Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DELFO 0 DELFIcorpo nei dintorni per marciare contro la città, ed intanto fu tirato un cordone militare da Gualior, Bartpur e Pattiaìlah per tagliare la fuga ai ribelli, mentre il generale Barnard, già capo dello stato-maggiore in Crimea, successo nel comando supremo al lento ed irresoluto generale Anson, morto da poco a Caruol, moveva da Amballah con poderoso nerbo di milizie europee contro la sconvolta Delhi. Gl'insorti, lieti di aver espulso dalla città santa i loro nemici, posero mano a fortificarla e guernirla per tenerneli lontani, e quindi le truppe inglesi furono obbligate ad assediarla secondo le 1 egole militari per poterla alfine riprendere. L'assedio durò tre mesi e mezzo, dai primi di giugno al 15 di settembre, in cui furono dati dagli assedianti gli ultimi attacchi, finché il dì 20 dello stesso mese riusci ai medesimi d'impadronirsene appieno e ristabilire l'inglese autorità.
      Luugo sarebbe l'enumerare, durante l'assedio, le sortite dei rivoltosi dall'assediata città per respingere gli assalitori ; ma può dirsi che non passasse settimana senza che uscissero furiosi dalle mura, cagionando perdite e danni considerevoli agli assedianti, decimati già dall'influenza micidiale del clima e da spaventose malattie inseparabili dai soldati in campo, sotto la sferza cocente del sole, sopra un terreno ardente, salendo il termometro all'ombra a 32 e 34 gradi Réaumur. I disagi però del non tanto lungo quanto disastroso assedio non istancarono le inglesi milizie, che si mantennero ferme al loro posto, aspettando ansiosamente i rinforzi necessarii per aprire il bombardamento finale contro la vasta città. Giunsero questi il di 4 settembre, consistenti nel treno di assedio, che tanto bramavasi, composto di quaranta grossi cannoni, obizzi e mortai, con una grande quantità di munizioni ed una forte scorta di gente. Il di 6 giunse da Mirut un nuovo rinforzo di 2000 bersaglieri e 100 artiglieri con 45 lancieri, e il dì seguente il 4° reggimento dei bersaglieri di Pengiab, sotto il capitano Wilde, ed alquante truppe del Gint Ragià. Nella notte del 7 settembre le batterie avanzate contro il bastione Mori e la rispettiva cortina furono munite di 10 grossi cannoni, a circa 400 metri dal bastione, collocando una divisione di fanteria ed artiglieria in uno spazio chiuso, detto il Cudsia-Bag, distante circa 200 metri dalle mura ; operazioni che non costarono agl'Inglesi neppure 500 uomini tra morti e feriti, ma si deplorarono però tra i primi i valorosi luogotenenti Hildebrant e Bannerman. Il di prossimo fu segnalato dall'apertura del fuoco delle batterie avanzate contro la trinciera di Mori e dall'arrivo del contingente di Summo o Cascemir ; il di 11 aperse il fuoco una batteria di mortai da Cudsia-Bag, alla distanza di poco più di 200 metri, contro il Mori, mentre 16 pesanti cannoni e 10 grossi mortai avevano incominciato a battere la trinciera di Cascemir e quella dell'acqua da Ludlow-Castle ; e il di 12 furono piantati altri 8 pezzi da 18 e 12 piccoli mortai contro la trinciera d'acqua alla distanza di soli 130 o 150 metri. A queste ultime batterie assai avanzate rispondeva gagliardamente il nemico non solo dalla trinciera dell'acqua, ma ben anche dal forte Se-limghur e dall'altro lato del fiume, e fra gli altririmase spento il bravo capitano d'artiglieria Fagan ; altri uffiziali non perirono in tutti questi attacchi, sebbene il nemico non cessasse da un fuoco micidiale di carabine, anche dopo che l'artiglieria diventò ad esso inservibile.
      B dì 13 già il bastione di Cascemir era in rovina, ed aveva cessato da molto tempo di rispondere con un solo colpo alla pioggia *di fuoco che gli pioveva contro dalle batterie inglesi. Anche le attigue cortine furono ben presto distrutte, e dai rottami dei bastioni del Mori rispondevano allo scroscio delle bombe e delle palle solo di tratto in tratto due piccoli cannoni ; dall'altro lato la trinciera dell'acqua aveva sofferto poco meno, il suo magazzino di polvere più lontano era scoppiato in aria, ed un piccolo cannone che ancor rispondeva agli attacchi fu ridotto al silenzio. L'ora dell'assalto finale era pertanto giunta, ed il generale Arcibaldo Wilson, fratello di altri prodi molli gloriosamente sul campo di battaglia e successore al Barnard nel supremo comando, arringò i suoi con poche ma energiche pai ole. Diceva loro ch'egli ammirava l'eroismo da essi mostrato in mezzo agli stenti, alle fatiche, ai patimenti di ogni genere del durato assedio, e che li esortava a mostrarsi degni del loro gran nome nell'ultimo assalto, che coronar doveva le magnanime geste. Trattarsi dell'ultimo, ma del massimo sforzo, nè dubitarsi da lui che nulla sarebbe per resistere al coraggio britannico, e che sarebbe riuscito ai suoi valorosi o di snidare i ribelli dai loro covi, o di sterminarli. Ma non doversi a tal fine scostare alcuno dalla colonna militare cui appartiene, e non far di mestieri il rammentare l'orribile macello dei loro uffiziali e camerati, delle loro donne e dei figli, perchè a ciascuno sia fitto in pensiero di trafiggere senza pietà i rivoltosi, solo perdonando alle costoro donne e ai fanciulli cui si abbattessero per via, affinchè non ne venga contaminato l'onore e il sentimento di umanità degl'Inglesi. Si rechi alfine a notizia di ogni reggimento che a nessun individuo è lecito far preda per suo conto, e che tutto il bottino debba essere posto in comune, per ripartirsi poi equamente fra tutti i combattenti, coll'av-vertenza che chi nascondesse qualche cosa o serbasse per sè, sarebbe costretto a restituirla, e ne verrebbe giavemente punito.
      La mattina del 14, allo spuntare del giorno, fu dato l'assalto generale da tre colonne, rimanendovi la quarta di risei va. 11 punto principale di attacco fu la breccia aperta del bastione di Cascemir ; ma una colonna composta di gorcas e del contingente G/uimnu, testé giunto, doveva con una diversione volgere l'attacco al sobborgo di Kiscenganye, fuori della porta di Lahor, dalla parte occidentale della città. Ma il sobborgo era ben guernito di truppe e difeso da una batteria di grossi cannoni, e quindi gli assalitori furono respinti e vi rimase ferito lo stesso maggiore lleid. Dal lato settentrionale invece tutto procedeva a meraviglia per gli assaltanti, , che penetravano senza soverchia resistenza nella breccia, spargevansi a dritta e sinistra, ed occupavano eli già l'intiera linea delle opere di fortificazione, dalla trinciera dell'acqua fino alla porta di Cabul, inclusivamente alla porta di Cascemir e sua trincea, alla porta Mori e trincea, alla chiesa
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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