Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DE RE YETI 0 DERAYA — DERIVA
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le insegne cavalleresche dell'Ordine di Francesco I. Negli anni seguenti ebbe non pochi altri onorevoli incarichi, come di segretario perpetuo dell'Instituto centrale vaccinico, di componente la Commissione di statistica generale e di professore presso il su-- premo Magistrato di salute, ma non prima del 1855 ascese alla cattedra di patologia ed igiene nel real Collegio medico-cerusico di Napoli, ch'era rimasta vuota per la morte di Vulpes, e dalla quale passò, in novembre 1860, a quella della storia della medicina nell'Università. La qual cattedra egli tenne con molto lustro fino al 1869, in cui non essendogli più permesso dallo stato di sua salute di attendere all'ammaestramento della gioventù, cangiò il titolo di professore ordinario in quello di professore emerito. Nel 1861 fu nominato commendatore dell'Ordine Mauriziano e vice-presidente della sezione del Consiglio superiore di pubblica istruzione di Napoli, ed allorché nel 1865 venne quella sezione abolita, e si stabili un solo Consiglio di pubblica istruzione per tutto il regno d'Italia, fu egli chiamato a farne parte.
Scrisse il De Renzi un numero infinito di opere, le quali gli dischiusero le porte di moltissime accademie letterarie e scientifiche, ed il fecero annoverare tra* più illustri uomini del nostro secolo. Sono esse per la maggior parte di grandissima importanza, ma il suo nome rimarrà imperituro principalmente per quelle che riguardano la storia della medicina italiana, la quale con lunghi studii e laboriose ricerche è stata da lui illustrata. Le sue opere sono le seguenti: Esame critico delle varie opinioni intorno alla causa prossima della febbre (1819); Listinto considerato sotto Vaspetto ideologico, igienico e patologico (1824) ; De miasmi padulosi e luoghi del regno di Napoli in cui si sviluppano (1826); Sull'indole morale de' ciechi (1827, di cui furono fatte due altre edizioni negli anni 1829 e 1832); Osservazioni sulla topografia medica del regno di Napoli (1828 a 1830, voi. 3); Sulle acque termo-minerali balneolane (1831) ; Notizie storiche sulla vita e sulle opere di Antonio Savarese (1832) ; Topografia e statistica medica della città di Napoli (1832), che fu tratta dalla Topografia medica del regno e di cui si fecero due altre edizioni nel 1838 e 1845, con molte aggiunte e col nuovo titolo di Guida medica per la città di Napoli e per il regno ; Storia di un morbo petecchiale nosocomiale (1833); Viaggio medico in Parigi, con alcuni particolari sopra Pisa, Genova, Livorno, Marsiglia e Lione (1834); Risposta alla lettera del cav. Speranza intorno al cholera di Cassio (1836); Su i metodi di esplorazione per chiarire la diagnosi delle malattie del torace e dell'addome (1836); Qualche parola sugli esercizii ginnastici ed ortopedici (1836); Pensieri sulla patologia generale chiarita dalla fisiologia e dall'anatomia patologica (1836 a 1837, 2 voi.); Relazione del cholera morbo osservato nell'ospedale di Santa Maria di Loreto (1837) ; Sulla febbre tifoide che ha dominato in Napoli nell'inverno e primavera del 1838 (1838) ; Sullobbligo che corre al medico di fare particolare studio delle malattie popolari (1838); Sulle infermità che distrussero l'esercito capitanato da Lautrec presso le mura di Napoli nell'està del 1528 (1838) ; Sull'ospedale delle prigioni detto dt S. Fran-
cesco (1839); Necrologia di Francesco Petruntx (1839); Relazione statistica e clinica degl'infermi di cholera morbo trattati nell'ospedale di Loreto (1839); Sulla scoverta del cowpox nella Capitanata e sopra varie quistioni relative alla vaccinia (1839) ; Sui ciechi nati e sul reale ospizio dei Santi Giuseppe e Lucia (1840) ; Sul clavismo cancrenoso e sul morbo convulsivo epidemico, ricerche storiche (1841); Intorno alla medicina ippocratica ed allo spirito di essa sempre conservatosi in Italia (1841), di cui nel 1842 fu fatta una seconda edizione; Sullo stato della medicina nell'Italia meridionale e su i mezzi di migliorarla (1842); Intorno all'arcispedale di Santa Maria Nuova di Firenze ( 1843) ; Ricerche statistiche intorno alla popolazione della città di Napoli (1844); Storia della medicina in Italia (1844 a 1846, 4 voi.); Appendice alla storia della medicina in Italia (1850) ; Collectio Salernitana, ossia Documenti inediti e trattati di medicina appartenenti alla scuola medica salernitana, premessa la storia della scuola (1852 a 1859, 5 voi.); Elogio storico di Leonardo Santoro (1853); Storia documentata della scuola di Salerno (1857, seconda ediz.) ; Della storia della medicina e delle dottrine d'Ippocrate, discorsi tre (1858); Necrologia di Agostino Cappello (1859) ; Il 8ecolo XIII e Giovanni da Proci da, libri dodici (1860); Napoli nell'anno 1656, in cui è narrata la storia della peste onde in quell'anno Napoli fu travagliata; Condizioni del popolo italiano nel medio evo per ciò che riguarda il papato (2 voi.), e Napoli nell'anno 1764, ossia documenti della carestia e della epidemia che desolarono Napoli nel 1764, preceduti dalla storia di quelle sventure (1868).
DEREYEH o DERAYA (geogr.). — Città dell'Arabia, nel Negid, sulla via delle carovane dal Mar Rosso al Golfo Persico, già metropoli dei Wahabiti, ed allora con 30,000 abitanti, ma quasi distrutta da Ibrahim pascià nel 1818.
DERIVA (mar.). — Così chiamasi dai marinai il movimento laterale d'una nave portata al sottovento della sua via apparente, o, in altri termini, l'angolo formato da questa via con la linea veramente percorsa. La bussola di mare accenna benissimo la direzione della chiglia di un naviglio, riguardo alla linea N. e S. dell'ago calamitato ; e serve a mantenerla o a ricondurla a questa posizione quando se ne scosta (V. Bussola nautica), ma non dà a conoscere la traccia, vale a dire la direzione del suo vero cammino, la quale è troppo spesso diversa da quella della chiglia; poiché se il vento, siccome abbiamo altrove notato (V. Compasso delle variazioni), ne investe direttamente la poppa, ne segue che battendo la nave più o meno di costa, la spinge dall'altra detta di sottovento, donde la deriva, che è un deviamento dalla vera via. Il calcolare direttamente la quantità di questo deviamento, che dipende non solo dalla direzione e dalla forza del vento, ma ancora dalle correnti, dalle maree, dal modo con cui veleggia il vascello e dalle sue qualità, è cosa pressoché impossibile, ma si può con un'immediata osservazione rilevare la deriva, misurando l'angolo formato dalla traccia col rombo o aria di vento, ciò che si eseguisce col mezzo del compasso di variazione. Supponiamo, per esempio,
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