Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      Deliquio - delirió
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      a coprirsi di uno strato di liquido se vengono posti in una bacinetta sotto di una campana le cui pareti siano immerse in questo liquido.
      I sali che sono molto solubili e che hanno molta affinità per l'acqua, o che ne inalzano notevolmente il punto di ebollizione, cadono in deliquescenza, quantunque sia debole il grado di umidità dell'aria ; tali sono i nitrati di calce, di allumina, di magnesia.
      Ma tra i sali solubili ve n'ha alcuni che non sono forniti di molta affinità per l'acqua e ciò non ostante vi si disciolgono facilmente per essere quasi privi di coesione; questi, come il solfato, il fosfato ed il carbonato di soda, ecc., non cadono in deliquescenza se non in un'aria carica di vapore acquoso.
      I sali insolubili non assorbono l'umidità, qualunque siasi lo stato igrometrico dell'atmosfera.
      Dal che segue che i sali si comportano diversamente all'aria, dipendentemente dalla loro coesione, dalla loro affinità per l'acqua e dall'umidità dell'aria. La temperatura influisce anche grandemente sulla deliquescenza dei sali, poiché fa variare la loro solubilità.
      In generale, per sapere se un sale posto in un'aria umida, ad una certa temperatura, deve farsi più o meno deliquescente, bisogna fare una soluzione acquosa satura di questo sale alla data temperatura, e determinare il suo punto di ebollizione. Se questo punto è di 10 o 12 gradi più elevato di quello a cui bolle l'acqua pura, il sale sarà molto deliquescente; al contrario, lo sarà pochissimo quando non si noterà una differenza maggiore di 1 o 2 gradi ; finalmente non sarà deliquescente se non verrà elevato il punto di ebollizione dell'acqua. Avvi due composti i quali si trovano in quest'ultimo caso, quantunque solubilissimi, e sono l'acetato di piombo e il bicloruro di mercurio (sublimato corrosivo).
      Volendo poi conoscere a qual grado di umidità un sale principia a cadere in deliquescenza, basterà, secondo Gay-Lussac, collocare un Igrometro (V.) sotto una campana le cui pareti siano bagnate con acqua satura del sale da sperimentarsi, e notare il grado segnato dallo strumento ; si troverà, per esempio, che adoperando una soluzione satura di sai marino alla temperatura di 15°, l'igrometro giunge a 90 gradi di umidità, e si conchiuderà che il sai marino non principierà a diventare deliquescente se non quando l'umidità dell'aria farà segnare più di 90 gradi all'igrometro.
      I sali che per la loro esposizione all'aria nel loro stato più ordinario cadono in deliquescenza, contengono, come osserva Thénard, presso a poco la metà del loro peso di acqua di cristallizzazione.
      Le proprietà che posseggono certi sali di sciogliersi nell'acqua, che assorbono dall'aria o da un gas qualunque, serve per essiccare un gran numero di sostanze. Cosi il cloruro di calcio posto in un lungo tubo essicca perfettamente o quasi un gas umido che non agisce chimicamente sopra quel composto, come sarebbe il gas ossigeno, conducendo attraverso del tubo una corrente di questo gas.
      Del rimanente la deliquescenza è propria dei corpi solidi che s'inumidiscono all'aria e si liquefanno Dell'umido condensato; ed è una forma della igro-
      metricità, la quale significa la qualità che hanno i coipi, di qualsiasi forma siano, di assorbire il vapore acquoso ed incorporarselo. L'acido solforico, per esempio, è corpo igrometrico, ma non deliquescente, perchè è già liquido per sè, ed attraendo l'umido dell'aria non fa che rendersi più diluito.
      Anche certi vapori sono igrometrici quando provengono da corpi avidi dell'acqua (V. Igrometrici corpi, Igrometrici).
      DELIQUIO (patol.). V. Sincope.
      DELIRIO (patol.). — Voce derivata, secondo alcuni, dal latino lira, che vale porca e solco, donde delirare viene a significare essere fuori del solco, o, come si suol dire, fuori del seminato; mentre secondo altri deriverebbe dal greco Xifyot, inezie. Comunque ciò sia, è parola che in senso esteso viene a indicare qualunque aberrazione nell'esercizio delle facoltà intellettuali.
      Il delirio, secondo Cullen , è un giudicio falso suscitato da percezioni fantastiche, da reminiscenze false, giudicio che comunemente produce emozioni che non hanno relazione coll'oggetto donde il medesimo fu originato. Ma nè questa definizione, nè altre proposte da varii medici possono compiutamente abbracciare i fenomeni di una condizione morbosa che può presentar tutte le immaginabili gradazioni del pervertimento non solo dell'intelletto, ma della memoria e della volontà. Il delirio può derivare da tre cause molto diverse, e sono le allucinazioni prodotte da alterazioni delle sensazioni per vizio dei nervi e degli apparecchi dei sensi ; le sensazioni morbose prodotte da uno stato anormale dei visceri interni ; e per ultimo un'aberrazione mentale derivante da sconcerto degli organi cerebrali. Ma ordinariamente i patologi distinguono il delirio dalla follia, colla quale verrebbe a confondersi, e chiamano solamente con tal nome il disturbo delle facoltà intellettuali sintomatico di qualche malattia. Avvi tuttavia una specie di delirio che è considerata come essenziale, ed è il Delirio dei bevitori (V.), delirium tremens potatorum. In generale le malattie che valgono a provocare il delirio sono lo febbri intermittenti anche benigne nello stadio del calore; le febbri intermittenti perniciose ; la febbre sinoca durante le esacerbazioni ; le febbri gastriche specialmente complicate da vermi; le febbri tifoidee; le infiammazioni violente dei visceri principali ed anche delle estremità nello stadio di suppurazione; gli esantemi prima dell'eruzione, durante la suppurazione o dopo che sono stati ripercossi ; le impetigini ripercosse e la pellagra. Il delirio si distingue in furioso e placido, che vien pure detto vaniloquio, lieto o melanconico, loquace o taciturno, continuo, intermittente, remittente e periodico. La gravezza sua come sintomo è in generale dipendente dalla gravità della malattia che esso accompagna ; quantunque sianvi persone che delirano per una leggerissima febbre, nei quali casi, ove si conosca prima tale debolezza di mente nell'infermo, e per altra parte manchino i segni di un'affez:one grave per se stessa, dovrassi meno temere del delirio. La cura deve unicamente essere rivolta all'affezione principale di cui esso è sintomo. Qualunque sia la causa che lo produsse, i mezzi revellenti alle estremità inferiori, i bagni freddi al capo riescono dit^iOOQLe


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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