Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DENDRODOA - DENDROLITEdi circa 4 centimetri; coda graduata e con ogni , timoniera terminante in punta rigida ; color generale di cinnamomo, traente a un bigio rosseggiante, mucido sul capo e sul ventre ; moltissime macchiette di bianco sul capo e sulle spalle. È indigeno del Brasile.
DENDRODOA (,eool.). — Nome dato da Mac Leay ad un sottogeuere d'invertebrati marini del gruppo delle ascidie.
DENDRODUS (paleont.). — Genere di pesci fossili descritti dal prof. Owen, proprii di certi strati di arenaria della Scozia in prossimità di Elgin.
DENDROFAGI (zool). — Lassi questo nome, che significa mangiatori di alberi, agl'insetti o alle larve degl'insetti che penetrano negli alberi sia per pro-curarvisi un ricetto, sia per cibarsi del loro sugo. Numerosissime sono le specie di questi animaletti, le miriadi dei quali spesso recano danni considerevoli, distruggendo grandi tratti di foreste. Non avvi quasi alcun vecchio rovere, salice, ecc. che non ne nutra di varie sorta. Uno degl'insetti den-drofagi che nei paesi nostri faccia maggior guasto è il cossus ligniperda (V. Cosso).
DENDROFIDE (Dendrophis) (zool). — Sotto-genere di serpenti, che Cuvier colloca sotto il gran genere colubro, e che ha per identico coWahcetulla di Gray. Le specie di questo genere hanno, come le dipse di Laurenti, una linea di scaglie più larghe lungo il dorso e più strette lungo i fianchi, ma la testa loro non è più larga del corpo, ch'è assai sottile e allungato. Il loro muso non è lungo, ma ottuso, e non hanno veleno. Abitano nell'India e nell'Africa.
DENDROFILIA (zool). — Genere di polipi o madrepore di struttura corallina.
DENDR0F0R0 (archeol.). — Vocabolo composto di due parole greche, SévSpov, albero, e cpepw, io porto, onde viene a significare colui che porta un albero. In certe cerimonie religiose chiamate dendroforie portavansi infatti od alberi intieri o rami d'alberi, e ciò principalmente in onore di Bacco, di Silvano e di Cibele ; e non è raro il vedere in antichi bassi-rilievi rappresentazioni di baccanali con uomini portanti in mano arbusti o ramoscelli. Nella processione poi della Madre degli Dei si soleva portare attorno un pino, che si piantava poscia, in memoria di quello sotto cui Ati si era mutilato.
I marmi antichi fanno spesso menzione di collegi di dendrofori, senza dubbio diversi dai precedenti, e ne parlano le leggi degl'imperatori d'Oriente, e specialmente il Codice Teodosiano (De centonariis et dendrophoris); ma quale fosse la vera loro arte ed occupazione non si sa. Fra le varie opinioni degli eruditi, la più sensata pare per altro essere quella del Fontanini (De antìq. Bortce colon. Etrusc., lib. 11, c. 5), il quale dice che i dendrofori erano destinati ad atterrare gli alberi nelle selve e a trasportarli dove il bisogno richiedeva, onde è probabile che seguitassero gli eserciti, e fossero incaricati di provvedere gli alberi necessarii per le macchine da guerra, per gli accampamenti e per la marina.
DENDROITI (paleont.). — Nome dei fossili den-dromorfi, ossia ramificati a guisa di piante.
DENDROLAGUS (zool.). — Genere di marsupialidetti anche kanguri arborei dal loro vivere sugli alberi, con lunga coda, nativi della Nuova Guinea.
DENDROLITE (miner.). — Nome composto dei vocaboli greci Ss'vSpov, albero, e XtOo;, pietra, e significante albero petrificato.
L'esistenza di queste petrificazioni è un fenomeno frequentissimo in certi terreni secondarii, e principalmente nei terreni carboniferi, nè v'ha contrada del globo in cui non 6Ìansi trovati rami, frutti, radici ed anche foglie in istato di petrificazione, ovvero tronchi d'alberi calcarei rotti verso le radici e sporgenti ad una certa altezza al di sopra del suolo, esaminando i quali al livello del terreno vi si scoprivano le nodosità, gli strati legnosi e tutti gli accidenti della vegetazione.
Questi vegetali si convertono comunemente in agata nei letti sabbiosi formati dai depositi fluviali; conservano talvolta le apparenze della loro organizzazione naturale ; e vi si riconoscono spesso i vermi che gli hanno rosi e che sono stati ugualmente convertiti in agata (V. Agatlzxato).
Alcuni altri vegetali si cangiano in pechstein (pietra di pece), e trovansi nelle contrade anticamente vulcanizzate.
Tra i fatti di questo genere meritano singoiar menzione i seguenti, cioè: 1° un albero citato dal dottor Mackenzie, situato nelle vicinanze di Edim-borgo, il cui tronco s'inalza verticalmente per alcun metro, ed è convertito in vero grès; 2° un albero petrificato, scoperto nel 1807 da Chai-pentier in una cava di pietra da costruzione presso Walden-burg nella bassa Silesia, il tronco del quale imprigionato per metà in una roccia al fondo della cava era verticale e cangiato in quarzo siloide in un coi suoi rami e colle sue radici, nelle quali il legno era giunto a perfetta maturità ; 3° un albero fossile di grandezza colossale trovato non è gran tempo nelle miniere di carbon fossile di Anzin,e falsamente creduto un palmizio.
Mackenzie ed alcuni altri naturalisti pensano che questi alberi abbiano potuto crescere là dove sono stati scoperti; in questo caso conviene ammettere che la roccia abbia contenuto i principii della loro nutrizione ; che durante il loro crescimento abbia conservato il grado di mollezza necessario allo stendimento delle radici; che in quest'intervallo di tempo sia stata sospesa la formazione delle roccie per rinnovarsi successivamente deponendo gli strati che hanno avvolto i rami e le radici; che finalmente questi vegetali abbiano vissuto nei luoghi abitati dagli animali marini di cui offrono le traccie. Se, al contrario, gli alberi di cui discorriamo sono cresciuti, come alcuni pensano, in altre parti lontane da quelle in cui sono stati trovati, conviene supporre che il loro tramutamento sia stato l'effetto della stessa catastrofe alla quale è dovuta la formazione dei grès e dei letti di carbon fossile, e che il peso delle radici degli alberi trascinati dalle acque sia stato la cagione per cui vennero deposti verticalmente. Secondo un'altra ipotesi, questi alberi sarebbero stati intieramente avviluppati dalle roccie costituenti il terreno in cui erano allignati ; queste roccie, più facili a decomporsi che il quarzo granuloso del fossile, sarebbero state lentamente distrutte fino alla profondità delle radici dell'ai-*
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