Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DEMETRIO
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      ei fii di assicurare il suo trono colla morte del figlio di Godnnof e di nna gran parte dei membri di quella famiglia. Frattanto la vedova d'Ivan,ritirata in nn lontano chiostro, invitata dal nuovo czar, renne a Mosca, e qual ne fosse la causa, la rassomiglianza, la paura o l'interesse, mostrò di riconoscerlo per suo figlio, che anzi dicesi gli desse contrassegni d'una effusione tutta materna. Ciò indusse alcuni scrittori a credere che Otrepief potesse realmente essere il figlio d'Ivan, e tra questi principalmente Margaret, di nazione francese, capitano della sua guardia, che lo asserisce costantemente nella sua opera, Estat de Vempire de Russie et grand duché de Moseovie. Ma qualunque si fosse egli, Demetrio e Otrepief, sarebbesi mantenuto nel potere e l'avrebbe tramandato a' suoi discendenti, ove avesse saputo governarsi e governare con maggior prudenza. Ma egli era e per natura e per elezione molto più inclinato ai costumi ed agli usi geniali dei Polacchi che ai semibarbari dei Russi, e mostrava specialmente maggior preferenza per la Chiesa latina che pel culto ruteno, perchè ciò non dovesse dar ansa ai suoi nemici e perderlo nell'opinione dei sudditi. Dieci giorni appena erano trascorsi dacché eransi festeggiate le nozze dello czar con Marina Mniszech e la di lui incoronazione, quando Chniski, discendente per linea collaterale dagli antichi czar, che aveva ordita contro il Samoz-vanetz una congiura per precipitarlo dal trono, conobbe che il momento opportuno per un'aperta rivolta era giunto. Suscitato prima nel popolo un gran tumulto, irruppe quindi con una mano di partigiani furibondi nel Kremlino, dal quale trasse fuori Demetrio, lo trucidò, la moglie sua cacciando in prigione. Il popolo poi fece man bassa sui Polacchi e ne spense in quel giorno (27 maggio 1606) presso a 1700. Chuiski poco tempo dopo, per acclamazione popolare e quasi senza alcun intervento dei bojardi, venne inalzato al trono. Il cadavere di Demetrio venne di suo comando esposto al pubblico; ma egli era così pesto e malconcio, che non si poteva raffigurare, onde corse ben tosto la voce ch'egli viveva ancora. Le fazioni avverse a Chuiski accolsero festosamente questo grido, ed un lurbo Ebreo, per nome Andrea Nagii, pensò profittarne spacciandosi per quello. Ei disse di essere scampato alla strage di Mosca, e che un altro scambiato per lui era stato ucciso in suo luogo. Questo falso Demetrio, quantunque spoglio di ogni qualità e di qualsiasi merito personale, pervenne tuttavia a trarre a sé tutti i Russi malcontenti, i Polacchi sitibondi di vendetta, i Cosacchi sempre avidi di saccheggio, e i numerosi malandrini di cui erano infestate parecchie provincie dell'Impero; e secondato da tre capi possenti e risoluti, desolò per più anni la Russia già miseramente straziata dalle fazioni. Marina Mniszech, donna superba e di un'ambizione smisurata, appena posta in libertà, corse a lui e mostrò di riconoscerlo per suo marito, e ciò aumentò oltremodo il numero dei di lui partigiani Chuiski si sostenne per qualche tempo, mediante i soccorsi mandatigli dal re di Svezia, ma infine cadde nelle mani dei Polacchi, che, nel 1610, lo sforzarono a deporre la corona. Verso la fine del medesimo anno il secondo falso Demetrio fuper vendetta ammazzato dal principe Urussof, e Marina cadde in mano dei Russi. Un'altra volta liberata e un'altra volta in campo colle armi per far acclamare czar un suo figlio, ri cadde finalmente di bel nuovo in potere de' suoi nemici, che, secondo alcuni, se ne liberarono affogandola nell'Ural, e secondo altri, chiudendola in un carcere, ove terminò i suoi giorni. Suo figlio, arrestato pur esso, morì giustiziato.
      L'ebreo Andrea Nagii non fu l'ultimo falso Demetrio che abbia colla sua comparsa funestata la Russia, che cominciava allora sotto i Romanof, assunti al trono per l'elezione di varii Stati dell'Impero, a rimettersi da tante terribili scosse che l'avevano sconvolta, ma che ebbe ancora per lungo tempo a risentire le conseguenze della più terribile anarchia. Due altri ne comparvero sotto il regno di Mikhail Fedorovitz, ed è noto che un'impostura del medesimo genere, tentatasi sotto quello stesso di Caterina II, pose nel più gran pericolo quella principessa e la Russia, che aveva pur tanto mutato d'aspetto e che prendeva già parte a tutti gli avvenimenti d'Europa, i cui interessi da Pietro il Grande in poi eranle divenuti comuni.
      DEMETRIO {biogr.). — Il numero degli antichi autori di questo nome registrati da Fabricio (Bi-blioth. Or tee., xi, p. 413 ecc.) somma a pressoché cento, venti dei quali sono anche citati da Diogene Laerzio. Noi recheremo i più notevoli.
      I. D'Adramitto, soprannominato Issione, era un grammatico greco dei tempi d'Augusto, e visse parte a Pergamo e parte in Alessandria, ove faceva parte della scuola critica d'Aristarco. Egli è autore di molte opere, di una delle quali, 'Arnxal YXwoffae, esistono tuttavia pochi frammenti (Scoi, ad Aristoph. Av., 1568, Ran., 78 ecc.). I critici antichi citano spesso la sua 'E^picn® tic "Ojnipov, sgraziatamente perduta.
      II. Di Alessandria, filosofo peripatetico (Diog. Laerz., v, 84). Avvi un'opera intitolata ire pi IpuTjveiac, giunta sino a noi sotto il nome di Demetrio Fa-lereo, la quale non può però, per varie ragioni, essere sua fattura : scrittori posteriori sono in essa citati (vedi, p. es., §§ 76, 231, 246, 308), ed occorrono altresì vocaboli ed espressioni che provano esser dessa un'opera posteriore. I più dei critici inchinano perciò ad attribuirla a Demetrio di Alessandria. Essa è dettata con molto gusto, e contiene una ricca suppellettile di notizie sui punti principali dell'oratoria. Se l'opera è, come pare, fattura del nostro Demetrio, il quale scrisse, com'è noto, sull'oratoria (tiyyDiog. Laerz., I. c.), dee essere stata composta ai tempi degli Antonini. Essa fu primamente stampata nei Rhetores (rrceci d'Aldo (t, p. 573), ecc. Moderne separate edizioni ne furono fatte da J. G. Schneider (Altenburg 1779) e da Fr. Gòller (Lipsia 1837).
      III. Di Bisanzio, filosofo peripatetico, identico probabilmente al Demetrio amato ed ammaestrato da Critone (Diog. Laerz., v, 83), scrisse un'opera, il quarto libro della quale è spesso citato da Ateneo (x, p. 452 ecc.). Ma oltre ad alcuni frammenti di essa, furono scoperti ad Ercolano frammenti di due altre 8ue opere intitolate rapi tivc7>v au£7)trj0évro>v Si'atrotv e rapi t&c HoXuaivou «top*? (Volutn. Hercul., I, p. 106,
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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