Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DEMOCRITO
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      un corpo elettivo che lo rappresenti, esso può essere investito di qualunque potere dal corpo sovrano, purché sia sempre risponsabile al sovrano di cui è creatura. Qualunque istituzione si crei, e qualunque potere si deleghi dai molti costituenti il sovrano, il principio di democrazia però esisterà pur sempre, finché ogni individuo ed ogni corpo d'individui che esercitano nn potere delegato saranno risponsabili al corpo sovrano da cui viene il potere. Quindi se il possedere una certa quantità di beni viene posto dal sovrano universale per condizione dell'esercizio di alcuni uffizii, come in una delle forme di democrazia menzionate da Aristotile, siffatta condizione non altera per se stessa la natura della democrazia, non essendo altro che una regola o legge fissata dal sovrano. Essa è però regola o legge di quella classe la cui tendenza, dove il potere supremo è in mano dei molti, è di abbattere il potere che la fece.
      L'esperienza ha dimostrato che anche dove il popolo tutto è sovrano, se la comunità politica è grande e sparsa su di un'ampia superficie, ogni delegazione di potere, comecché necessaria, è accompagnata da pericolo per l'esistenza del potere supremo. Quanto più complicata diviene l'amministrazione e quanto più numerosi sono i corpi amministrativi interposti fra il sovrano e l'adempimento dell'oggetto per cui esso delega parte del suo potere, tanto più grande è il pericolo che coloro cui è stato delegato il potere bì facciano padroni di coloro che l'hanno conferito. In una democrazia il gran problema debb'essere di conservare integro e incontrastato il principio vitale, che il sovrano potere è in tutti e in ogni singolo individuo, e di combinare con ciò un sistema di poteri delegati, che nelle loro operazioni riconoscano sempre il principio cui debbono la loro esistenza.
      Di tutte le forme di governo, due sole pajono capaci di esatta definizione, cioè la monarchia e la democrazia, e queste due sole pajono posare su di un principio chiaro e intelligibile. Le forme di governo che stanno fra queste due hanno ricevuto i varii nomi di aristocrazie, oligarchie, ecc., ma niuno è mai riuscito a spiegare che cosa sia aristocrazia, o a qual porzione di una comunità si debba ristringere il potere politico per costituire un'oligarchia.
      DEMOCRITO [biogr.). — Filosofo, nato ad Abdera nella Tracia, o, secondo alcuni, come si raccoglie da Diogene Laerzio (>x, 34), a Mileto, nell'anno 460 av. Cr. Egli era perciò più giovine di quarant'anni che Anassagora e di otto che Socrate. Ricevette le prime lezioni in astrologia e teologia da alcuni magi rimasti presso suo padre allorché Serse passò ad Abdera nella sua invasione della Grecia; e si dice che sia poi stato discepolo di Leucippo e di Anassagora. Se sia stato scolaro di Anassagora è dubbioso ; ma, se ciò è vero, debbe essere avvenuto mentre Anassagora era a Lampsaco, poiché quando questo filosofo fu bandito da Atene (450 av. Cr.), Democrito avea soltanto dieci anni. Pare ch'egli abbia viaggiato moltissimo, e si vuole ch'abbia visitato l'Egitto per apprendere la geometria dai sacerdoti egizii ; che sia stato nella Persia ed abbia conversato coi ginnoso-fisti nell' India, e finalmente che sia penetrato nell'Etiopia. Soggiornò anche qualche tempo ad Atene, ma dicesi che, come uomo alieno dal farsi conoscere, Nasuno ne avesse notizia. Questa è la ragione percui Demetrio Falereo, per testimonianza di Diogene Laerzio (ix, 37), negava che Democrito fosse mai stato ad Atene.
      Effetto del suo molto viaggiare si fu ch'egli consumò ogni sua facoltà, che dicesi ascendesse a 100 talenti. Ora era legge della sua patria che chiunque desse fondo all'intero suo patrimonio non ricevesse sepoltura nel suolo nativo; ma avendo Democrito declamato la sua opera principale ai proprii concittadini, fu tale l'ammirazione che destò in essi per la sua dottrina, che non solo venne esentato dalla sovraccennata legge, ma gli si fece un presente di 500 talenti, e morto, fu fatto sepellire a pubbliche spese (Diog. Laerz., ix, 39). 11 racconto di Ateneo nel fondo è lo stesso, sebbene diverso alquanto nei particolari (iv). Si vuole che abbia continuato a viaggiare sino all'età di ottant'anni e che morisse nell'anno 357 av. Cr. d'anni 104.
      Democrito amava la solitudine e attendeva del continuo allo studio. Parecchi aneddoti si raccontano che mostrano quanto fosse il suo amore del sapere, e in quanto dispregio egli avesse ogni altra cosa. Cicerone (de Fin., v, 29) narra che, come Anassagora, egli lasciava incolte le sue terre, non provando altro diletto che d'imparare ; ma per recare un esempio della discordanza di siffatti aneddoti fra di loro, Diogene Laerzio riferisce che alla divisione dell'eredità patema egli amò di avere tutta la sua porzione in danaro, come più conveniente a un viaggiatore. Valerio Massimo poi scrive (vm, 7) ch'egli mostrò quanto poco conto facesse delle cose mondane, dando quasi tutto il suo patrimonio alla sua patria; e v'ha chi narra persino ch'ei siasi accecato per non essere distratto dal meditare ; il che però è negato da Plutarco (de Curiositate). Democrito fu quegli che, colpito dalla destrezza mostrata da Protagora nel legare un fardello, lo tolse all'umile mestiere di facchino e lo diede alla filosofia. Egli tenne dietro a Leucippo di brevissimo tratto di tempo, e precedette Epicuro di poco meno di un secolo, come spositore della filosofia atomica o corpuscolare (V. Atomismo).
      Egli considerava ogni materia come riducibile a particelle indivisibili (perciò dette atomi) e somiglianti nella forma. Comprendeva la mente nella materia, riconoscendo l'universo di null'altro composto che di materia e di vuoto, e dicendo la mente consistere in atomi rotondi di fuoco (Arist., De anim., 1, 2). Argomentando poi che nulla poteva nascere dal nulla, e che per altra parte nulla poteva perire interamente e diventar nulla, sosteneva l'eternità dell'universo, e quindi faceva senza creatore^Spiegava inoltre la differenza nelle sostanze materiali (nelle quali, come dicemmo, in chiudeva la mente) per mezzo di una differenza nella natura e nella disposizione dei loro atomi componenti, e tutti i fenomeni materiali (compresi i mentali) per via di differenti moti, progressivi o regressivi, retti o circolari, aventi luogo fra questi atomi per assoluta necessità. E cosi la cosmologia di Democrito era essenzialmente ateistica.
      Nella psicologia egli spiegava la sensazione supponendo, come fece poscia Epicuro, che immagini sensibili, da lui chiamate efSwXa, si partissero dai corpi. Volle pure spiegare la credenza dell'uomo negli Dei conia supposta esistenza nell'aria di grandiLiOOQ le


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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