Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DELIA — DELICATOCanari e Lahor, attigue al bastione Bum, detto così dal colonnello Bum, il valoroso difensore della città, nel 1804, contro le irruzioni degli Olkar. Viene poi la porta Cabul accanto al canale, la Morta, la Casceniir, e presso il Gar di Selim la porta di Calcutta, conducendo al lato del fiume le porte Lai e Bag-Gat. Il lato occidentale della città è foltissimo di case, tra cui molte di massiccia struttura; la strada principale, detta Ciandur-Ciac, è assai larga e lambita da un canale di acqua. Vedesi ancora in essa la moschea entro alla quale sedeva il ferocissimo Nadir mentre compievasi l'orribile macello degli abitanti. Delhi è adorna di parecchi magnifici edifizii che meritano particolare riguardo, e fra questi il regio palazzo, che gl'Inglesi non si fanno schivi di equiparare al castello di Windsor, asserendo inoltre che la sala del trono non ha un'altra chela pareggi, appoggiandosi il soffitto a colonne di marmo bianco, ed essendo il pavimento di prezioso mosaico ; nel suo centro inalzavasi un dì il famoso trono dei pavoni.
Fra le rovine della città antica, dalla parte orientale del fiume, si veggono alcuni splendidi monumenti ben conservati, dei quali i più notevoli sono quelli degl'imperatori Humaiun e Mahomed Scià, e di Gehanara Begum, figliuola dello Scià Gehan. Una delle opere più utili di quest'ultimo imperatore è il pozzo scavato con enormi spese nella rupe su cui è costrutta la Giunima Musgid, la cui acqua viene per mezzo di macchine inalzata di serbatojo in serbatojo per empiere uno stagno ad uso della città.
La popolazione della città di Delhi è di 154,417 abitanti, dei quali metà sono maomettani.
DELIA (geogr.). — Comune siciliano, provincia e circondario di Caltanissetta, nella valle di Mazzara, con 3642 abitanti.
DELIBERATARIO (prat. leg.). — Olii resta incaricato di un'impresa o investito di un diritto qualsiasi dopo regolare incauto od asta pubblica.
DELIBERATIVO GENERE (reti.). — Gli antichi distinguevano tre generi di eloquenza: il deliberativo, il dimostrativo, il giudiziario. L'oratore si propone col primo di persuadere gli uditori a determinarsi per un partito piuttosto che per un altro. Suo precipuo scopo è di muovere la loro volontà anziché d'indurre in essi un'opinione particolare, e se rivolgesi talora al loro intelletto, ò solo perchè questo decida la volontà; a differenza del genere dimostrativo, in cui l'oratore non si propone di far forza alla volontà degli uditori, ma solo d'illuminarli sopra un dato argomento. Il genere deliberativo fu lungo tempo in fiore ad Atene e a Roma, (piando godevano ancora della loro libertà; però non è possibile che metta radici in un paese in cui il popolo non è chiamato a deliberare per sè o pei suoi rappresentanti. Le Filippiche di Demostene e la maggior parte delle orazioni di Cicerone sono modelli di eloquenza deliberativa che non invec-chieranno giammai. In tempi a noi più vicini luminosi saggi ce ne diede la tribuna inglese, e negli ultimi cinquantanni anche la francese. I Parlamenti italiani non si mostrarono da meno in fatto di eloquenza, e fra i discorsi pronunziati nelle Camere subalpine potrebbe essere citato più d'uno come modello del genere deliberativo (V. Eloquenza).
DELIBERAZIONE {filos., legisl. ed amm.pubbl.). --
Questa parola, la cui radice latina significa bilancia, può essere definita : l'azione di esaminare o bilanciare quale di due partiti convenga meglio abbracciare. Considerando quest'azione relativamente al suo scopo, scorgesi ch'è di due sorta : essa ha cioè per oggetto l'utilità o il dovere. Esempio della prima ci offre il Senato romano quando deliberava se sarebbe utile o no alla Repubblica il distruggere Cartagine; della seconda Cesare sul Rubicone, incerto se dovesse seguire l'impulso della vendetta e l'aura della fortuna, o rispettare le sacre leggi della patria. Nel primo caso la deliberazione è un'operazione di raziocinio e di semplice calcolo : nel secondo hanno gran parte la coscienza e la libertà umana, poiché sono le convenienze del dovere e l'importanza della morale che si discutono. Questa deliberazione morale è uno dei principali elementi costituenti la libertà, o il suo esercizio; è una discussione sui motivi che spingono ad agire, discussione che incomincia coll'incertezza e compiesi colla preferenza data ad alcuno di essi. Questo giudizio è seguito dalla determinazione.
DELICATO (B. A. ed est.). — È un aggiunto che si dà al fare artistico, quando la finitezza dell'esecuzione è congiunta a squisita diligenza di stile e a soavità di forme. In quella guisa che la delicatezza del corpo tiene un certo mezzo tra il gracile ed il robusto ; cosi nell'arte il delicato è il mezzo fra il lezioso ed il severo, se non che inchiude in parte l'idea della grazia.
Non riuscirà mai delicato quell'artista che non è dotato di sensibilità squisita e soave ; e, generalmente parlando, coloro che sono dotati di potente facoltà inventrice o mancano di questa dote, o in loro è come cosa secondaria. Raffaello, a cagion d'esempio, ha alcune parti delicatissime; ma quel che domina in lui è il grande del pensiero, il largo dell'esecuzione. Carlo Dolci è il pittore che per antonomasia si può clriamare il delicato. Ristrettosi a poche invenzioni, con purissimi tratti, con soave impasto, con accurata squisitezza, le condusse in guisa da tórre ad altri la speranza di poterlo in delicatezza sopravanzare. Delicate sono le pitture dell'Albano e generalmente di tutti quegli altri artisti che stanno di mezzo fra la nobiltà elegante di Raffaello e l'inimitabile grazia del Correggio.
Gli artisti i quali lavorano in piccole dimensioni, nei soggetti graziosi aspirano alla lode di delicati; e quel bizzarro e potente ingegno di Benvenuto Celi ini, la cui pieghevole indole si prestava ad ogni genere di cose, mentre fu grande nei Perseo, seppe farsi delicatissimo nella Psiche e nelle cesellature e sigilli, che formarono allora e poi l'ammirazione di tutti.
Passando dalla parte tecnica alla parte ideologica e razionale, dell'arte, la voce delicato si congiunge col sentire e col gusto; come, fisicamente parlando, si congiunge coi sensi dell'udito, del tatto, ecc., e dicesi che abbia sentire delicato quegli che di leggieri è mosso dalle più lievi impressioni, le quali poco o nulla opererebbero sopra un animo ruvido non avvezzo a ricevere le squisite sensazioni del bello. Gusto delicato nelle lettere o nelle arti ha quegli che penetra fin nelle bellezze meno
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