Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DEMETRIO - DEMETRIO FALEREOediz. Oxford). Non è inoltre impossibile che questo filosofo sia quello stesso che tentò dissuadere Catone in Utica dal commettere suicidio (Plut., Cat. Min., 65).
IY. Soprannominato il Sincéllo, metropolitano di Cizico, viveva intorno alla metà dell'xi secolo. Giovanni Scilitza e Giorgio Cedreno ne fanno menzione nell'introduzione alle loro opere. Ei scrisse un'esposizione delle eresie dei Giacoblti (V.) e di altri eretici, pubblicata con versione latina r\e\V Auctarium Novum dal Combefisio. Trovasi del medesimo autore un trattato nel Jus grceco-romanum del Leun-clavio. Le biblioteche di Roma, Milano e Parigi possiedono manoscritte alcune opere del Sincello (Fabricio, Bibl. Grcec).
V. Soprannominato Cidonio, nativo di Tessalonica
0 di Bisanzio (Yolaterran., Comment. Urb., xv; Allatius, de Consensi*, pag. 856), fiorì durante l'ultima metà del secolo xiv. L'imperatore Giovanni Cantacuzeno lo amava assai, lo inalzò ai più alti ufficii nello Stato, e quando disegnò abbracciare la vita monastica, Demetrio lo confortò in questa risoluzione ed entrò, nel 1355, con lui nello stesso monastero. Appresso Demetrio recossi per qualche tempo a Milano, per dar opera allo studio del latino e della teologia, e morì in una badia di Creta, ma era ancor vivo nel 1384, quando Manuel Paleo-logo succede al trono, perocché possediamo una sua lettera indirizzata a questo imperatore dopo la sua assunzione. Demetrio è autore di molte opere teologiche ed altre, delle quali varie son tuttavia inedite, e tradusse altresì parecclrie opere dal latino in greco. Le più importanti delle stampate sono le seguenti: Due epistole indirizzate a Nice-foro Gregora e Filoteo, prefisse all'edizione di N. Gregora per J. Boivin (Parigi 1702); Monodia, vale a dire lamentazioni sui caduti a Tessalonica durante i torbidi del 1343, stampata nell'edizione di Teofane per Combefisio (Parigi 1586,p. 385 ecc.); 2u[Ap<KÀeurtxó?, vale a dire orazione indirizzata ai Greci, in cui dà loro consigli sul modo di allontanare i pericoli loro minacciati dai Turchi. Essa è stampata neWAuctar. Nov. (n, pag. 1221) di Combefisio ; Su Gallipoli, in cui Demetrio consiglia
1 Greci a non cedere questa città al sultano Murat (Combefisio, Auctar. Nov., n, p. 1284 ecc.); Ilepl tou xatacppoveiv xòv 3Seiler (Basilea 1553) e dipoi da Kuinoel (Lipsia 1786); un'epistola a Barlaam sulla processione dello Spirito Santo è stampata nelle Lect, Antiq. di Canisio (voi. vi, p. 4, Ingolst. 1604); un'opera contro Gregorio Palama fu per la prima volta stampata da P. Arcudio nei suoi Opuscula Aurea Theol. Grcec. (Roma 1630), i quali contengono altresì un'opera di Demetrio contro M. Planude.
Yedi: Wharton, Append. to Cave's Ristory Lit. (voi. i,p. 47 ecc.) —Fabr., Bibl. Gr. (xi, p. 398 ecc.).
VI. Soprannominato Mosco, poeta greco, era originario di Lacedemone, passò in Italia quando i Turchi distrussero l'Impero di Costantinopoli, ed insegnò il greco a Ferrara e alla Mirandola. Ei compose un poemetto, De Nuptiis Helence et Pa-ridis (Reggio, circa il 1510), talmente raro che appena se ne conoscono cinque o sei esemplari ; i compiuti denno avere una versione latina, la qualemanca in quello della Biblioteca nazionale di Parigi. Renouard voleva farne una nuova edizione col commentario dell'ellenista Lamberti, ma questo disegno non fu poi effettuato, finche Emmanuele Bekker ripubblicò, nel 1823, nelle Miscellanea Critica (voi. li, p. 476) questo poemetto da un manoscritto nella Biblioteca Angelica a Roma. Demetrio compose inoltre l'argomento dei AiOixa attribuiti ad Orfeo, e alcuni altri opuscoli rimasti inediti.
VII. Di Scepsi, grammatico ed acuto filologo greco dei tempi d'Aristarco e Crate, compose una grand'opera, spesso citata, sotto il titolo di Tfunxòc §ióxoIliade in cui sono dinumerate le forze dei Greci.
Vedi Westermann sul De Historia Grceca di Vossio (p. 179 ecc.).
Vili. Poeta comico ateniese della vecchia commedia (Diog. Laerz., v, 85). I frammenti a lui attribuiti contengono allusioni ad avvenimenti che ebbero luogo intorno la 92a e 94a olimpiade (412 e 404 av. Cr.) ; ma havvene un altro in cui è fatta menzione di Seleuco e di Agatocle, il che trasporterebbe la vita dell'autore sotto la 118* olimpiade. La sola spiegazione è quella di Clinton e Meineke, i quali suppongono due Demetrii, uno poeta della vecchia commedia, l'altro della nuova. Al Demetrio più antico vuoisi attribuire StxeXta o 2ixeXo(, citata da Ateneo, da Eliano, da Esichio e dall'Etimolo-gicum Magnum. Il solo frammento del Demetrio più giovane è il summentovato dagli 'AfcoraYvr/K, che fissa la sua data, secondo Clinton, dopo il 299 avanti Cristo (Meineke, Fragm. Comm. Grcec., i, pp. 264-266 ecc.).
DEMETRIO (biogr. e stor. artist.).
I. Architetto, condusse a compimento con Peonio il gran tempio d'Artemide in Efeso, incominciato 220 anni addietro da Chersifrone. Ei visse probabilmente 340 anni avanti Cristo, ma la sua data non si può fissare con certezza. Vitruvio lo chiama servus Diance, vale a dire un Upó&uXo; (Vitruv., vii, pref. § 16; Chersifron.).
II. Scultore. Plinio fa menzione della sua statua di Lisimaca, sacerdotessa di Minerva, d'unaltia di Minerva stessa, chiamata Musica (4uWxrj), perchè i serpenti sulla testa della Gorgone risuonavano come le corde stuzzicate d'una lira, e di un'altra statua equestre di Simone, il più antico scrittore d'ippologia. Hirt cita un bassorilievo nel museo Nani di Venezia, ch'egli crede copiato da questa statua equestre di Simone (Geschich.d. Bild. Kunst, p. 191). Secondo Quintiliano (xn, 20), Demetrio fu censurato per attenersi nelle sue statue troppo strettamente al vero, in modo da guastare la loro bellezza. Non v'ha pressoché dubbio ch'egli è identico al Demetrio d'Alopece, la cui statua in bronzo di Pellico è descritta da Luciano (Philops., 18, 2'»), il quale, a cagione appunto del suddetto difetto, chiama Demetrio où S'eoitoto; tic, «XX' àvQpcoTtozoióc.
DEMETRIO FALERE0 (biogr). — Ateniese, figliuolo di Fanostrato e discepolo di Teofrasto. Consacrò la giovinezza allo studio della filosofia, ed entrò dapprima negli affari pubblici intorno al 320 avanti Cristo. Fu condannato a morte insieme con Focione per avere abbracciato il partito macedonico, ma gli
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