Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DELFINIA — DELFINIO
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      insieme cogli altri montanari cercarono di arrestare Cesare quando questi, lasciata colle sue legioni la Gallia Cisalpina, moveva contro gli Elvezii (Cses., Bell. Gali., i, 10). Essi furono probabilmente soggiogati al tempo di Augusto. Nella prima divisione della Gallia in quattro provincie fattasi sotto Augusto, il Delfinato venne compreso nella provincia Narbonese; quando poi la Gallia fu suddivisa in diciassette provincie, fu incbiuso per la maggior parte nella Gallia Viennese, parte nella Narbonese seconda, e parte nelle Alpi Marittime. Le città principali sotto il dominio dei Romani vi erano Vienna (Vienne) e Cularo, di poi Gratianopolis (Grenoble) nel territorio degli Allobrogi ; Valentia (Valence) nel territorio dei Segalauni ; Dea (Die) nel territorio dei Voconzii ; ed Ebroduno (Embrun) in quello dei Caturigi. Vienna, Valentia e Dea erano colonie.
      Caduto il romano Impero, il Delfinato fece parte del regno dei Burgundi o Borgognoni (V. Borgogna), e distrutto questo regno, fu soggetto ai Franchi. Al tempo di Carlo Martello fu devastato dai Saraceni ; e quindi fece parte del regno della Borgogna Cisjurana fondato da Bosone sul finire del sec. ìx. Nel decorso dell'xi secolo od anche prima, forma-ronsi nel Delfinato parecchi principati feudali, di cui i più potenti si dissero contee, gli altri baronie. Crebbero in potere fra questi feudatarii i conti di Albon, che coll'andare del tempo vennero in possesso dei territorii dipendenti dalle città di Grenoble, di Vienna, di Gap, di Embrun e di Brian^on. Guido Vili, che mori verso la metà del xn secolo, fu il primo che ebbe titolo di Delfino. Ritennerlo i suoi successori ; e a poco a poco al titolo di conte di Albon fu sostituito quello di Delfino del Viennese, donde il paese ebbe il nome di Delfinato. Questi Delfini prestavano omaggio e sudditanza feudale all'Impero germanico, col quale erasi unita la corona di Borgogna. 11 delfino Umberto II, per trattati conchiusi negli anni 1343-1349, dispose de1 suoi dominii in favore del re di Francia, e fu col primo di questi trattati che nominò Delfino il secondo figliuolo di Filippo di Valois (VI di nome) allora re di Francia ; onde erronea è la comune credenza ch'egli stipulasse che questo titolo avesse ad essere portato dal primogenito (V. Delfino [stor. ntod.]). Il territorio per tal guisa ceduto alla Corona francese comprendeva i distretti sopra enumerati come appartenenti ai conti d'Albon ; le altre parti del Delfinato furono acquisti susseguenti.
      DELFINIA (mi/.). — Soprannome d'Artemide in Atene (Poli., x, 119). La forma mascolina Delfinio è adoperata come soprannome d'Apollo, e deriva o dall'aver ucciso il dragone Delfino (chiamato comunemente Pitone) che stava a guardia dell'oracolo a Pitone, o dall'aver mostrato ai coloni cretesi la via a Delfo in forma d'un delfino (Tzetze, ad Ly-coph., 208). Sotto questo nome Apollo aveva tempii in Atene, a Gnosso in Creta, a Didima e in Massilia.
      Vedi: Plijt., Thes. (14) — Miiller, JEginet. (154).
      DELF1NIG0 ACIDO (cfctm.). V. Focenico acido.
      DELFINIE (Delphinia) (archeol.). — Feste che ce-lebravansi principalmente dagli abitanti di Egina in onore di Apollo Delfinio, cosi soprannominato perchè credevasi che avesse preso la forma di undelfino per condurre Castalio e la sua colonia dall'isola di Creta al seno Crisseo presso Corinto. Cele-bravansi pure in altre città della Grecia, e in Atene avevano luogo il di sesto del mese di munichione. Quivi sette giovani e sette fanciulle portavano al tempio di Apollo Delfinio rami d'olivo avvinghiati di bende e di lana bianca al modo dei supplicanti.
      Da questo tempio aveva anche preso il nome di delfinio uno dei tribunali d'Atene che era situato nelle sue vicinanze.
      DELFINIO (Delfinium) (bot.). — Genere di piante appartenente alla poliandria triginia del sistema linneano, alla famiglia delle ranuncolacee, tribù delle elleboree, i cui caratteri sono : calice deciduo petaloideo irregolare, cioè col sepalo superiore prolungato all'iugiù in uno sperone ; petali quattro, di cui i due superiori sono prolungati alla loro base in appendici contenute dentro lo sperone.
      Questo genere comprende più di cinquanta specie, le quali sono erbe annue o bienni o perenni, a fusto eretto, semplice o ramoso ; foglie alterne, picciuolate, divise in molte lacinie digitate ; fiori ordinariamente turchini (in certe varietà coltivate bianchi o rosei), disposti a spighe semplici o pani-colate, erette o terminali. Questi fiori prima della loro apertura presentano in molte specie una forma alquanto simile a quella che si suole attribuire al delfino.
      Le numerose specie di cotesto genere (parecchie delle quali velenose) sono distribuite in quattro sezioni, cioè consolida delphinellutn, delphiniastrum e staphisagria. Terremo qui discorso di quelle specie soltanto che maggiormente interessano per qualche loro virtù medicamentosa, o che sono coltivate per ornamento.
      Delfinio consolida, o consolida regale, o fior cappuccio (Delphinium consolida L.). — Radice fusiforme semplice o poco ramificata ; fusto eretto sub-glabro, con rami divaricati ; foglie di colore verde carico, spartite in tre segmenti picciuolati, fessi in tre o più lacinie lineari; brattee filiformi; fiori poco numerosi disposti a grappoli radi; petali riuniti assieme ; sperone interno monopetalo ; ovario unico ; pedicelli più lunghi delle brattee ; cassule glabre ; semi di colore nero scuro. Il colore dei fiori suol essere turchino chiaro o violetto, raramente bianco o rossiccio.
      Questa specie (annua) è assai comune fra le messi in quasi tutta l'Europa, per lo che da alcuni botanici venne indicata col nome di delphinium sege-tum; fiorisce in giugno e luglio. Tutti gli scrittori di materia medica concordano nel considerare questa pianta come acre e sospetta; nessun animale la mangia, eccettuate le capre ed i montoni ; tuttavia venne lodata come rimedio vulnerario e astringente; e i suoi fiori, macerati nell'acqua di rose, adoperavansi altre volte contro l'infiammazione degli occhi; i semi, che sono assai acri, possono impiegarsi, del pari che quelli della specie seguente, per far perire i pidocchi ed altri insettiDelfinio staflsagria (Delphinium staphisagria L., staphisagria macrosperma Spach.). — Radice a fittone, gracile, poco ramificata : fusto eretto, peloso, fistoloso, appena angoloso, semplice o ramoso ; rami eretti ; foglie ampie, molli, sub-carnose, sub-orbico-
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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