Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DEMOCRAZIAparte delia generalità del popolo (ti pouXiu,Ao«a narra
      if rò xotvòv ivafiptiv).
      Non occorre discutere sui pregi e sui difetti di una democrazia quale è abbozzata negli accennati capi, non essendo i difetti altro che certe conseguenze che si suppongono derivarne, e i pregi che alcuni vantaggi incidentali di tal forma di governo, mentre nè gli uni nè gli altri sono parti essenziali della nozione fondamentale di una simile istituzione. Per farsi una idea di una democrazia qual era concepita dai Greci, ovvero per formarsi un'idea precisa di una democrazia pura, è necessario considerare una piccola comunità, come per es., una sola città con piccolo territorio, e riguardare questa società come un principato indipendente. Le istituzioni che nei tempi moderni più si accostarono alla forma di una democrazia pura sono alcuni dei Cantoni Svizzeri. Inoltre per farsi un'idea esatta di una democrazia greca e di alcune delle democrazie dell'Unione dell'America settentrionale è da osservare che l'intiera società di tali Stati consisteva e consiste in due grandi divisioni di uomini liberi e di schiavi, gli ultimi dei quali non fanno parte alcuna del sistema politico. Nella maggior parte delle società greche troviamo due distinte classi dei liberi, cioè r pochi (òX(yot) o ricchi (8uvXouatoi), e i molti (oì mXXoi', 6 55jjxo;) o non ricchi ( foopoi), tra' quali mantenevasi una forte gara di politica superiorità. Questa gara finiva spesso colla cacciata dei pochi e collo spartimento delle loro terre e sostanze tra i molti; talvolta colla cacciata dei capi de' molti e coll'assoggettamento politico del rimanente. E perciò un medesimo Stato chiamavasi talvolta democrazia e tale altra oligarchia, secondo che il potere politico era nelle mani dell'uno o dell'altro partito ; circostanza che tendeva manifestamente a confondere ogni idea esatta del significato dei termini adoperati a dinotare i rispettivi generi di politica. Nelle circostanze descritte ciò che dicevasi oligarchia era per avventura denominato con nome proprio ; ma non lo era ciò che dicevasi democrazia, anche secondo l'idea che ne avevano i Greci stessi ; giacché questa così detta democrazia non era se non una frazione della comunità rimasta vincente di un'altra frazione meno numerosa e individualmente più ricca: giacché i pochi e i ricchi erano necessariamente uniti nell'idea; essendo, come nota Aristotile, incidentale ai ricchi essere i pochi, e agli altri essere i molti.
      Questa difficoltà del definire che cosa sia democrazia fu benissimo sentita da Aristotile. Egli osserva (Polit., iv, 4), che nè un'oligarchia, nè una democrazia vogliono essere definite semplicemente a norma del numero di coloro che ne compongono i corpi rispettivi. Se una considerevole maggioranza, dic'egli, consiste in ricchi, ed esclude il resto de' liberi, che sono poveri, dai diritti politici, questa non è democrazia. Nè, all'incontro, se i poveri, essendo pochi, escludessero i ricchi più numerosi da ogni potere politico, sarebbe questa oligarchia. Quest'ultima supposizione è impossibile in una comunità sovrana, salvo in un breve periodo di mutamento rivoluzionario ; ma non è impossibile nel caso in cui una comunità non essendo sovrana, si regge pep mezzo di una costituzione o di un privilegio concesso dal potere sovrano. Aristotile, dopo alcune osserva-
      zioni preliminari, conchiude con definire la democrazia per un governo in cui i liberi e i non ricchi formando la maggioranza, hanno nelle mani il potere sovrano ; e dice essere oligarchia quando i ricchi e i potenti, essendo pochi, sono essi al reggimento della cosa pubblica. Questa definizione dell'oligarchia implica necessariamente che la maggioranza sia esclusa dal partecipare al potere sovrano. D'altra parte potrebbesi inferire che nella definizione della democrazia i pochi sono esclusi dal potere sovrano, e tale in questo passo dovrebbe essere il senso del filosofo, se non è in contraddizione con se stesso. In altro luogo (iv, 4), dove parla delle varie specie di democrazia, dice la prima caratterizzata da eguaglianza (xor&T&foov): e per questa eguaglianza egli intende c i non ricchi aventi potere politico niente più dei ricchi, nè l'uno, nè l'altro corpo essendo supremo, ma eguali tutti e due e partecipanti egualmente del potere %. Questa infatti si accosta molto all'idea esatta d'una democrazia pura, per quanto ne abbiamo esempi: giacché le donne, i maschi non adulti e gli schiavi vengono esclusi dal potere politico anche nelle democrazie. Adunque è democrazia pura dove ogni cittadino maschio, colle accennate eccezioni, forma una parte eguale ed integrante del corpo sovrano; o, come si esprime Aristotile, < la democrazia è il monarca, uno composto di molti ». Questa è l'idea fondamentale della democrazia ; ogni altra istituzione incidentale od esistente in una democrazia è o una conseguenza necessaria di quest'idea, o una legge positiva fatta dal corpo sovrano. Pertanto è assolutamente necessario, onde una democrazia esista e continui ad esistere, che l'intero corpo riconosca il principio, che il volere della maggioranza deve sempre obbligare la minoranza. Sembra pure necessario che si ammetta il principio, dovere ogni membro del potere sovrano esprimere la sua opinione senza pericolo od influenza, cioè segretamente. Ogni uomo libero, essendo parte eguale del sovrano potere, non ha risponsabilità di sorta, come alcuni si dànno a credere ; i molti che compongono il sovrano non sono più risponsabili che quando il sovrano è un solo, e l'idea che il voto di coloro che sono investiti del potere supremo sia aperto e notorio per pretesa risponsabilità è inconciliabile coll'idea dell'essere in possesso del potere supremo. Il solo modo con cui il sovrano universale possa farsi così risponsabile ad una moralità positiva (giacché non avvi altro a cui siffatto sovrano possa essere fatto risponsabile), debb'essere ch'esso medesimo dichiari la votazione aperta regola costituzionale, la quale però possa essere rivocata a piacimento dallo stesso corpo che l'ha fatta. Ma siccome siffatta regola non potrebbe conciliarsi col libero esercizio della sua porzione di sovranità per parte di ciascun individuo, ne verrebbe ch'essa sarebbe un atto di suicidio nel corpo politico.
      Se la democrazia considera che una costituzione sia utile per mandare ad effetto il volere sovrano, siffatta costituzione, quando si faccia per espresso volere della maggioranza, qualunque ne siano le condizioni, non lederà il principio della democrazia: questa costituzione potendo essere alterata o distrutta dallo stesso potere che l'ha fatta. Se a mandare ad effetto le determinazioni del sovrano occorre
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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