Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DEMONE E DEMONIO - DEMONOLATRÌA E DEMONOLOGIAresistenza contro i Macedoni, Demone propose un decreto per richiamarlo. Questo decreto fu unanimemente approvato dagli Ateniesi, e Demostene tornò in patria trionfante.
Vedi: Plutarco, Demost. (27) — Aten. (vm, p. 341 ; xin, p. 593).
DEMONE e DEMONIO. V. Demonolatria e Demonologia.
DEMONOLATRIA e DEMONOLOGIA (mitol, stor. relig.
e patol.). — Il nome di demoni (Soutxóvta, SatfAovE? in greco, e in latino genii), con cui generalmente si chiamano quegli spiriti che si dissero avere qualche influenza sul destino degli uomini, richiama la nostra „ mente alla Grecia. Troviamo menzione di demoni in Omero, il quale dà questo nome ai suoi Dei, anzi fa che si diano fra loro questo titolo d'onore. In esso il vocabolo Satjxóvto? è così spesso sinonimo di divino o di simile a un dio, che la derivazione di demone, da Sa^wv, intelligente, savio, vuol essere riguardata come la più probabile. Esiodo l'usa in un senso diverso, avvertendoci Plutarco ch'egli ammetteva quattro classi di esseri razionali, gli Dei, i demoni, gli eroi e gli uomini*. Una stretta classificazione non ebbe luogo finché la credenza popolare non si fu introdotta nelle scuole dei filosofi ; allora j Aristotile divise gl'immortali in Dei e demoni, e i \ mortali in eroi e uomini. Talete e Pitagora, Socrate • e Senofonte, Empedocle e gli stoici trovando i de- } moni già impiegati come elementi nella greca filosofia, inventarono molte cose intorno ad essi, ciascuno secondo la propria fantasia. Ma il poetico Platone va più oltre che qualunque altro filosofo ; e nel Convito spiega in questo modo la natura dei demoni: t Essi sono esseri intermediarii fra gli Dei e i mortali, e sono loro funzioni l'interpretare e il recare agli Dei ciò che viene dagli uomini, ed a questi ciò che viene dagli Dei, siccome le preghiere e i sagrifizii degli uni, e la volontà e i comandi degli altri. I demoni posti in mezzo sono il complemento del tutto, e per questo legame l'universo è unito come in un solo fascio. Essi sono la sorgente di ogni predizione, come pure dell'arte sacerdotale relativa ai sagrifizii, alle lustrazioni, agl'incantesimi, alla divinazione, ecc., poiché la Divinità non ha comunicazione diretta con gli uomini, ma ogni relazione fra gli Dei e i mortali si fa per mezzo di demoni tanto nella veglia quanto nel sonno. Di questi demoni o spiriti molte sono le specie ».
In altri luoghi delle sue- opere Platone dice dei demoni che sono vestiti d'aria, errano al di sopra dei cieli, girano attorno alle stelle e fanno soggiorno sulla terra; vedono senza velo i segreti dell'avvenire, e regolano gli eventi a loro talento. Ogni mortale alla sua nascita è affidato ad un demone particolare che lo accompagna sino alla fine della sua camera vitale, e ne conduce l'anima al luogo in cui deve essere purificata o punita.
Il popolo generalmente vedeva in essi la divinità in quanto guida i destini degli uomini, e riguardando agli effetti loro attribuiti, li divideva in aga-todemoni e in cacodemoni, cioè in buoni e in cattivi spiriti. I Romani svilupparono ancora maggiormente la demonologia; ma il suo carattere mescolato di credenze etnische perdette molto del poetico che aveva recato dalla Grecia. In tutto questo si scorge un'idea originale, secondola quale dovunque un potere inesplicabile opera iti natura, vi deve esistere qualche demone. Quest'idea, fu sviluppata dai filosofi, che procurarono di diriger© la credenza popolare e di conciliare la ragione con la credenza. Per purificare l'idea della Divinità essi furono costretti di dare per gradi una direzione diversa alle menti del popolo intorno alle cose mitologiche, e questo non poterono fare in modo più opportuno, in mezzo alle stranezze di quella religione, che con ammettere l'operazione di demoni. Ma sebbene i filosofi greci ciò facessero per la Grecia, non dobbiamo credere che queste idee fossero colà originate. Egli è assai più credibile che tutta la dottrina d'ji demoni venisse trapiantata in Grecia dall'Oriente, (il'lndù contano 33,000 Dei, ai quali aggiungono un numero infinito di esseri inferiori che ne sono i servi. Fra questi Dei occupa il grado più elevato la triade di Brama, Visnù e Siva, i quali con eterna vicenda creano, conservano e distruggono; lotta continua che si riproduce fra le divinità inferiori e specialmente fra i devi o dew, altrimenti detti suri, genii buoni, che devono costantemente difenderei contro gli assalti dei genii malefici detti asuri, i quali ne invidiano la felicità. Ma la demonologia si trova sotto una forma più siste-maticanel parsismo ossia nella dottrina di Zoroastro.
I libri attribuiti a questo legislatore rinchiudono senza dubbio antiche dottrine caldaiche, e quantunque i dommi primitivi dei sacerdoti della Caldea non ci siano abbastanza noti, potremo tuttavia formarcene qualche idea dai vestigi che debbono aver lasciato nelle credenze dei Parsi o dei Magi. Zoroastro separando l'origine del bene da quella del male, suppose un principio buono ed un principio cattivo, e questo è il suo sistema : avvi un regno di tenebre. Oromaze (Ormuzd), autore d'ogni bene, risiede nel primo : l'altro è la sede di Arimane (Ahri-man), sorgente di ogni male, così morale come fisico (vedi questi nomi). Intorno al trono di Oromaze stanno sette Amcasp&ndi (V.), principi della luce. Gli Dzedi o Izedi, genii di tutto ciò che è buono, sono subordinati ad essi, e a costoro sono soggetti i Ferveri. Similmente è disposto il regno di A rimane.
II suo trono è circondato da sette Devi o divi superiori, principi delle tenebre, e una moltitudine innumerevole di divi inferiori sono loro sottoposti, come gl'Izedi agli Amcaspandi. I due regni si fanno una continua guerra; ma Arimane sarà un giorno vinto, e il regno delle tenebre verrà intieramente distrutto. Zoroastro applicò la sua idea generale della divisione fra i regni del bene e del male a tutto ciò che esiste nella natura, e scendendo ai particolari, egli classificò nell'uno e nell'altro di quei regni tutti gli esseri ragionevoli e irragionevoli vivi o morti. Cosi gli uomini, gli animali, le piante, innocui e puri, appartenevano al regno di Oromaze; gl'impuri o in qualunque modo perniziosi, a quello di Arimane. In questo modo la demonologia nella religione dei Parsi aveva un'estensione ed una con* nessione sistematica che non ebbe mai in alcun altro luogo.
L'opinione di Horn (Bìblische Qnosis), che gli Egizii togliessero le loro idee dei demoni dai Parsi, non è forse al tutto evidente. Noi troviamo per verità, presso gli Egizii, la terra, la luna, l'aria e
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