Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DEMOTICO SISTEMA DI SCRITTURA 8
rìstica in na, ne; 2* colla caratteristica in e, che risponde a quella in en, non essendo che un addolcimento di pronunzia ; 3° con quella in ta, tare, tera. U soggiuntivo si forma come nel copto colla sillaba ente, enta, od ent (che è il relativo) posta innanzi alla radice verbale seguita dai suffissi, come enta-i-ta, che io parli. L'ottativo si fa per mezzo della sillaba mai avanti la radice, come mai-ta-i, che io parli. L'imperativo s'indica per mezzo d'interjezioni ha, hei, ti. L'infinito, come l'imperativo, manca di ogni segno di tempo di forme pronominali. Il passivo poi è espresso in varii modi diversi: 1° cangiando la frase, nello stesso modo che in latino, per esempio, si pone talora laudani regem per laudatur rex; 2° aggiungendo una vocale alla radice, o cangiando la vocale intermedia in a; cosi setp significa approvare, satp o setpa, essere approvato. Il participio passivo è formato colla sillaba nav pel mascolino, nas pel femminile, come ta-nav, detto, ta-nas, detta. Talora anche col t aggiunto. Il principio attivo si forma con l'aggiunta di alcune preformanti, come ai, per esempio, at-er, rendente ; colla particella ent, ent-anch, vivente ; finalmente anche colle preformative del perfetto-aoristo-presente per tutte le persone, av-ar, at-ar, ecc. Pare che questi pochi cenni bastino per dare un'idea della grammatica demotica, e dimostrare la sua affinità colla lingua sacra da cui deriva, e la copta a cui ha dato origine (V. Tarticolo seguente).
Vedi Henri Brugsch, tìrammaire démotique (Berlino 1855).
DEMOTICO SISTEMA DI SCRITTURA (;filol. ed ar-cheol). — Sotto questo nome, dalla parola greca 85)uo<;, popolo, comprendevano gli Egiziani alcuni caratteri volgari che contrapponevano ai sacri e geroglifici più antichi e destinati solo ad uso monumentale e religioso. Ma fu eziandio osservato che non solo i caratteri di queste due scritture erano diversi ; ma la lingua stessa da ciascuna rappresentata (V. Demotica Lingua). Poiché la scrittura sacra conteneva il più antico dialetto divenuto più tardi la lingua morta negli scritti religiosi dei preti, mentre che la scrittura demotica e popolare rinchiudeva il linguaggio del popolo, il dialetto popolare che divenne poscia la lingua copta. La coesistenza di questi due dialetti è attestata da quel passo di Giuseppe, nel quale recando la spiegazione di Manetone intorno alla parola TKIflS, dice che 'TK significa re secondo il dialetto sacro, *a0' Up&v yXw,vxoivV ctoO.EXTov, secondo il dialetto popolare. La prima è chiamata nei monumenti medesimi mout (o forse meglio ancora tu) neter, « lingua degli Dei, lingua sacra »; e la seconda mout (o tu) rem en kemi, t la lingua degli Egiziani », o mout schai, «la lingua dei libri». Riguardo alla scrittura noi abbiano molte testimonianze nelle tradizioni dei Greci. Erodoto (lib. in, cap. 36) dice che gli Egiziani al suo tempo si servivano di due sorta di scritture, delle quali chiama la prima tà Ypauuara tepa, * lettere sacre », e l'altra ti 8r,[xoTtxa, « le popolari ». Diodoro, riferendo la medesima divisione, distingue le YpauuotTa Upa dalle L'iscrizione di Rosetta
(testo greco, lin. 84) decreta che si debba porre il racconto dei benefizii e degli onori attribuiti a Tolomeo Epifane sopra una stele per l'Egiziano, toT«
tepoì? x*l ÌY7«>p(oi{..... yp®!*!*®®17- stele trilingue diPhile del Museo di Torino chiama questo secondo modo di scrivere tèi ìy/opfo YP'W*™- Manetone Se-bennitico accenna la scrittura sacra sotto il nome di Ypau-jJiaTatEpoYpxcpixa, oppure 3ewv Clemente
Alessandrino, che è il solo che nel tanto famoso passo degli Stromati nomini non due, ma tre generi di scritture, dà a quest'ultima il nome di £7tiToXcYp*Erodoto visitava l'Egitto (verso la metà del v secolo avanti Cristo) l'uso del demotico era molto divulgato, degnavano allora in Egitto i Persiani, e le prove in conferma di questo fatto si ricavano dai seguenti documenti demotici del Museo di Torino. L'uno porta la data dell'anno v, mese Pharmouthi, del re NTRIOUS, cioè Dario; gli altri l'anno xv (mese Pharmouthi), l'anno xvi (di Paophi), l'anno xxxi (del meseMechir) e l'anno xxxv (mese Phamenoth) del regno del medesimo re. Altri papiri della medesima epoca sono conservati alla Biblioteca nazionale di Parigi. Ma il demotico appare più antico di Erodoto e della dominazione persiana. Poiché nel Museo di Torino si trovano papiri che portano la data degli anni xn,xxx eXLvdel regno di PSMTK (Psam-metico), 4° re della xxiv dinastia dei Saiti. Non essendosi finora trovate traccie del demotico in epoca anteriore., Brugsch crede di poter fissare l'anno 665 av. C. come il limite oltre il quale non ci è lecito congetturare che si facesse uso di questi caratteri. Quanto agli ultimi scrittori che abbiano parlato del demotico, si cita Clemente Alessandrino che viveva nel 190 della nostra èra. Ma si trovano iscrizioni demotiche posteriori, come quella copiata da Saulcy in Egitto, che porta la data del regno comune di Aurelio Antonino e di Vero; onde il termine finale è collocato tra il 250 ed il 300 dopo Cristo, verso il tempo in cui comincia l'uso delle lettere copte. Il monumento più antico di questa scrittura sono frammenti di lettere indirizzate da sant'Antonio (nato verso il 250) al vescovo Atanasio ed a Teodoro. Quindi si può dire che la scrittura demotica, come appartenente al paganesimo, cessa coll'introduzione del cristianesimo in Egitto, mentre le lettere copte che ajutano a riprodurle i sacri testi vanno viepiù diffondendosi in tutto l'Egitto. Perciò, come bene osservava il signor Lenormant, per lo spazio di 150 anni dovettero procedere parallelamente due sistemi di scrittura demotica e copta. In questo modo il demotico abbraccia uno spazio di circa mille anni, il quale si divide in tre epoche principali. La prima che è quella del comincia-mento del dialetto e della scrittura. I caratteri sono disegnati con mano ferma, e si accostano molto nella forma ai segni jeratici. Nei papiri di Torino che hanno diverse date del regno di Psammetico, vi ha una quantità di caratteri che non si distinguono per nulla dai corrispondenti segni jeratici. La difficoltà dell'interpretazione dei papiri di questo tempo sta appunto nell'impossibilità di distinguere chiaramentei segni già realmente demotici, da quelli che serbano ancora la forma jeratica. Quest'epoca, che si estende dal 605 al 305 av. Cristo, da Psnmme-tico I al regno de' tolomei, possiede manoscritti chet^iOOQLe
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