Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DEMOCARE — DEMOCRAZIA
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Inorni dei diversi demi erano tolti, alcuni dai luoghi principali, come Maratona, Eleusi ed Acarne ; altri da famiglie illustri, come i Dedalidi, i Bu-tadi, ecc., una compiuta enumerazione dei quali vien data da Wachsmuth (n, p. 1, App. 1). 11 maggiore di tutti era il demo di Acarne, il quale al tempo deUa guerra del Peloponneso potè somministrare 3000 uomini di grave armatura.
Quanto alla loro costituzione e relazione con lo Stato in generale, i demi formarono corporazioni di tanto indipendenti, che avevano i proprii magistrati, il loro patrimonio ed il loro erario. Tenevano adunanze comunali convocate dai Demarchi (V.), in cui discutevansi gli affari riguardanti il demo e si procedeva, per es., all'affittamento dei beni comuni, all'elezione dei magistrati ed uffiziali, alla revisione delle liste dei cittadini detti detnoti (Sriaótat) ed all'ammessione di nuovi membri. Inoltre ogni demo teneva il catalogo di coloro che avevano diritto di rotare alle assemblee generali di tutta la nazione ; somministrava allo Stato una certa sovvenzione in danaro e un certo contingente di truppe ; ed aveva i suoi tempii, e i suoi sacerdoti di propria elezione. Oltre poi ai magistrati ed ai pubblici uffiziali quali erano i demarchi e i tesorieri (t*,a(<«) eletti da ciascun comune, eranvi pure i giudici (&xaStamriTat).
Due delle più importanti funzioni delle assemblee dei demi le quali tenevansi in Atene, erano l'am-messione dei nuovi membri (giacché niun individuo poteva godere dei dritti e privilegi di cittadino se non faceva parte di un demo) e la revisione dei nomi dei membri già ammessi. I registri erano tenuti dai demarchi, i quali coll'approvazione dell'assemblea vi inscrivevano e ne cancellavano i nomi. Cosi, quando un giovane era proposto per essere inscritto, era lecito ad ogni demota di opporsi alla sua ammessione per causa di illegittimi natali o per difetto di cittadinanza in uno dei genitori. I demoti decidevano della validità dell'opposizione con giuramento e alla maggioranza dei voti. Lo stesso facevasi quando un cittadino cambiava di demo in conseguenza di adozione. Che se sospettavasi che alcuno fosse stato intruso nel registro dei cittadini contro il voto del demo o contro la legge, vi era il rimedio di pubblico giudizio per parte dello stesso demo, cui si dava il nome di Sta^uric.
Finalmente i demi, come le tribù, potevano concedere corone ed altre distinzioni onorifiche, e fra le altre cose la facoltà di acquistare liberamente beni nel loro territorio, senza pagamento di quella gravezza cui andava in tal caso soggetto chi apparteneva ad un altro demo. Un decreto di questa sorta del demo del Pireo a favore di un Cailida-mante si trova in una iscrizione riferita da Chandler (», 108).
DBMOCARK [biogr.). — Oratore ateniese, figliuolo di Lachesi e di una sorella di Demostene. Mandato con altri in ambasciata a Filippo, re di Macedonia, sulla domanda di quel principe t che cosa potesse jare a favore del popolo di Atene », rispose: « Nulla, fuorché appiccarti ». Filippo tuttavia non prese ven-Nuova Encicl. Ital. Voi.
detta della sua insolenza, ma solamente lo invitò
a chiedere a' suoi concittadini, se fosse più da commendarsi colui che teneva un simile linguaggio, o chi sapeva pazientemente sopportarlo. Nel decreto pronunziato dal popolo in suo favore, che si legge nelle Vite dei dieci oratori erroneamente attribuite a Plutarco, Democare è lodato per essere stato esiliato per la causa democratica, per non aver accettato alcun impiego nel tempo in cui il popolo non godeva de'suoi diritti, e per non aver mai preso parte all'oligarchia. Fu esiliato da Atene quando Demetrio Falereo ne prese il governo ; e ripatria-tosi allorché Demetrio Poliorcete rese agli Ateniesi la libertà, contribuì a far vincere la legge proposta da un Sofoele, di cacciare tutti i filosofi dall'Attica. Questa legge, diretta specialmente contro i peripatetici, essendo stata insieme col suo autore attaccata da Filone, Democare ne prese la difesa con un discorso pieno di atroci calunnie contro i più rispettabili filosofi. Ma il popolo annullò la legge e condannò Sofocle ad un'ammenda di cinque talenti. Democare fu di nuovo esiliato per le sue pungenti facezie sulla bassa adulazione di cui Demetrio Poliorcete era l'oggetto, e ripatriò sotto l'arcontato di Diocle, 288 anni av. Cristo. Spogliato Demetrio de' suoi Stati, gli Ateniesi decretarono a Democare, ancor vivente, una statua, vitto a spese del pubblico, nel Pritaneo, e diritto di precedenza ai pubblici giuochi. Egli aveva scritto la storia del suo tempo, nella quale trattava assai male Demetrio Falereo. Tale opera, secondo Cicerone, era scritta più da oratore che da storico.
DEM0CRATE (biogr.). — Filosofo pitagorico, intorno al quale nulla si sa assolutamente. Una raccolta di massime morali, denominate sentenze auree (YvS»{x«t •/puCesare ; ma nulla puossi affermare con certezza per mancanza di prove intrinseche ed estrinseche. Alcune di queste sentenze sono citate da Stobeo e trovansi in alcuni manoscritti sotto il nome di Democrito, il che sembra però un mero errore proveniente dalla somiglianza del nome. Esse furono raccolte e stampate in varie edizioni delle sentenze di Demofilo.
DEMOCRAZIA (Ar^oxparfa) (polii.). — Voce greca come monarchia, aristocrazia, oligarchia e altri simili termini di politica.
Il terzo libro di Erodoto (cap. 80-82) contiene le idee del più antico storico greco che ci rimanga, intorno ai pregi e ai difetti delle tre forme di governo che diconsi democrazia, oligarchia, e monarchia. Sarebbe difficile di trarre dai citati capi di Erodoto una definizione esatta della democrazia; ma da essi impariamo quali ne fossero gli elementi essenziale Essi sono: 1° perfetta eguaglianza politica (ìsovo^): 2° elezione dei magistrati estratti a sorte (ita^o), il che insieme colla prima condizione indica che i pubblici uffizii erano accessibili a tutti ; 3° risponsabilità "nei funzionarli pubblici (àpx^i {meuOovo;), che denota breve termine dell'uffizio e facoltà nel popolo di destituirli ; 4° decisione intorno alle cose pubbliche per VII. 18
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