Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DENTIFRICI!
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di dentifricii, i quali sono sempre composti in modo irrazionale.
Per avere alcune norme razionali nella preparazione dei dentifricii occorre ricordare il modo di formarli e la natura dei depositi di materie estranee che si depongono sui denti.
I liquidi della bocca lasciano deporre sui denti una materia bianco-giallastra, che vi si condensa nella forma di uno strato giallo o nerastro. Durante il sonno si depone in maggior copia, ed in pai-te Ya dissipandosi durante la masticazione o per la lavatura dei denti. Se non si toglie questo deposito di sovente, vi si accumula e si indurisce, forai a lido certe concrezioni chiamate col nomo di tartaro dei denti.
Secondo Berzelius e altri chimici, il tartaro è formato da:
Ptialina............1,0
Muco.............12,5
Fosfati terrosi..........79,0
Sostanza animale solubile nell'acido cloridrico ............7,5
100,0
Perciò vi predominano i fosfati insolubili, e tra questi quello di calce.
Stando al Dumas, la deposizione del tartaro si fa per l'azione della saliva, che è alcalina, sui liquidi acidi della bocca ; la saturazione dell'acido fa precipitare i fosfati prima disciolti, ed essi nel deporre trascinano le altre sostanze che si trovano poscia nel tartaro. Secondo il Bernard, invece, il tartaro si produce per un'irritazione alveolo-dentaria con iscal-zatura delle gengive rammollite, per frammenti di sostanze alimentari durante la masticazione ; in appoggio di questa opinione sta il fatto che il tartaro abbonda più nei denti inferiori, che si scalzano più facilmente nel masticare. I fosfati terrosi perciò deriverebbero da una secrezione anormale del periostio alveolo-dentario; e invero una secrezione analoga si osserva nella periostite delle ossa. Crede poi il Bernard che i cristalluzzi di carbonato calcare che si trovano pure nel tartaro, le cellule epiteliali e le altre sostanze derivino dalla saliva.
Ma la teoria di Bernard è accettata solo da pochi, e la maggior parte dei fisiologi accetta l'opinione di Dumas.
Ad ogni modo le recenti osservazioni mostrarono la presenza nel tartaro di vibrioni, monadi ed altri infusorii, non che di alcune alghe inferiori, della leptotrìx buccalis; anzi alcuni non sono alieni dal riferire in parte all'azione di questi esseri microscopici la causa del danno che reca il tartaro ai denti. Però è certo che questo agisce anche meccanicamente sulla mucosa, la irrita come un corpo estraneo e promuove una esalazione sanguigna, che colora il tartaro in nero; diffatti in questo tartaro si trovano spesso cristalli di ematoidina. Ed è noto che questa varietà di tartaro va spesso accompagnata da rammollimento infiammatorio e da ulcerazioni delle gengive.
I migliori dentifricii sono le frequenti lavature con acqua appena tiepida, specialmente al mattino, e la masticazione di pane alquanto duro e resistente.
Per anche si può ricorrere a dentifricii acidi o alcalini e alla spazzatura dei denti con ispazzole tenere o con spugne, badando di non scalzare le gengive, ma di fregare i denti dall'alto al basso per i superiori, e dal basso in alto per quelli della mascella inferiore.
I fumatori non dovrebbero mai dimenticare di lavarsi la bocca sciacquandola con acqua tiepida dopo aver fumato.
La produzione del tartaro è in relazione diretta colla sanità dell'individuo, poiché le stomatiti, le gastralgie, l'abuso di alimenti eccitanti e ricercati, le cattive digestioni, il soggiorno in luoghi malsani, il fumare sono cagioni di produzione abbondante di tartaro e di parecchie malattie dei denti. Laonde non a torto i popoli antichi e moderni diedero sempre grande importanza ad una buona dentatura come segno di buona salute e di bellezza fisica. Ed è a deplorare che da una parte molti trascurino troppo questo argomento d'igiene, mentre altri per ignoranza si facciano spacciatori di dentifricii nocivi.
Fra i dentifricii solidi sono da annoverare le spazzole, le spugne ed altri dentifricii meccanici, avvertendo di non far mai uso di corpi duri se non in casi di speciale necessità. Giova meglio che la nettatura dei denti si faccia poco per giorno che non in una volta sola, anche quando il tartaro è discretamente abbondante.
Molti profumieri inventarono spazzole speciali di radici d'altea, di erba medica e di altre piante. Tali spazzole non hanno alcun vantaggio sulle spazzole comuni, quando pure non siano peggiori, non sol(/ per logorarsi più facilmente, ma ancora perchè spesso sono troppo rigide.
Queste spazzole si ottengono facendo bollire con acqua radici di altea o di liquirizia e simili, quindi tenendole immerse nell'alcoole e facendole in seguito seccare in forni : cosi si distrugge il tessuto cellulare e si isolano i fascetti fibro-vascolari che rappresentano i peli della spazzola. Non è punto da lodare l'uso di imbeverle con tinture, con balsami o con aromi, perchè, se questi loro dànno aspetto e odore più gradito, non giovano punto ai denti.
I dentifricii in polvere sono fra i più usati.
Fra le innumerevoli varietà di questi inventate dai profumieri, un igienista severo non trova quasi a fare scelta, perchè quasi tutti sono più o meno nocivi.
II miglior dentifricio di quest'ordine è il carbone di legno dolce ridotto in polvere finissima.
Giova spesso associarvi un decimo di bicarbonato di soda, oppure un quarto di carbonato di magnesia. Assai più di rado può giovare l'unirvi un ventesimo di cremortartaro. Soltanto in alcuni casi di malattia di gengive si può consigliare di mescolarvi un centesimo di solfato di chinina o un decimo di polvere di china-china.
Coloro ai quali non gradisce il carbone possono far uso di sola magnesia. E inutile il dire che questi dentifricii si usano con una spugna o con una spazzola bagnata con acqua.
Molte polveri dentifricie bianche, le quali si vendono dai profumieri, sono tinte in roseo col carmino, e la minima quantità che ne occorre non può essere dannosa a: denti, mentre dà un aspetto più elegante alla polvere.
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