Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DENBIGH — DENDERAHlo stesso di quello di respirazione. Solamente la pressione che si esercita sul disco d non è più quella atmosferica, ma quella dell'aria contenuta nella camera R. Or questa pressione può essere a volontà regolata, potendosi per mezzo della chiavetta r introdurre dal serbatelo S quella quantità d'aria che si ravviserà necessaria per ottenere la voluta pressione. E poiché nella Camera C è possibile di mantenere una pressione presso a poco eguale a quella dell'involucro R, ne segue che sarà sempre possibile d'inviare alla lampada l'aria di alimentazione sotto quella pressione che più si ravviserà conveniente, e che una volta stabilita si manterrà costantemente la stessa, senza che sia d'uopo di pensare ulteriormente alla lampada.
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Fig. 2050. — Aeroforo Denayrouze.
Disegno schematico dell'apparecchio d'alimentazione della fiamma.
Oltro ai due regolatori speciali di cui s'è fatta parola, vi ha ancora un regolatore della pressione ad essi comune, il quale si trova su quel serbatojo di distribuzione, che dicemmo aver forma diversa dagli altri. Esso infatti ha lateralmente un apparecchio affatto simile al regolatore di alimentazione della fiamma, donde la possibilità di avere un efflusso d'aria a pressione costante, e questa pressione potrà inoltre essere quella che più ci piace o conviene, purché sempre sia notevolmente inferiore a quella dell'aria compressa nei serbatoi.
Risulta intanto dalla succennata disposizione di cose che l'aria dei serbatoi arriva ai polmoni ed alla lampada dopoché la sua pressione fu regolata per ben due volte, l'una dal regolatore comune all'uscire dai serbatoi, e l'altra dal regolatore speciale prima di entrare nella bocca dell'operajo, o di accostarsi alla fiamma della lampada.
La lampada, analoga a quella dei minatori, è congegnata per modo che l'aria arriva tutto all'intorno della fiamma : ed una valvoletta ricoperta di doppia tela metallica dà passaggio ai prodotti della combustione.
Il modo di servirsi dell'aeroforo ad alta pressione è abbastanza semplice. Basta di immaginarsi il minatore col suo regolatore alle spalle, colla sua lampada al braccio, coll'imboccatura tra le labbra e i denti, spingere dinanzi a lui il carretto coi serbatoi dell'aria fin dove si richiede la sua presenza. Postosi al lavoro, e dopo aver consumata l'aria compressa del serbatojo di distribuzione, non avrà che ad aprire il rubinetto di comunicazione del secondo serbatojo col primo, e così di seguito. Con cinque o sei cilindri il minatore può lavorare liberamente e senza fastidio per ben tre ore. Un po' prima che la provvista di aria compressa fatta nei serbatoi sia tutta consumata, un altro operajoavrà condotto dall'esterno altri serbatoi pieni d'aria, che porrà sul carretto del minatore in sostituzione dei primi; e per tal guisa uno stesso operajo minatore potrà continuare a lavorare per molte ore di seguito, senza alcun malessere e con tutta la tranquillità.
Ecco sommariamente esposto il principio degli aerofori dei fratelli Denayrouze. Chi ne volesse maggiori particolari, ricorra alla pubblicazione degli inventori stessi, intitolata: Des aérophores et de leur application au travati dans les mine8. Cheg Dunod, éditeur à Paris. Ivi pure si trovano interessanti particolari sulle trombe a stagnatura idraulica, le quali permettono di arrivare alle più grandi pressioni assai rapidamente, ed evitando il riscaldamento dell'aria.
DENBIGH (geogr.) — Città capoluogo del Den-bighshire, nella valle del Clwyd, con 6323 abitanti (censimento del 1871). La contea giace nel Galles settentrionale, sul mare d'Irlanda, tra la Dee e la Conway, e la sua popolazione (1871) è di 105,102, presentando un incremento di 74 per cento a paragone del primo censimento del 1801. — Oltre alla città di Denbigh, vi si notano quelle di Wrexham, Ruthin, Holt, Llangollen, Llanrwst, Abergeley e Ruabon.
DENDERAH {geogr. ed archeol.). — Borgo dell'Egitto posto sulla sponda occidentale del Nilo, al 30° 20' di long, e al 26° 8' di lat., circa ad 1 chilometro dalla riva del fiume. Le molte palme dello quali è circondato dànno un gradevole aspetto alle misere capanne che lo compongono. La sola analogia del nome basta per riconoscere in questo i] sito della Tenlyra o Tentyris, le cui magnifiche rovine rimangono ancora a 3 chilometri da quel borgo, verso ponente. Questo ci è confermato dalle testimonianze di Strabone, di Plinio e di altri antichi autori. Le 50 miglia romane che VItinerario pone tra Tentyra ed Hermonthis (di cui si conosce la giacitura al di sopra di Tebe) si accordano a meraviglia colla distanza di 37,200 tese che si trovano nella grande carta d'Egitto tra Denderah ed Erment. Ai tempi dell'imperatore Adriano conservava aucora qualche importanza; onde si ritrovano medaglie coll'effigie di questo imperatore ed il nome di questa antica città. Gli avanzi di Tentyris occupano uno spazio di 1700 metri nella loro più grande larghezza ; mentre il giro n'è di presso che 4 chilometri. A levante dal lato del terreno coltivabile presentano l'aspetto di un ferro di cavallo. A mezzodì confinano col deserto e coi colli di sabbia che limitano in qualche modo il piede della catena libica, e dove si trovano molti ciottoli coperti di diaspro e di porfido. A mezzanotte questi avanzi formano come una specie di lingua che s'inoltra nelle terre coltivate. Prima di tutto vi sono dei piccoli poggi dove si scavano medaglie, vasi, amuleti e lampade antiche. Le persone del paese che si danno a questo lavoro vagliano la terra al setaccio, e così ne ritraggono perfino i più piccoli oggetti che vi si possano ritrovare. Vicino al luogo dì questi scavi vi è un tempio che pare piuttosto che non sia mai stato compiuto anziché sembri cadere in rovina. A 70 metri circa da questo monumento, e in linea retta coll'asse del medesimo, ai
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