Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DESERXÌ
      mdepositi di un salgemma più bianco di candidissimo marmo. Durante la maggior parte dell'anno, dice Malte-Brun, l'aere asciutto e caldo presenta l'aspetto di un rosso vapore, e l'orizzonte sembra irradiato dai fuochi di vulcani innumerabili. Le pioggie che cadono da luglio sino ad ottobre non estendono egualmente i loro incerti e temporanei benefizii a tutte le parti. Un'erba aromatica simile al timo, la pianta che porta la coccola del Sahara, le acacie ed altri arboscelli spinosi, rovi e ortiohe, sono la sola vegetazione che s'incontri in alcuni luoghi del deserto, e raramente vedesi un boschetto di datteri o di altre palme. Alcune scimie ed alcune antilopi si contentano del poco cibo che vien loro fatto di trovare. Anche lo struzzo abita questa regione in branchi numerosi, cibandosi di lucertole, di lumache e di poche erbe grossolane. Leoni, pantere e serpenti, spesso di mostruosa grandezza, accrescono l'orrore di queste spaventevoli solitudini. Il deserto non presenta traccia di sentiero battuto, e le carovane che l'attraversano, prendendo a guida del loro cammino la stella polare, fanno una via tortuosa a fine di giovarsi delle oasi, che diconsi rallegrate da rigogliosa vegetazione, ma che probabilmente debbono gran parte della loro celebrità al contrapposto che fanno alla totale sterilità del deserto. Siffatta è la secchezza del terribile vento affocato chiamato Samum, o più propriamente Samiel, che talvolta assorbe l'acqua contenuta negli otri portati dai camelli ad uso dei viaggiatori. Un'ultima brocca d'acqua è stata venduta fino a dieci mila dramme d'oro. Nel 1805, unakkabah o carovana, composta di 2000 persone e di 1800 camelli, non avendo trovato acqua ai soliti luoghi di fermata, ebbe a perir tutta, uomini ed animali, di sete. Egli è nel deserto che vedesi più particolarmente quella singolare illusione ottica comunemente detta fata morgana.
      Deserto del nord-est e dell'est dell Africa. — La grande regione sabbiosa rimane, come dicemmo, interrotta in un luogo dal Fezzan. All'oriente e al mezzodì di questo sono deserti occupati dai Tibbù, nazione di Berberi; mentre al nord-est il deserto di Barca, l'antica Cirenaica, stendesi sino al Mediterraneo. Questi deserti sono dal lato orientale continuati dal gran deserto di Libia, ch'è confinante coll'Egitto, formandone il limite occidentale, e nei loro caratteri differiscono assai poco dal Sahara. Al mezzodì il deserto Libico si unisce colla regione egualmente sterile della Nubia settentrionale ; lasciando la quale e valicando il Nilo, si entra di nuovo in tratti sabbiosi e rocciosi, che dall'Abissinia a mezzogiorno sino a Suez a settentrione occupano l'intiero spazio ch'è tra il fiume e il Mar Rosso.
      Deserti dell'Arabia. — Passando dall'Africa nell'Arabia- incontriamo primieramente le colline sabbiose che formano l'istmo di Suez e separano il Golfo Arabico dal Mediterraneo, le cui coste vanno seguendo sino alla Palestina. Immediatamente al mezzodì di queste sabbie stendesi il tratto sterile e sassoso conosciuto sotto il nome di Arabia Petrea. 11 monte Sinai, imponente massa di granito, è quivi attorniato da roccie di altezza inferiore, composte in parte di arenaria, e racchiudenti alcune poche Talli ubertose che producono uva. pere e altri frutti eccellenti ; ma il paese, in generale, è di una spa-
      ventevole sterilità, non presentando altro che pochi aiboscelli del rovo egiziano (acacia vera) che dà la gomma arabica, con capperi e pochi altri frutici, frammischiati a roccie di granito nerognolo, di diaspro e di sienite, e a pianure coperte di sabbia, di selci e di ciottoli. Sonvi però torme numerose di gazzelle e altra selvaggina.
      Al mezzodì, fino ad Hadramaut, e confinanti a levante coll'Eufrate e col Golfo Persico, e a ponente coll'Hegiaz e coli'Yemen, stendonsi i vasti deserti del Neged e d'Ahkaff, che non producono altro fuorché alcune piante saline, e nell'aspetto generale differiscono assai poco dai deserti dell'Africa, se non che contengono molte oasi montuose adorne di palme e di datteri. Procedendo verso l'Eufrate, lasciasi a mano manca quella parte del deserto arabico ch'è particolarmente conosciuta sotto il nome di deserto della Siria, e stendesi verso settentrione fino ad Haleb (Aleppo), nel cui mezzo il viaggiatore incontra le vaste e solitarie rovine di Palmira, un tempo magnifica sede di Zenobia.
      Deserio della Mesopotamia. — Valicato l'Eufrate, ci troviamo nell'antica Mesopotamia, così denominata con due voci greche significanti tra i fiumi, cioè tra l'Eufrate e il Tigri, e che, nel senso più largo del nome, comprende l'Algezira a settentrione, e l'Irak-Arabi o Babilonia a mezzogiorno. Fuori di poche strisele di terra lungo i fiumi accennati, la Mesopotamia è un deserto ancora più orribile che quelli dell'Africa e dell'Arabia, di cui può considerarsi come una continuazione. E coperta di sabbia cocente e di gesso infecondo. L'assenzio e certi arboscelli aromatici sono la sola vegetazione che, coprendo un immenso spazio, ne bandiscono ogni altra pianta. Le acque di questo deserto, per lo più saline o solforose, danno origine a miasmi pestilenziali, che stanno sospesi sopra il deserto finché, perturbato l'equilibrio dell'aria, vi si forma quel pestifero vento così giustamente temuto nella Siria e ne' paesi limitrofi, e che soffoca chiunque si attenti ad esporsi alla sua influenza. Questo deserto, occupato da Arabi viventi di ladroneccio, viene attraversato dalle carovane che fanno traffico fra Aleppo e Bagdad. La sua parte meridionale, ossia l'Irak-Arabi, a cagione della vicinanza dei due fiumi, presenta un aspetto al tutto diverso da quello del-l'Algezira. Quella parte della pianura che forma la Babilonia antica è coperta di terreno d'alluvione, e, come il Delta dell' Egitto, viene periodicamente inondata. Essa è un'immensa prateria, la quale richiede soltanto la mano dell'uomo per coprirsi, come prima, di messi copiose e diventare un'altra volta il giardino dell'Asia.
      Deserti della Persia. — Lasciate appena dietro le spalle queste squallide regioni, e procedendo pur sempre ad oriente, presso il 34° parallelo di lat. N., troviamo le montagne del Kurdistan, coperte di foreste e intersecate da fruttifere vallee. Valicato questo muro, che forma il confine orientale del bacino del Tigri e dell'Eufrate, ci troviamo sull'acrocoro della Persia, dove incontriamo di nuovo vasti deserti, alcuni sabbiosi, come quelli che già vedemmo, ma per lo più di terreno argilloso; onde sembra che i deserti persiani formino una transizione fra quelli dell'Africa e dell'Arabia e le steppe
     
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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