Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

Pagina (392/532)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      390
      DESENZANO — DESERTIsiffatta norma possa essere talvolta arbitraria, tuttavia, se ci facciamo a considerare le facoltà indispensabilmente necessarie per fare una buona descrizione, non resteremo meravigliati se fra i molti valenti scrittori dei quali si pregiano le letterature moderne, pochi siano veramente quelli che in questa parte abbiano raggiunto l'eccellenza. Il ben descrivere, al dire di Blair, dimostra, più che ogni altra cosa, l'immaginativa dello scrittore, e distingue l'ingegno creatore da una mente sterile e servile. Ad uno scrittore volgare sembra che la natura sia già stata esaurita da chi venne prima di lui, nè mai gli riesce di scoprire alcun che di nuovo o di particolare nelle cose che prende a descrivere; sicché i suoi pensieri sono sempre indeterminati, e languenti e generali le sue espressioni ; egli ammassa idee comuni in molte parole, e per conseguenza l'oggetto non può fare alcuna impressione distinta e piacevole nella mente altrui. All'incontro, lo scrittore d'ingegno, ricevendo in sè vivissima l'impressione degli oggetti che si offrono alla sua fantasia, trasmette quell'impressione negli altri, toccandone le circostanze più notabili, dando agli oggetti le tinte della realtà e della vita, e ponendoli in tal lume che par ch'altri li veda e li potrebbe ritrarre se fosse pittore; come si sa di Fidia, il quale confessava di aver trovato il tipo del suo Giove Olimpico, si maestoso che parea disceso dal cielo, in que'versi di Omero:
      Disse: e il gran figlio di Saturno i neriSopraccigli inchinò ; sull'immortale
      Capo del sire le divine chiomeOndeggiaro, e tremonne il vasto Olimpo.
      (Iliade, lib. r, traduz. del Monti).
      La grand'arte adunque di ben descrivere cons'ste soprattutto nella scelta delle circostanze che più vagliono a svegliare l'idea del soggetto della descrizione. E primamente non debbono essere troppo comuni e famigliari, perchè allora l'attenzione non vi si arresta, ma per quanto si può vogliono essere nuove, rare ed inaspettate, come quelle che, generando la maraviglia, distaccano la mente dalle altre immagini e la traggono tutta a sè sole, ed in essa profondamente si stampano. In secondo luogo, la descrizione è tanto più evidente, quanto più tocca le particolarità delle cose ; imperocché il generale, non formando immagine distinta, non penetra alla mente se non in confuso; e l'astratto, non formando immagine alcuna, non si presenta ai sensi, veicolo principale di cui servesi la poesia per trasferire all'animo i suoi concetti. Richiedesi poi che tutte le circostanze introdotte nella descrizione abbiano convenienza coll'oggetto descritto; cioè, se questo è sublime, esse debbono tendere tutte a far risaltare la sua sublimità; se è vago ed ameno, ad abbellirlo; se orrido e mostruoso, a difformarlo, affinchè l'impressione sua nella fantasia riesca piena ed intiera. Dal sin qui detto pertanto apparisce che il ben descrivere è l'arte di dar figura alla materia, si ch'essa rapisca a primo slancio gli sguardi, e ferisca e riscaldi la fantasia; della qual arte vuoisi far uso non meno nelle descrizioni formali che nel-l'esprimere eziandio i concetti più gravi, affinchè producendo immagine distinta penetrino altamenteal modo delle cose sensibili. Ogni descrizione adunque può considerarsi come un ritratto, un quadro, un simulacro, e perciò alcuni scrittori (massimamente stranieri) scorgendo quanto si compiacciano gli uomini delle raccolte di cosi fatte produzioni dell'arte, avvisarono di tessere lunghi componimenti di sole descrizioni, che venivano ad essere come una maniera di gallerie poetiche. Tali sono le Stagioni del Thomson, gli Autori delle piante di Erasmo Darwin e l'Invito a Lesbia Cidonia del Mascheroni. E per la più parte in descrizioni consistono pure le moltissime produzioni de' romanzieri de'tempi nostri, tra le quali per eccellenza primeggia certamente Walter Scott, cui si può applicare un noto verso in altro significato, chiamandolo
      Primo pittor delle memorie antiche.
      DESENZANO (geogr.). — Due luoghi portano questo nome in Italia: Desenz&no al Serio, in provincia e circondario di Bergamo, in Val Seriana Inferiore, con 1202 abitanti; e Desenz&no sul Lago, nella provincia e nel circondario di Brescia, sulla sponda occidentale del lago di Garda, con 4398 abitanti.
      DESEETAS (geogr.). — Nome di tre isole scogliose dell'oceano Atlantico, a S. E. di Madera, a 32° 31' latit. N. e 16° 30' long. 0. (Greenw.). Chiamansi Bugio, Deserta Grande e Chao. Non sono affatto disabitate, non ostante il loro nome.
      DESERTI (geogr.). — Questa voce è di significazione assai incerta, e adoperasi le più volte a designare un luogo disabitato, una solitudine ; e in questo senso è applicabile alle fertili pianure bagnate dal Maranon, come alle sabbiose lande della Libia. Tuttavia si chiamano cosi particolarmente le pianure sabbiose e pietrose. I deserti di sabbia abbondano assai più nel Vecchio Mondo che nel Nuovo. L'Africa, dalla sua costa occidentale, tra il fiume Senegal al sud e Marocco al nord, sino ai confini del Mar Rosso, presenta un solo vasto oceano di sabbia, che occupa presso a poco 48 gradi di longitudine e 10 dilatitudine, ed è soltanto parzialmente interrotto da una parte del Fezzan e dalla stretla valle del Nilo. Questa sterile regione è divisa in due parti ineguali, di cui la più considerevole è quella che trovasi all'occidente, detta il deserto di Sahara o il Gran Deserto, e l'altra è verso oriente, chiamata talvolta il deserto Libico. L'uno e l'altro di questi deserti comprendono alcuni piccoli tratti l'ertili, detti oasi, che sorgono di mezzo alla sabbia come isole nell'oceano. In esse fanno le loro fermate i mercatanti, che coi loro camelli, poeticamente chiamati navi del deserto, attraversano quelle squallide regioni.
      Il deserto di Sahara ci viene descritto come coperto di sabbia movibile e accavallata come le onde del mare. In mezzo a queste sabbie, che mutano continuamente posizione, forma e aspetto a cagiono del vento, sono dispersi pochi colli rocciosi e piccolo bassure dove le acque raccolte nutriscono alcuni arboscelli, felci ed erbe. Le montagne che chiudono il deserto ad occidente presentano cucuzzoli isolati, dechinanti dolcemente in pianure coperte di pieti e silicee bianche e taglienti, e che finalmente si confondono colle sabbie. A Tegazza e in alcuni altri luoghi, sotto uno strato di roccia, stendonsi vastit^iOOQLe


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

Pagina (392/532)






Blair Fidia Giove Olimpico Omero Saturno Olimpo Iliade Monti Stagioni Thomson Autori Erasmo Darwin Invito Lesbia Cidonia Mascheroni Walter Scott Italia Desenz Serio Bergamo Val Seriana Inferiore Desenz Lago Brescia Garda Atlantico Madera Greenw Bugio Deserta Grande Chao Maranon Libia Vecchio Mondo Nuovo Africa Senegal Marocco Mar Rosso Fezzan Nilo Sahara Gran Deserto Libico Sahara Tegazza