Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DENTELLO — DENTIDentellarla aurico lata (plumbago nuriculata Lam., plumbago capcnsis Thunb., plumbago cerulea Hortul.). — Fusto sarmentoso, gracile, striato, glabro, alto sino a 2m,42,ramosissimo; foglie oblunghe od oblungo-spatolate, ottuse, sub-coriacee, glauche inferiormente, munite alla base di due auricole subreniformi, adnate ; fiori ampii, di colore turchino chiaro, disposti a spighe brevi, compatte, terminali ed ascellari.
Questa specie, nativa dell'India, coltivasi spesso per ornamento ; i suoi bellissimi fiori si succedono da luglio sino in novembre ; in tepidario fiorisce per quasi tutto l'inverno ; si moltiplica per semi sopra letto caldo od in vaso.
Dentellarla sarmentosa [plumbago scandensh.). — Fusti lunghi, flessuosi, del pari che i rami; foglie ovali od ovali-lanceolate,sub-acuminate, sub-cartilaginose ai margini, non auricolate, liscie, appena punteggiate, grappoli terminali spiciformi; calice ispido: corolla bianca o di colore turchino pallido.
Questa specie è nativa delle Antille, dove chiamasi erba del diavolo; tutte le sue parti sono sommamente caustiche, e gli Americani l'adoperano come rimedio vescicatorio o detersivo. Coltivasi eziandio per ornamento e si propaga come la specie precedente; fiorisce in luglio ed in agosto.
Dentellarla a fiori rosei (plumbago rosea L.). — Fusti numerosi, legnosi, nodosi inferiormente, flessuosi, striati, spesso rossicci, lunghi da 9 a 15 decim.; foglie coriacee, d'un verde ameno, ovali-oblunghe, od ellittico-oblunghe, acute, minutamente punteggiate, ondulate ai margini; grappoli terminali, lunghi quasi 3 decimetri, panicolati e sub-fascicolati ; calice alquanto ispido ; corolla di colore roseo vivacissimo,col tubo lungo circa 25 millimetri. Questa specie, nativa delle Indie e delle Molucche, coltivasi per ornamento in calidario od in tepidario. La sua radice è sommamente caustica.
DENTELLO (archit.) — Quando si taglia verticalmente una membratura quadrata della cornice jo-nica o corintia in modo che gl'intervalli fra i tagli siano alternativamente uno di tre minuti di modulo, l'altro di due in larghezza, e s'intagliano tutti gli spazii di due minuti, così che gli spazii pieni riescono sempre fra due spazii vuoti, alla serie di tali spazii pieni si dà il nome di dentelli.
Chi vuole che l'architettura sia in ogni minima sua parte un'imitazione delle costruzioni di legname, crede che i dentelli indichino le estremità dei travicelli, e perciò non vuole che siano impiegati indifferentemente in tutti gli ordini. Vitruvio asserisce che i Greci non posero mai dentelli sotto i mutuli o modiglioni, perchè i travicelli non possono esser e sotto i puntoni, e per ciò pure gli antichi non misero nè mutuli, nè dentelli nei frontispizii. Ma i Komani non rispettarono questi precetti di Vitruvio, nè l'uso degli antichi, tagliando i dentelli sotto i modiglioni, come si può ancora vedere nella trabeazione delle tre colonne di Campo Vaccino, nel tempio di Giove Tonante e in molti altri monumenti corintii che sono riputati classici.
A malgrado però dell'autorità di Vitruvio, l'origine dei dentelli non è così autentica come quella delle altre parti che visibilmente dalla costruzione di legname passarono nell'architettura. Infatti non
è facile il dimostrare che i dentelli siano altra cosa fuorché un mero ornamento intagliato in una modanatura per variare i profili, allo stesso modo che si adoperano gli ovoli, le foglie ed altri particolari dell'ornato architettonico. Su questo principio i dentelli si potrebbero usare in ogni cornice; ma siccome le forme architettoniche piaciono tanto più, quanto più sono ragionevolmente impiegate, così è bene di seguire i precetti di Vitruvio, che esclude il dentello da ogni frontispizio ed anche dalla cornice dorica, e vuole che sia impiegato specialmente nella cornice jonica.
Alcuni sono affatto contrarii a quest'ornamento ; ad ogni modo l'architettura deve usarne parcamente e saperlo bene coordinare colle altre membrature, acciò faccia un buon effetto. I dentelli si dispongono in guisa che l'asse della colonna passi pel mezzo di un dentello ; e all'angolo, invece di un doppio dentello, si pone una pigna o un rosone.
DENTI (eool.). — I denti propriamente detti sono organi speciali degli animali vertebrati, infissi nelle mascelle, che servono ad afferrare, a tenere, a forare, a tagliare e a sminuzzare, e sono perciò vani di forma. Negli anima li invertebrati ne fanno le veci sostanze di materia più molle, generalmente cornea ; come sono pure i denti di alcuni pesci, dei clie-lonii, degli uccelli, delle balene e dell'ornitorinco paradosso.
Nei pesci i denti possono essere situati sugli ossi intermascellari, mascellari, mandibulari, palatini, vomerini, pterigoidei, joidi o faringei; in poche specie trovansi impiantati in alveoli, o fissi ad una base ossea che è attaccata da sostanza ligamentosa agli ossi orali, ma nella più parte sono immediatamente uniti per anchilosi o diretta continuazione di sostanza ossea agli ossi stessi che circoscrivono la bocca.
Nei rettili si trovano negli ossi palatini, pterigoidi o del vomere, come pure nei mascellari od intermascellari, sono generalmente saldati o confluenti colla sostanza delle mandibole ; ma nei plesiosauri e nei cocodrilli sono impiantati in alveoli.
Nei mammiferi invece sono ristretti agli ossi mascellari e intermascellari, sempre impiantati in alveoli, e questa è la sola classe in cui possano essere fissi da una o più radici.
I denti consistono generalmente in tre distinte sostanze, cioè avorio, smalto ed osso o cemento, detto anche crosta pietrosa. La tessitura dell'avorio è minutamente tubulare: quella del cemento consiste in tubetti e celle combinate, e la materia terrea è principalmente deposta in queste cavità, che hanno disposizioni e proporzioni definite in ciascuna specie d'animali. Lo smalto è costituito da cristalli esagoni filamentari. Il dente dividcsi in corona, collo e radice. I corpi vascolari, che servono al loro sviluppo, diconsi polpa e capsula; della prima formasi l'avorio o corpo del dente, dell'ultima lo smalto e il cemento. Nella più parte dei casi, quando la polpa ha dato tanto avorio da formare tutta la corona del dente, comincia a scemare di grandezza; e siccome continua ad esercitare la sua funzione durante il progresso del suo assorbimento, ne risulta una radice gradatamente decrescente ; quando l'assorbimento della polpa, in luogo d'essere generale,
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