verona, ei recitò gli elogi di molti membri di quest'Accademia. Dobbiamo ancora a Delbene due Memorie sull'agricoltura in forma di dialogo fra Virgilio e Rozier, pubblicate negli Annali dell'Istituto d'Italia, e una dissertazione Sull'origine dell'Anfiteatro di Verona.
      DELBENE Sennuccio (biogr.). — Poeta italiano, visse a Firenze intorno la metà del secolo xiv, fu segretario di Stefano Colonna ed amico di Petrarca, cui scrisse un sonetto che trovasi nel Canzoniere. L'Allacci ne ha inserito alcuni altri nella Raccolta dei poeti antichi, e sotto il suo nome fu stampata separatamente L'incoronazione del Petrarca (Venezia 1607). La biblioteca del Vaticano e la Barberiniana possiedono molti manoscritti di questo poeta.
      Vedi: Cinelli, Btbl. volante — Negri, Scrittori fiorentini.
      DELEBI0 (geogr.). — Comune della provincia e del circondario di Sondrio, sulla sinistra dell'Adda, con 1609 abitanti.
      DELÉCLUZE Luigi Carlo(Wo^r.).--Giornalista,nato a Dreux (Eure-et-Loire) il 2 ottobre 1809; mol to a Parigi il 29 maggio 1871. Compiti gli studi, compreso il Diritto, dopo le -rinvolture del 1^30 entrò nelle società politiche,sostenuto nel 1834, confinato da Pa-
      rigi nel 1835; ricoverato nel Belgio, compilò il Journal de Charteroi. Nel 1841 fu direttore àe\V Impartial du Nord, a Valenciennes, e rilevò una prima condanna. Nei turbamenti del febbrajo, fu per alquanto commissario generale della Repubblica nel Nord e nel Passo di Calais, poi ripigliò la direzione del diario. Nel 1848 fondò a Parigi La Revolution dèmo-cratique et sociale e La lÀberté républicaine, fu due volte imprigionato e due volte parimente multato di 20,000 lire ; poi, sospesa La Liberté, egli dannato dall'alta Corte di Versaglia alla deportazione, rifu-giossi in Inghilterra nel 1850. Tre anni appresso tentò rimpatriare, ma arrestato e imprigionato a Mazas, condannato a quattro anni di prigione e mille lire di multa per delitto di società secrete, venne trascinato a Belle-Isle. Trasferito a Corte, Ajaccio, Tolone, Brest, fu nei due ultimi bagni confuso con i galeotti ed accoppiato con essi alla catena. Il 1° settembre 1858, per decreto ministeriale, fu inviato a Cajenna per dieci anni ; ma appena scorsone uno, l'amnistia gli permise di rimpatriare. Sempre dedito alle agitazioni politiche, sempre ingolfato fra cospiratori e settarii, nel luglio del 1868, profittando della nuova legge sulla stampa, fondò il diario Le Re'veil, dapprima ebdomadario, che in un anno solo gli fruttò più condanne di molti mesi di carcero e di parecchie migliaja di lire per ammende. Un uomo di così spiccata irrequietezza non poteva non primeggiare fra quei forsennati che, dopo aver recato il maggior male possibile alla Francia, nei terribili momenti della lotta funesta, misero il colmo alla follia ed alle scelleratezze coll'armare il braccio sacrilego di petrolio, ponendo a fuoco quanto loro si parava dinanzi, nulla importando che fosse sacro, monumentale, grandioso, onorevole alla patria.
      DELÉCLUZE Stefano Giovanni (biogr.). — Nato a Parigi il 26 febbrajo 1781 ; morì a Versailles il 14 luglio 1863. Rotto a dodici anni il corso degli studii suoi mercè la rivoluzione, continuò e terminò la propria istruzione, e, passionato per le belle arti, entrò verso la fine del secolo nello studio del David (V.), ove si distinse fra gli allievi. La morie di Astianatte, esposta nel 1*08, gli ottenne una medaglia di prima classe. Nel 1810 espose Alessandro ferito; due anni appresso, Quei di Mitilene disturbati durante una festa religiosa, e nel 1814 parecchi acquerelli. Ma, soprappreso da malinconia, lasciò i pennelli e tolse la penna per continuare letterariamente la carriera di artista. Cominciò le pubblicazioni nel 1810, nel Licée frangais e, questo estinto, nel Moniteur, poi, salito in molta fama, nel Journal des Débats, ove continuò a scrivere quarantanni, finché gli bastò la vita. Nell'in-frattanto veniva dando in luce opere puramente letterarie, che ebbero buon esito; tali sono: Mademoiselle de Liron (1832) ; La première communion (1830); Le lis d'eau d'Ymg-li (1839) e Le mécani-cien du roi, novelle molto delicate, che riunì nel 1843 in un volume, col titolo: Rontans, contes et nouvrtles. Disegnò nel 1842, nella Donna Olimpiat uno sbozzo dei costumi italiani, ed in altr'opera in due volumi, Roland, ou la Chevalerie, che comparve nel 1845, intraprese a reagire contro le idee troppo vantaggiose che si attribuivano alla caval-
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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