Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DERIVARE - DERIVATIVOdie governando la nave al N. E. Vi N., si scorga la traccia dietro lasciatasi dal bastimento al S. lU S. 0. ; se ne conchiuderà che l'angolo formato dalla chiglia, che trovasi nella direzione N. E. lU N., e dalla vera via, che è nella direzione della traccia suddetta S. V4 S. 0., è di 22° 30', ossia di due rombi, e quest'angolo sarà la deriva della nave.
Questa deriva può essere a diritta o a sinistra, o, come dicono i Francesi, a tribordo o a babordo, ma sempre dal lato opposto al vento od alla mura. La cognizione della deriva è indispensabile per determinare il rombo di vento che si e tenuto e quello che si deve tenere.
La deriva succede quando le vele sono orientate presso al vento, quando cioè il bastimento è diretto verso l'origine dei vento. Per intendere questo movimento bisogna por mente alle diverse forze che
10 producono. Quella del vento agisce sulla vela in direzione perpendicolare a quella del pennone, e farebbe camminar la nave di fianco quando le vele sono orientate presso al vento, ina due forze le vengono opposte, cioè la resistenza dell'acqua che contrasta al movimento di tianco, e l'azione del timone che tende a recare la prua verso l'origine del vento. Da questo contrasto avviene che la nave si muova in una direzione media risultante dalle tre forze accennate. Se il naviglio fosse sferico, procederebbe nella direzione dei vento, ma per la sua forma tende a fender l'acqua con la prua, e la sua molta superficie nei fianchi fa che incontri gran resistenza in quello di sottovento per la gran massa d'acqua che deve spostare. In un naviglio di buona costruzione la resistenza dell'acqua al moto progressivo per prua suole stare a quella che l'acqua oppone al moto per fianco come 1 a 50. Il centro di gravità di una nave può considerarsi come immobile, c per la forma e pei tagli diversi dei loro fondi avviene che la poppa e la prua non girino con pari agevolezza, incontrando la poppa maggiore difficoltà.
L'azione delle vele raccogliesi veramente in un sol punto, detto centro velare, punto che varia di posizione ora più presso poppa ed ora più presso prua, secondo la quantità di vele che si spiegano più in una o nell'altra metà della lunghezza della nave. Avviene perciò che i movimenti della prua occasionati dal girar del timone sieno resi dal centro velare più o meno forti. Più questo centro è lontano da quello di gravità della nave verso poppa, più saranno pronte e vivaci le conversioni della prua. Quanto maggiore sarà la velocità della nave, tanto minore sarà la deriva, sendochò la resistenza dell'acqua si accresca in ragione della forza con cui la nave è spinta contro l'acqua. Più la nave avrà vele spiegate e più sarà spinta dal vento, più s'immergerà dal lato di sottovento. Cosi presentando all'acqua una maggiore superfìcie, la resistenza sottovento si fa maggiore. Finalmente si diminuisce ancora la deriva accrescendo l'azione delle vele posteriori, e diminuendo quella delle anteriori. Riguardo alla figura più propria delle navi per diminuire la deriva, è senza dubbio quella in cui si combina una maggior lunghezza con un maggior puntale o incavo, poca o niuna inclinazione alla ruota di poppa, molto slancio alla ruota di prua,
11 centro di gravità prossimo al mezzo della lun-
ghezza della nave, e la figura della prua più acconcia a fender l'acqua.
È della massima importanza pei piloti il determinare l'angolo della deriva, e il tenerne conto nel calcolo della via che tiene la nave. I marinai alquanto sperimentati conoscono la deriva prossimamente ad occhio. Ad ogni modo si usa porre sul parapetto della galleria un semicircolo di piombo graduato, il cui raggio, che lo divide per metà, sia parallelo alla chiglia. I piloti rilevano sopra questo il numero dei gradi dell'angolo che fa la scio o traccia della nave, con la direzione della chiglia, e cosi hanno la misura della deriva. Se quest'angolo è di 11° 15'cioè }U di 45" dicesi: si /m un quarto di deriva. Da questa voce vengono varii modi molto significativi; per esempio, essere in deriva, cioè camminare lateralmente a sottovento ; andare in deriva, per camminare come vuole il vento, la corrente o l'ondeggiar del mare, o cader sottovento; aver bell-a deriva, per aver ampio spazio di mare libero da terre, scogli, ecc., sottovento.
Derive pur si dicono certe maniere di suole fatte di più tavole sovrapposte e infisse (una per bordo sull'incinta) con una grossa caviglia, intorno la quale possono girare liberamente. La loro lunghezza è una volta e mezzo o due volte l'incavo o puntale del bastimento ; la loro larghezza è la metà della lunghezza nel loro punto più basso, uu terzo nel mezzo, e vanno diminuendo sino alla loro sommità. 1 bastimenti a matere piatte servonsi di queste suole per diminuire la deriva. Per usarne si lascia pendere verticalmente la suola o deriva di sottovento ; essa presenta allora tutta la sua superficie laterale al mare, e fa cosi diminuire la deriva del bastimento, aumentandola resistenza del fluido sul fianco, mentre questa resistenza rimane la stessa nel senso diretto.
DERIVARE (marin.). — Deviare, decadere di fianco, seguendo una via più o meno divergente dalla direzione della prora, dalla parte opposta a quella d'onde spira il vento o viene la corrente, che sono le cause che fanno derivare.
DERIVATIVO (med.). — Revulsivo o rcvellente; che sei ve a derivare. Questi vocaboli sono adoperati da alcuni in significato diverso, da altri considerati come sinonimi. In generale però l'ultima opinione prevalse, e sotto questa appellazione si comprendono tutti quegli agenti di cui il medico si serve per allontanare il maggior afflusso di sangue da una parte, e ritardare od impedire i progressi di qualunque processo flogistico od organico che minacciar possa di distruzione qualche parte imi>ortante del nostro corpo. Quantunque alcuni abbiano negata fede all'efficacia di tali mezzi, essa è però fondata su quell'assioma, ubi slimulus, ibi calor, ibi dolor, ibi sanguinis fluxus, e sulle leggi di quel consenso universale ammesso già da Ippocrate ; e perciò non è da dubitarsi che i mezzi derivativi o rivulsivi tornino talvolta vantaggiosi nelle malattie acute, e soprattutto nelle croniche. Adoperansi come derivativi gli emetici, i purgativi, i diuretici, i diaforetici, gli irritanti esterni, le applicazioni di mignatte e coppette scarificate, i vescicatorii, il caustico attuale o potenziale e finalmente gli emuntorii permanenti. L'uso di questi mezzi deve essere modificato secondo
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Francesi Ippocrate Cosi
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