Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
383 DESCARTES RENATO
scoglio d'uomini di diversi paesi, con tutte le passioni che onorano o affliggono l'umanità, quei movimenti improvvisi che nascono dalle vicende della guerra presentavano al suo spirito, tranquillo in mezzo all'agitazione, solitario tra la moltitudine, tutti i mezzi di verificare coll'esperienza le quistioni che si era proposte ; egli continuava così sopra un piano vasto e nuovo gli studii i più importanti, applicando ai fatti ed agli accidenti di cui era testimone i principii delle scienze matematiche e filosofiche, oggetti costanti delle sue meditazioni e dei suoi lavori. Si racconta che, trovandosi di guarnigione a Breda, vide un giorno un gran numero di persone radunate avanti ad un avviso scritto in lingua fiamminga : era esso l'enunciato di un problema matematico, che, secondo l'uso del tempo, un geometra incognito proponeva ai matematici. Descartes non aveva giudicato a proposito d'imparare la lingua fiamminga; pregò perciò uno degli spettatori di tradurgli la proposizione esposta in tal modo al pubblico concorso. Il caso volle che la persona alla quale il giovine uffiziale straniero si era indirizzato fosse un professore del collegio di Dort, chiamato Beckman, matematico anch'esso. Questi, che trovava il problema assai difficile, parve sorpreso che un militare s'informasse di un tal genere di cose, e gli rispose col tuono di superiorità di un pedante che dubita che un altro possa elevarsi alla intelligenza di ciò che egli stesso non comprende. Ma restò assai stupito quando il giovine soldato gli promise, senza esitare, la soluzione del problema, e gliela portò il giorno dopo.
Dopo avere assistito alla battaglia di Praga del 1620 ed essere stato testimone dei rovesci militari di cui l'Ungheria fu in seguito il teatro, Descartes lasciò la professione delle armi e continuò i suoi viaggi. In quell'epoca gli accadde un'avventura che poco mancò gli costasse la vita. Aveva percorso il settentrione della Germania, e se ne ritornava in Olanda per mare. I marinai del bastimento sul quale si era imbarcato, vedendolo di un umore dolce e tranquillo, lo presero per un giovine senza esperienza, e credettero che sarebbe stato loro facile di ucciderlo per impadronirsi delle sue spoglie, tanto più che Descartes non era accompagnato che da un solo servitore francese. In questa persuasione tennero fra loro consiglio sui mezzi onde mandare ad esecuzione il loro progetto. Nè ebbero riguardo di farlo alla stessa sua presenza, immaginandosi che essendo forestiero non potesse intenderli ; ma Descartes, che aveva ben compreso il loro disegno, si alza ad un tratto, sfodera bruscamente la spada, e volgendosi a quei miserabili, nella loro lingua e con tuono risoluto, li minaccia di trafiggerli sull'istante se ardiscono di fargli il 'minimo insulto. Intimoriti dalla sua audacia, lo condussero ove volle. Percorse successivamente l'Olanda, la Francia, r Italia, la Svizzera e il Tirolo, fece un lungo soggiorno a Venezia ed a Roma, sempre inspirato dal desiderio di acquistare nuove cognizioni e di verificare quelle che aveva acquistate. La maggior parte dei suoi biografi si maraviglia con ragione che, durante il suo viaggio in Italia, Descartes non abbia visitato l'illustre Galileo, allora in possesso delle tue principali scoperte, e perseguitato per avereesposto alcune verità sublimi. Descartes non si è mai spiegato su questo proposito, e si è osservato che in una età più avanzata non manifestò mai nessuna ammirazione pel genio di Galileo. Ciò deriva forse dalla circostanza che avendo allora già concepito nella sua mente tutto il suo sistema cosmofisico, non avrebbe potuto, senza esporsi ad una evidente contraddizione, lodare dottrine che non erano in armonia colle sue. Ma si comprenderà che una tale considerazione è troppo debole ; è meglio perciò rinunziare a spiegare una circostanza inconcepibile, di cui la causa è rimasta nascosta nel profondo mistero del pensiero umano.
III. Suoi primi lavori e sue prime lotte scientifiche. — Tornato da' suoi viaggi, Descartes volle darsi intieramente alla sola occupazione che gli parve convenire ad un filosofo, quella di coltivare la sua mente. Credè di non poter trovare in Francia quella tranquillità di cui aveva bisogno, quel procul negotiis senza il quale gli uomini di sommo intelletto si perdono nella folla, e finalmente quella libertà che soprattutto conveniva alla fiera indipendenza del suo spirito. Si ritirò in Olanda dopo aver venduto una parte del suo patrimonio. Fu in questa terra straniera che Descartes scrisse il maggior numero delle sue opere, e ch'ei concepì in una laboriosa solitudine gli alti pensieri che dovevano rivelarlo al mondo come uno dei più bei genii che abbiano giammai attirata la sua ammirazione. Ma fu pure in quel parere, e dopo che un'immensa fama ebbe accolto i suoi lavori, ove Descartes ebbe a lottare contro la vile e crudele invidia, che sempre accompagna i successi i più meritati e le opere sublimi dell'ingegno. Noi non possiamo passare sotto silenzio queste particolarità così importanti della sua vita. Molti professori delle Università più accreditate erano legati d'amicizia con Descartes e incominciavano a diffon dere le sue dottrine. I partigiani delle antiche opinioni, gelosi di una riputazione ch'egli eclissava, cercarono di rovinarlo, 0 almeno di farlo cacciare dall'Olanda. Gisberto Voet 0 Voetius, primo professore di teologia ad Utrecht, si distinse fra tutti i suoi nemici per uno zelo frenetico, di cui non possiamo più farci un'idea esatta nello stato attuale de' nostri costumi e delle nostre relazioni sociali.
Quest'uomo, abusando dell'influenza che gli davano le rispettabili funzioni di cui era incaricato e la riputazione che si era acquistata coll'austerità delle sue forme e de' suoi costumi, fece dapprima combattere la dottrina di Descartes in alcune tesi pubbliche, in cui si cercava d'insinuare contro di lui l'assurda accusa di ateismo. Descartes ateo ! egli le cui speculazioni filosofiche avevano tutte avuto per oggetto di dimostrare l'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima! Ma nell'acciecamento dell'odio suo, il teologo protestante non poteva far conto delle ammirabili proposizioni in cui l'illustre autore delle Meditazioni s'inalza spesso alla percezione la più chiara di queste auguste verità. Voet ebbe l'audacia di scrivere al padre Mersenne per indurlo ad inveire contro il suo nemico, prendendo in mano la difesa della religione cattolica, ch'ei pretendeva attaccata dalla metafisica di Descartes. Ma il padre Mersenne era l'amico il più caro del filosofo; dolci rimembranze si associavano alla loro intima amicizia, che aveva
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