Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DEMOUSTIER CARLO ALBERTO — DENAIUO
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      ficano cattive cose. E per verità la mancanza dell'acqua che cagiona la sete non può a meno di riguardarsi come cosa increscevole e penosa. Riassumiamo ora quanto fu detto dei diversi generi di carattere usati dalla scrittura demotica nel seguente quadro :
      Caratteri demotici
      ( Fonetici^Ideografici
      J Alfabetici. I Sillabici.
      [ Individuali
      * Determinativi[ Di genere. IDi specie. IDi suono, v Di modificazione.
      Vedi, oltre gli altri autori citati nel testo, il libro di Enrico Brugsch, Orammaìre dénwtique contenant les principes généraux de la langue et de Vécriture populaires des anciens Egyptiens (Berlino 1855).
      DEMOUSTIER Carlo Alberto (biogr.). -- Scrittore francese nato a Villers-Cotterets nel 1760, e congiunto in parentela dal lato paterno con Racine e dal materno con La Fontaine. È principalmente noto per le sue Lettres à Emilie sur la mythologie, opera mista di prosa e versi che pubblicò essendo ancora assai giovane (1786), e che essendo sci itta con vivacità e una certa amenità di stile, consegui quel grado di popolarità che facilmente acquistano le opere di erudizione trattate in modo dilettevole. Pare nondimeno che la novità della maniera adottata dall'autore, e la galanteria verso il bel sesso che vi regna da capo a fondo, avessero gran parte alla voga che quest'opera ebbe sul finire dello scorso secolo ; ma se si è ecceduto allora negli elogi, forse è anche giusto il dire che si è poscia esagerato il biasimo, sendochò le Lettere a Emilia, leggiere e di stile da madrigale e manierato quali sono, possono ancora leggersi con qualche diletto. Le altre opere di Demoustier spettano segnatamente al teatro; e fra queste il Conciliatore, commedia in versi, il cui intreccio è bene ordito, e i cui incidenti sono non volgari e di molto effetto, ottenne il maggior successo.
      Si racconta di questo autore un aneddoto che ha del singolare. Rappresentandosi per la prima volta una delle sue commedie, ch'ebbe un'infelice riuscita, un giovane che ne era poco contento richiese il suo vicino di una chiave bucata per fischiarla. 11 caso volle che la persona richiesta fosse lo stesso Demoustier, il quale buonamente accondiscese alla domanda. Egli moriva l'anno 1801, prima che la sua riputazione totalmente decadesse.
      DEMPSTER Tommaso (biogr.). — Uno dei più dotti uomini che abbia prodotto la Scozia, e ad un tempo dei più torbidi e singolari. Nacque nella contea di Aberdeen l'anno 1579, vigesimoquarto di ventinove figli di una stessa madre, e passò giovinetto in Francia, dove si fece passare per gentiluomo costretto ad abbandonare un ampio patrimonio per amore del cattolicismo. Studiò a Lovanio e a Roma, e dopo molto vagare fu fatto professore a Parigi, dove andò insegnando e duellando a vicenda, finché dovette rifuggirsi in Inghilterra. Quivi tolse in moglie una donna di rara bellezza, con la quale ritornò
      Nuovi Encicl. Itàl. Yol.
      sul continente, e, ottenuta in prima per concorso la cattedra di eloquenza all'Università di Nìmes, varcò le Alpi e passò non molto dopo professore in quella di Pisa. Molestato colà per una disputa avuta con un Inglese, si trasmutò a Bologna, dove gli fu affidata una nuova cattedra, e donde ricusò di passare a Padova, nella quale era ricercato per professore di diritto civile con aumento di stipendio. Insegnava a Bologna con gran riputazione, e vi godeva della protezione di Urbano Vili, quando la bella moglie lo abbandonò fuggendo con uno dei suoi scolari; e conseguenza dell'averla inseguita nei più caldi giorni della stato fu la sua prematura morte avvenuta al 6 di dicembre del 1625. Fu sepolto nella chiesa di San Domenico, dove i suoi colleghi dé\VAccademia della Notte gli posero una lapide con un'iscrizione latina piena di concetti del seicento. Essi ne onorarono pure la memoria con un Ragionamento funebre havuto pubblicamente nell'Accademia della Notte per la morte dclVeccellen-tissimo Tommaso Demstero (Bologna 1626).
      Il Dempster fu uomo al tutto straordinario cosi per le qualità fisiche come per le intellettuali. Di arrischiato coragg'o, d'indole pugnace ed irritabile, era sempre pronto ad adoperare la spada come la penna. Dotato di memoria maravigliosa, veniva riguardato come una biblioteca parlante, e le lingue greca e latina gli erano cosi famigliari che s'impegnava di dettar versi in entrambe con la medesima prestezza con la quale altri li scriveva. Buon poeta e filologo, era del pari valente storico e giureconsulto; e le sue opere di ogni genere sì in prosa che in verso, tutte scritte in latino, e in gran parte pubblicate a Pisa, Firenze, Bologna e Roma, giungono al numero di cinquanta.
      Fra queste la principale porta per titolo De Etru-ria regali (Firenze 1723-24, 2 voi. in-fol.), opera postuma di molta e profonda erudizione, cui Giambattista Passeri pubblicò un supplemento a Lucca nel 1767. Noteremo ancora YBistoria ecclesiastica gentis Scotorum (Bologna 1627, in-4°), per la curiosa circostanza che quell'elenco di scrittori, di santi e di uomini illustri della Scozia pare essere stato composto dall'autore per esaltare ad ogni costo la sua nazione, poiché in mezzo alle inesattezze, perdonabili in chi scriveva di memoria in Italia, molte cose si vedono stranamente esagerate, e molti nomi inseriti sono intieramente fittizi], per confessione dei medesimi Scozzesi.
      DENAIN {geogr.). — Città di Francia, dipartimento del Nord, circondario di Valenciennes, sul canale della Schelda e sulla ferrovia Anzin-Somain, semplice villaggio al principio del presente secolo, si ò rapidamente ampliato massime dopo il 1850, ed oia conta (censimento del 1872) 10,500 abitanti, specialmente impiegati nelle miniere di carbone, nell'arte siderurgica, nelle raffinerie e distillerie. Ivi accadde la decisiva vittoria riportata nel 1712 dal maresciallo Villars sugli alleati comandati dal principe Eugenio.
      DENARI0 ( Denarius) (numism.). — Moneta romana d'argento, corrispondente alla dramma degli Ateniesi, e così detta perchè conteneva dieci assi (deni ceris, cioè asses). Si vuole che in origino avesse il valore di sedici soldi circa della nostra lira: maVII.
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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