Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DEM13EA - DEMBINSKI ENRICOpiedi, rischiarato dall'incantevol lume lunare. Col levarsi del sole sentii grado grado rifluire il calore e la vita, e deliberai ristorare con alcune ore di sonno le mie stanche membra. Io scelsi un luogo sull'orlo settentrionale del cratere da cui scorgevasi tutta la provincia di Mazanderan e la sconfinata superficie del Caspio ».
In capo a due ore di sonno Czarnotta si svegliò e ricominciò a fare il giro del cratere per trovare i suoi compagni, ma sempre indarno. Alle dodici circa ei vide venire a sè un uomo, il quale gli recò la notizia sconsolante che tutti i suoi compagni erano al basso della montagna; appresso costui condusse il nostro viaggiatore in una grotta molto al basso nella montagna, in cui sogliono pernottare tutti coloro che disegnano salire in cima.
Non volendo Czarnotta lasciare a mezzo l'impresa, indusse la sua nuova guida a scendere dalla sua gente e a ricondurla in un con le provvigioni. La caverna in cui trovavasi è così descritta da Czarnotta:
« La grotta è capace appena di sei od otto persone. Io meravigliai non poco di trovar la temperatura grandemente elevata ; nel mezzo della grotta la temperatura media era 21° R. In due punti delle pareti a foggia di colonne il terreno era cosi caldo che appena ci si poteva stare un minuto ; la temperatura variava colà fra + 42° e + 59° R. La causa di questo calore straordinario sono le continue emanazioni solforiche accompagnate da un rumor sordo ».
Anche in quel giorno Czarnotta aspettò indarno l'arrivo delle sue guide, di che per poco non ebbe a venir meno di fame. Fortunatamente alle 8 del mattino del terzo giorno ei vide due cercatori di solfo, i quali divisero con esso lui il loro umile desinare e la poca acqua che avevano. Di quest'ultima avea specialmente sommo bisogno il nostro viaggiatore, dacché il ghiaccio che aveva divorato per la sete conteneva molta polvere di solfo. Poco stante giunsero anche due delle sue guide, recando coperte e cibarie, ma non gli strumenti. Czarnotta mandò a prendere questi ultimi, e sali di bel nuovo sul cratere per scegliere il luogo delle osservazioni che designava fare il di seguente. Al sopraggiungere della notte il termometro cadde di bel nuovo e il nostro viaggiatore scese nella grotta, ove con sua non poca sorpresa trovò tre persone, il cui aspetto non gli ispirava molta fiducia, e la sua ansietà ricrebbe quando riseppe dal loro conversare ch'essi erano stati inviati sulla montagna per por le mani addosso ad uno che non nominarono.
Czarnotta era tanto più inquieto che le sue quattro guide ben gli avevano recato le sue robe, ma senza le 6ue pistole a doppia canna. Con le quattro guide erano venuti cinque altri uomini appartenenti chiaramente alla società dei tre primi. Quando Czarnotta usci dalla grotta, quella sospetta società s'impadronì dei posti migliori, e gli fu giocoforza pernottare o all'aperto o presso ai due luoghi caldi summento-vati ; ei si appigliò all'ultimo partito e non tardò a pigliar sonno dopo aver ordinato alle guide di recare, il mattino seguente, gli strumenti. Svegliatosi, s'accorse con dispiacere che la vetta del Demavend era tutta coperta da una nuvola nevosa, e che eia perciò impossibile dar mano a lavori geodetici. Lesue vesti e le coperte, sulle quali aveva dormito, caddero a pezzi, e il mantello di cui erasi servito come di guanciale era pieno di macchie rossigne.
L'ordine di recar gli strumenti non era stato eseguito, che anzi erano stati sottratti da quei furfanti, i quali trassero con sè Czarnotta con intenzione probabile di gettarlo in qualche abisso, finche giunsero all'orlo di una fenditura della montagna piena di neve: Czarnotta si sciolse allora a forza dalle mani di quei ribaldi, e balzò dietro tre piramidi di ghiaccio che lo coprivano intieramente. Di là ei gittò loro tutto il danaro che aveva, e si accordò che lo avrebbero condotto fino al luogo ove aveva lasciato i suoi servi. Ei scese infatti con loro giù per una valle angusta chiusa da alte roccie, finché pervenne sano e salvo alle falde del Demavend.
Vedi Petermann, Mittheilungen aus J. Perthes geographischer Anstalt ecc. (Gotha 1859).
DEMBEÀ (geogr.). — Vasto lago situato nel cuore deirAbissinia, della lunghezza di 102 chilom. sopra una larghezza massima di 46. Esso contiene molte isole, una delle quali è di considerevole estensione, ed è destinata a luogo di confine pei prigionieri di Stato. Le numerose correnti che scendono dalle montagne di Damot e di Gojam vengono ad ingrossare questo lago, nel quale entra pure dalla parte di ponente il Bahr-el-Àzrek (V.), il maggior fiume dell'Abissinia, che lungamente si suppose essere il vero Nilo (V.). Si osserva che la corrente di questo fiume può dappertutto essere distinta nel suo passaggio per mezzo a quell'immenso corpo d'acqua.
Dembea è pure il nome di una provincia dell'Abissinia, la quale comprende tutto il territorio circondante il sovraccennato lago, e con esso quel fertile tratto a settentrione in cui è situata la capitale Gondar. Il paese tutto è ubertoso, e per montagne e pianure bellamente svariato.
DEMBINSKI Enrico (biogr.). — Generale polacco, nato nel palatinato di Cracovia il 16 gennajo 1791, morto a Parigi il 14 giugno 1864, imitò di buon'ora l'esempio del padre suo, Ignazio Dembinski, deputato alla Dieta di Polonia, il quale durante la rivoluzione aveva dato prova di molto ardore per la causa dell'indipendenza nazionale. Egli passò due anni a Vienna nella scuola degl'ingegneri, ma ricusò il brevetto di uffiziale austriaco, ed entrò, nel 1809, come semplice soldato nell'esercito nazionale del granducato di Varsavia. Fece coi Francesi la campagna del 1812, fu nominato capitano da Napoleone sul campo di battaglia di Smolensko, si segnalò a Lipsia e difese poi Parigi contro l'esercito vittorioso della Santa Alleanza. Dopo la caduta dell'Impero tornò in Polonia, e visse ne' suoi possessi finche, eletto deputato nel 1825, si associò per cinque anni agli sforzi dell'opposizione nazionale.
La rivoluzione del 29 novembre 1830 lo richiamò sotto le armi, e servi da principio in un reggimento che si formò nel palatiuato di Cracovia. Condotte ch'ebbe le sue truppe a Varsavia, ricevette dal generalissimo Skrzynecki il comando di una brigata di cavalleria che prese una parte importante alla battaglia di Kuflew contro il feldmaresciallo Diebitsch. Poco appresso appiccò un combattimento sanguinoso con- quest'ultimo sulle sponde della Narew. Di poi si unì al corpo del ge-
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