Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DELFO 0 DELFI
24oalcuni sepolcri scavati nel sasso (Plut., de Pyth. Or., 29; Dion. Chrys., Or., lxxvii, p. 414). Nell'ap-pressarsi al suburbio di Pilea, e non altrove, toccò ad Eumene II, re di Pergamo, nel 172 avanti Cr., il brutto tiro di essere assalito dagli sgherri del suo acerrimo nemico Perseo, re di Macedonia, perchè Livio dice espressamente che fu aggredito nell'atto che co'suoi compagni ascendeva al delfico tempio da Cirra, prima di giungere ai luoghi di molte abitazioni (ascendenttbus ad templum a Òirrha,priusquamper-vmiretur ad frequentia cedificiis loca. Liv., xur, 15).
IX. Antro Coricio. — Trovavasi sopra Delfo il famoso antro Coricio (tò xwpuxiov avtpov, detto cosi ad onore della ninfa Coricia, madre di Licoro, fondatore di Licorea, la quale vagò su per i picchi castalii da noi già mentovati, denominandone uno dal nome suo proprio ; da non confondersi coll'altro antro Coricio, o meglio di Corico in Cilicia, da noi notato a suo luogo. V. Corico), di cui dicemmo alcun che (7. Coricio antro), distante circa 11 chilometri e '/a dalla città di Delfo, al N. verso E., e quasi alla stessa distanza a N. 0. dall'odierna Arakhova. La via ordinaria da Rostri alle vette del Parnaso conduce al di là dello Stadio, e poi volgesi ad 0. più dell'antica, che metteva alla montagna subito sopra la città. Avvertasi qui cho la strada antica era opera sorprendente, a zigzag, constando di più di 1U0O gradini tagliati nel vivo sasso, e formando una gradinata non interrotta fino alla sommità ; ve ne sono considerevoli avanzi, ma ora è poco praticata, essendo più agevole il moderno sentiero. Per giungere alle alture del Parnaso fa mestieri di circa due ore, al termine delle quali vedonsi le medesime divise da colli e cime montuose in molte valli e forre più o meno grandi, coperte in parte di pini ed abeti, ed in pai-te coltivate come terre arative e da pascolo. Cotesta regione stendesi circa 26 chilometri all'O. dalla base della cima più eccelsa, e formava la parte più preziosa del territorio di Delfo, ricca di greggi, armenti e granaglie. L'antro Coricio poi è situato propriamente nella montagna dal lato N. della valle, ed il diligente viaggiatore Leake cosi ne parla: « Salimmo più della metà della pendice, ed eccoci dinanzi un piccolo ingresso triangolare conducente nella stanza grande della caverna, lunga più di 66 metri ed alta circa 13 nel mezzo. Le goccie d'acqua stillanti dal tetto formarono grandi cristallizzazioni calcaree che si alzano in fondo, mentre altre pendono da ogni parte della tòlta e delle pareti. La porzione interna di questo ampio sotterraneo è scoscesa ed irregolare: ma a forza di arrampicarci sopra alcune rupi giungemmo ad un'altra piccola apertura che mette in una seconda stanza, lunga circa 33 metri, formante all'in-circa un angolo retto colla caverna esteriore ; ed in questo interno appartamento vi è pure un'angusta apertura, ma inaccessibile senza scala a mano, ed appiè della salita alla medesima ve n'è una piccola naturale ». Pausania asserisce (x, 32, § 2) che da Delfo vi erano 60 stadii ossia 10 chilometri e fino ad un'énea statua, donde era più facile salire alla caverna a piedi che sul dorso di un cavallo o I di un mulo ; e Leake la crede posta appunto alle laide del monte, da cui vi è fino a Delfo circa la stessa distanza, ed osserva che l'antro in discorso è
più grande di qualunque altra celebre caverna da lui visitata, e cho una persona vi può camminar lungo tempo senza bisogno di torcia. Aggiunge infine ch'era sacro al dio Pano ed alle ninfe, il che è attestato parimente da altri antichi scrittori, ed è confermato da un'iscrizione in esso rinvenuta, perchè Pane e le ninfe consideravansi compagni di Bacco, le cui orgie si celebravano su queste alture (Strab., ix, p. 417; JSsch., Eum., 22; Bockh, lnscrip., li" 1728 ; Reikes, nella Collection di Walpole, voi. i, p. 314). All'appressarsi dei soldati persiani a Delfo, gli abitanti si rifugiarono in cotesto antro (Herod., voi, 36), e lo stesso fu fatto da quelli di Arakhova negli ultimi tempi. Oggidì, giusta l'asserzione di Ulrichs, l'antro Coricio dicesi da quei terrazzani avxauAi (da cotoavra invece di Teiaapaxovra, quaranta, ed aùXat, stanze, camere, perchè lo suppongono composto di quaranta stanze).
Fig. 2038. — Medaglia di Delfo.
Grandezza vera (argento, grammi 22 l/a)«
Pausania finalmente asserisce che è ben difficile, anche per un uomo robusto, il salire alle vette del Parnaso; che queste sorpassavano le nubi, e che sovr'esse le Tiadi compievano i fanatici loro riti in onore di Bacco e di Apollo (x, 32, § 7). La strada dall'antio più fiate indicato fino alla cima più sublime del Parnaso si volge al N. E., e quella cima alla quale giunge da ultimo il viaggiatore, ma che è la seconda per altezza soltanto, chiamasi Geron-tobracos (6 repovróSpayo?, lo scoglio dei vecchi, forse per la quasi impossibilità di salirvi per costoro), ed ai suoi lati N. ed E. veggonsi grandi masse di perpetuo nevi. Sorge di rimpetto, verso l'È., in forma conica, la cima più alta del Parnaso, che si eleva circa 3000 metri, e dicesi Lylceri da quei montanari, che la considerano il punto più eccelso del mondo, da cui si possa vedere la città per eccellenza, la Poli, abbreviazione di Costantinopoli. Il Parnaso colle molte sue cime ed alture viene chiamato dagli abitanti Liakura (Atóxoupa), voce che si crede storpiata da AuKwpttot, antico nome della cima più alta del monte stesso. Ma Ulrichs considera Liakura qual vocabolo albanese, notando che le antiche parole greche, le cui radici conservarono il proprio significato, non sono mai tanto alterate nel greco moderno, e che la voce Auxépt, indicante la cima più alta, rappresenta l'antico Auxwpetov, perchè i vocaboli del greco moderno terminanti in i non sono che forme abbreviate delle antiche desinenze tov ed eiov. Stefano Bisantino finalmente (s. v. Auxwptta) fa cenno di un Licoreo che sembra essere stato un santuario del Licorio Giove, il cui altare fu sulla cima più alta del Parnaso, dove dicesi approdato Deucalione dopo il diluvio (Lucian., Tim., 3; SchoL ad Pind. 01, ix, 70; Apollod., », 7, § 2).
Bibliografia. — Le antichità di Atene assorbirono per lungo tempo l'attenzione dei viaggiatori, e Delfo era così poco conosciuta, che quando Spon visitò la Grecia nel 1676, egli fu il primo a notare let^iOOQLe
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