Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DELFO 0 DELFI
      24oii btdeuterio (pouXevr^ptov, luogo del Consiglio, Senato) o Senato dei Delfesi (Paus., x, 13, § 5; Herod., i, 14; ir, 162; Plut., Sept, Sap. Conviv., 21 ; De Pyth. Or., 9, 12; Clem. Alex., Strom., i, p. 304). Rim-petto al tempio e sotto all'aperto cielo vedevasi l'aitar maggiore di Apollo, su cui offrivansi giornalmente sacrifizii; ed è forse quello stesso che Tiene rammentato da Erodoto come voto dei Chioti (Herod., n, 135). Dicesi da Pausania il grande altare 6 fx, 14, § 7), da Euripide altare per eccellenza, altari, ed altare del dio (pwaòc, pwj^^eou, Ion, 1275,1306, 1314, 422 e 1280), ed il cortile in cui era posto dicesi dallo stesso Euripide SuuAt] (ara, 114), ed anche al plurale 3u-fuXm (are, 46) ; vicino all'altare eravi un lupo di bronzo, dedicato al nume dai Delfesi medesimi (Paus., x, 14, § 7).
      Eccoci anche al tempio, il cui esterno sembra dagli esistenti rottami essere stato d'ordine dorico, e l'interno del jonico, ed esastilo di forma, più piccolo di un settimo del tempio di Giove in Olimpia, e noverato nondimeno fra i più grandi della Grecia, gareggiando in bellezza coi tempii d'Atene (Phi-lostr., Vit. Apoll., vii, 11 ; Eurip., lon, 184; Pind., Pyth., vii, 9). Avvertimmo di già che fu eretto dagli Alcmenidi, sotto la direzione dell'architetto corinzio Spintaro, dopo essere stato consunto dall'incendio nel 548 avanti Cristo, e che la facciata era di marmo pario, essendo il resto di pietra comune. I timpani dei frontoni dei due portici riboccavano di sculture: l'uno delle statue di Diana, Latona, Apollo, delle Muse e del cadente Sole ; l'altro di quelle di Bacco e delle sue sacerdotesse Tiadi o Baccanti, entrambi lavoro di artisti ateniesi (Paus., x, 19, § 4). Euripide descrisse cinque delle metopi allora esistenti, forse quelle della facciata orientale, i cui argomenti erano: Ercole e Giolao uccidenti l'idra lernea; Bellerofonte che ammazza la Chimera; Giove che incenerisce il fiero Mimante; Minerva che stermina Encelado, e Bacco che finisce un altro gigante (Eurip., Ion, 190-218). Come nel Partenone, vedevansi anche qui scudi dorati sugli architravi delle due facciate sotto le metopi ; quelli della orientale erano un voto degli Ateniesi dalle spoglie dei Persiani in Maratona, e quelli della occidentale una offerta degli Etoli dalle spoglie dei Galli (Paus., x, 19, § 4). L'interno del tempio aveva tre scomparti; il pronao (irpóvao?), la cella (vaó<, «jr.xó?, il tempio proprio, la parte interna segregata dal resto mercè la balaustrata) e l'adito (adytum, Scurov, (xotvreTov, XpTiOmero, ed ai tempi di Erodoto anche il grande cratere argenteo regalato da Creso (Paus., x, 24, §2; Herod., i, 51). Sulle pareti del pronao furono iscritte, per ordine degli Anfizioni, le famose sentenze dei Sette Sapienti, per esempio: Conosci te stesso; Nulla di troppo, ecc. (Plut., De garrul., 17; Paus., x, 24, § 1 : Plin., vii, 33), e vi si vedeva pure in legno la quinta lettera dell'alfabeto greco E, consecratavi in comune, giusta la tradizione, dai Sette Sapienti, qual simbolo sul cui significato profusero gli eruditi le loro congetture da Plutarco in poi. La cella era sorretta da colonne joniche, come dai frammenti tuttora superstiti, ederanvi in essa, secondo Pausania, un altare di Nettuno, a cui ne' tempi più remoti apparteneva l'oracolo, Btatue delle due Parche (la prima della nascita, la seconda della morte, alle quali più tardi si aggiunse la terza) (V. Parche), insieme colle statue di Giove e di Apollo, quai duci delle medesime, il focolare su cui il sacerdote di Apollo scannò Neot-tolemo figlio di Achille, e la ferrea scranna di Pindaro, su cui dicesi cantasse i suoi inni ad Apolline (Paus., x, 24, § 4 e seg.). Sul focolare ardeva perpetua fiamma, e accanto ad esso era Yonfalo (ombelico) o sasso ombelicale, che supponevasi indicare il punto centrale della terra (.<Esch., Choeph., 1034 ; Eurip,, Ion, 461). Secondo la tradizione, due aquile spedite da Giove, l'una da oriente, l'altra da occidente, si fermarono a quel punto e determinarono cosi il centro della terra (Pind., Pith., iv, 131; vi, 3; Strab., ix, p. 419). L'onfalo era un sasso bianco variegato, con due aquile sovr'esso effigiate (Strab., I. c.; Eurip., Ion, 224; Paus., x, 16, § 3), ed è rappresentato sovente sui vasi dipinti, in cui si vede assiso Oreste qual ci fu descritto da Eschilo (Eum., 40; Mtiller, JEschil. Eum., § 27). Pausania non indica il sito dell'onfalo, che era certamente nell'interno del tempio, perchè la Pizia in Eschilo, nell'atto che passa per il tempio onde recarsi all'adito, ravvisa Oreste seduto sull'onfalo (Eum., I. c.). Era quindi probabilmente attiguo al focolare, vicinissimo al centro della cella, ardendo d'ordinario il fuoco sacro nel centro stesso del tempio, ed è appunto per questa ragione che da Clitennestra in Euripide ( Agam., 1056) l'altare in mezzo al palazzo di Micene è detto (jieoó^aXof; kaiioL (focolare mediano, centrale). Il tempio era ipetrico, ossia sotto l'aperto cielo (V. Colonna), perchè riceveva la luce da un'apertura del tetto della cella, come si rileva da Giustino, il quale narra che all'assalto dato dai Galli, i sacerdoti videro discendere il nume nel santuario per la parte aperta del tetto (per culminis aperta fastigio, per le sommità aperte del comignolo. Justin., xxiv, 8). Ed infatti tutti i tempii che avevano nell'interno un altare su cui tenevasi il fuoco acceso, dovevano avere necessariamente un foro per cui uscisse il fumo.
      L'adito in cui profferivansi gli oracoli era una sotterranea stanza inaccessibile a tutti, tranne ai sacerdoti od a coloro che avessero ottenuto permesso. Cotale sotterraneo viene di frequente indicato negli antichi scrittori con vocaboli che si applicano non solo alle grotte e spelonche naturali, ma eziandio alle stanze costrutte sotterra, per esempio, specus (spelonca. Liv., i, 56); castalium antrum (antro castalio. Ov., Met., in, 14); caverna (caverna, speco. Lucan., v, 135, 162) ; CaOea T'étvrpa Spdtxovroq (sacri antri del serpente. Eurip., Phcen 232); avrop (antro. Strab., ix, p. 419) ;rò tou xXr.OsVcoc riuOojvoc Pitone. Athen., xv, p. 701). Ci viene descritto come situato nella parte del tempio, ed è per ciò chiamato anche sovente fxuxó; (intimo luogo, penetrale. Paus., x, 24 ; ^Isch., Eum., 39). Pausania però si accontenta di dire, senza punto descriverlo, che pochissimi vi potevano accedere, e che vi era in esso un'altra statua di Apollo, ma d'oro; mentre il bizantino Stefano (s. t>. A«X


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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Xevr Consiglio Senato Senato Delfesi Paus Herod Plut Sept Sap De Pyth Clem Strom Apollo Tiene Erodoto Chioti Herod Pausania Euripide Ion Euripide SuuAt Delfesi Paus Giove Olimpia Grecia Atene Phi-lostr Vit Eurip Pind Pyth Alcmenidi Spintaro Cristo Diana Latona Apollo Muse Sole Bacco Tiadi Baccanti Paus Ercole Giolao Bellerofonte Chimera Giove Mimante Minerva Encelado Bacco Eurip Ion Partenone Ateniesi Persiani Maratona Etoli Galli Paus Scurov Tov XpTi Omero Erodoto Creso Paus Herod Anfizioni Sette Sapienti Conosci Plut Paus Plin Sette Sapienti Plutarco Pausania Nettuno Btatue Parche Giove Apollo Apollo Neot-tolemo Achille Pindaro Apolline Paus Yonfalo Choeph Eurip Ion Giove Pind Pith Strab Strab Eurip Ion Paus Oreste Eschilo Eum Mtiller JEschil Pizia Eschilo Oreste Eum Clitennestra Euripide Agam Micene Xof Giustino Galli Met CaOea T Spdtxovroq Phcen OsVcoc Oojvoc Pitone Isch Eum Apollo Stefano Alex Dicesi Apoll Euripide Parche Esch Eum Pausania Justin Liv Eurip Strab Athen Paus Pausania