Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      iopa,e che vi trovò uomini, d'altronde eminenti per dottrina e per ingegno, i quali lo elevarono a principio scientifico e lo innestarono nella teoria mercantile. Attenendosi alle viste volgari della moltitudine e all'apparenza superficiale, essi affermarono, il denaro essere la sola vera ricchezza, perchè tutte le cose sono valutate a denaro. Su questo erroneo principio si fondò poscia il più funesto dei sistemi economici, il quale, col titolo di proibitivo o protettore, dominò esclusivamente per varii secoli, e pre-Tale oggidì pure in molte parti delle tariffe doganali (V. Dogana). Severe leggi impedirono per lungo tempo l'esportazione del denaro; e regolarono i dazii in modo che le nazioni estere, le quali volevano comperare i prodotti di un altro paese, non potessero scambiarli coi loro proprii, ma dovessero pagarli con denaro metallico. In tal guisa si ottenne forzatamente un giro anormale di valori, il cui effetto fu di scemare la ricchezza generale, di snaturare le attitudini speciali dell'industria dei popoli e di preparar loro una funesta degradazione e la miseria. Non si avvidero quei legislatori che il denaro non è altro che una merce, la quale trae il suo valore di cambio dal rapporto fra la sua utilità e la sna quantità in un dato luogo e tempo ; che questi due termini variando, deve variare per necessaria conseguenza il valore del denaro; e che perciò quando la quantità di numerario eccede il bisogno della sua circolazione, necessariamente scapita di valore, o, in altri termini, tutte le altre cose deb-bonsi cambiare con una maggior quantità di denaro. Ora da questa irrefragabile verità economica nasce che un paese, persistendo nel sistema proibitivo in tutto il rigore del suo principio, giungerebbe a questo risultato, che i suoi prodotti rincarendo continuamente per l'aumento relativo della quantità di denaro importato, il loro prezzo elevato ne diminuirebbe ognor più l'esportazione ; e d'altra parte la consumazione interna scemando per lo scemare dei mezzi pecuniarii di tutte le famiglie che vivono a rendita fissa in denaro, e per la diminuzione del prodotto del lavoro, si rallenterebbe la produzione progressivamente ; in guisa che in fine quel popolo si vedrebbe ridotto a durissima miseria, e diminuirebbe per l'ostinazione di conservare i suoi mucchi d'oro. Per buona ventura anche negli errori gli uomini sono inconseguenti; e permettendo allora quel paese l'uscita del contante metallico, e d'altra parte riducendo le proibizioni in dazii restrittivi sulle merci estere, gli stranieri, attrattivi dall'alto prezzo che loro permette di pagarne il dazio, v'importano i loro prodotti, il denaro via via si esporta finché l'equilibrio è ristabilito ; se non che col regime protettore rompesi ben tosto l'equilibrio, e si rinnovano i danni che ne derivano come sue legittime conseguenze. Nel regime invece di una libertà generale di commercio non vi sarebbe mai a temere alcuna sovrabbondanza di denaro, perchè i prodotti di qualunque sorta, quando non trovano ostacoli estrinseci e fittizii, si equilibrano con facilità e prontezza. Cosi il denaro affluirebbe immediatamente colà dove il menomo aumento del suo valore lo spingesse, ed uscirebbe dai paesi dove soggiacesse alla più leggiera depressione.
      Non è raro l'udire, specialmente dai negozianti,
      che il denaro è scarso, oppure abbonda, senza darsi ragione di questi due fatti. A tal fine si deve distinguere prima di tutto questa scarsità od abbondanza in assoluta e relativa; cioè quando il denaro scarseggia od abbonda in ragione eguale della diminuzione o dell'accrescimento di tutti gli altri prodotti, e quando scarseggia od abbonda soltanto relativamente agli altri prodotti che rimangono senz'alterazione. Nel primo caso il ribasso o l'elevazione del valore del denaro implica o uno stato di crescente povertà, o di aumentata ricchezza di un popolo, e senza cambiare la posizione e il corso nominale del denaro,'altera gravemente le condizioni economiche degli individui e delle nazioni. Nel secondo caso la scarsità o l'abbondanza del denaro deriva da diminuzione o da aumento nella sua quantità circolante relativamente alla somma delle operazioni, e viceversa ; e allora l'effetto nella prima specie si è un temporaneo ribasso di tutti gli altri prodotti, finché il cambio favorevole a quel paese in tutti i paesi esteri non v'abbia fatto affluire il contante ed equilibratone il valore locale col generale ; nella seconda il solo male sarà il danno dei possidenti di rendite fisse o degli stipendiati, per il temporaneo rialzamento di tutti gli altri prodotti, finché il cambio favorevole a tutti gli altri paesi non vi abbia fatto esportare colà l'eccedenza di numerario. Oltre a queste cause di squilibrio locale nel numerario, vi sono cause intrinseche alla produzione dei metalli che ne possono alterare il valore e produrre più o meno intensamente gli effetti suaccennati, delle quali cause ragioneremo altrove (V. Moneta).
      Giova per altro avvertire che nei paesi più ricchi e più industriosi il denaro metallico ha molti altri supplementi, come i biglietti di banco, le cambiali, i giri delle partite, i conti correnti, i buoni delle dogane, ecc., i quali fanno l'ufficio di agenti della circolazione per una massa enorme di opera-zionij e scansano così frequenti sconcerti nel valore monetario. Siccome per altro questi supplementi sono segni rappresentativi del denaro, così non possono compiere regolarmente il loro ufficio se non nei tempi di fiducia e di quiete ; giacché nelle crisi politiche il loro valore, essendo nominale, decade tanto più quanto è più scarso il denaro metallico circolante. Nei tempi ordinarii un'eccedente emissione di questi supplementi del denaro, relativamente ai bisogni della circolazione, può farli scapitare, ma il sovrappiù viene ben tosto cambiato dai banchi in numerario metallico, e si ristabilisce l'equilibrio. Ma dove a tale eccedenza si aggiungano cause di panico, o perturbazioni politiche e finanziarie, ne deve succedere uno sconcerto generale e grave in tutta la massa dei segni circolanti, e quindi in tutte le operazioni commerciali.
      Conchiudiamo che il denaro è bensì il migliore regolatore possibile del valore delle cose, ma che esso non ha questa qualità che in ragione del rapporto fra la sua utilità e la sua quantità in un dato luogo e tempo; che il valutare il denaro come la sola vera ricchezza fu un errore funesto che snaturò per secoli le leggi economiche e civili dei popoli ; che in fine la libertà commerciale è il solo regime che può mantenere regolarmente l'equilibrio degliLaOOQLe


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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