Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DESIDERIO DA SETTIGNANOdel pontefice e i buoni ufficii interposti da Pipino rabbonirono Desiderio, in guisa che, fattosi ad eseguire il primo trattato (760), finì ancora per ajutare i Romani contro i Greci, venuti troppo tardi alla divisata spedizione contro Ravenna. Poco prima di questo nuovo accordo, cioè nel 759, Desiderio, secondo il costume de'suoi antecessori, erasi associato al trono il figliuolo Adelchi, altrimenti detto Adelgiso.
Venuto poi a morte nel 767 il pontefice Paolo I, una prepotente famiglia romana intruse a forza sulla cattedra pontificia un laico per nome Costantino, e ve lo sostenne per oltre un anno ; ma una fazione opposta essendo pur giunta, eoH'ajuto dei Longobardi, a precipitamelo, fu inalzato in luogo di lui Stefano III o IV. Questi, tiranneggiato dalla stessa fazione che avevalo sollevato, e che ogni giorno, coll'appoggio dei Franchi ch'erano in Roma, facevasi viepiù insolente, ricorse per ajuto al re Desiderio, il quale accoi so tostamente a Roma col pretesto di far le giustizie a san Pietro, giunse abbastanza in tempo per salvare da gravi affronti e forse da morte lo stesso papa con tutto il suo clero (Cod. Carol., epist, 46). Ad onta di questo segnalato servigio resogli dal re longobardo (di cui si ha irrefragabile testimonianza nella relazione ch'egli stesso ne fa \ibid.} aBertrada, vedova del re Pipino, e a Carlo suo figliuolo, detto da poi il Magno), il papa, avuto contezza del doppio trattato di parentela che quella principessa, nel T70, era venuta a proporre al re Desiderio, cercò tosto ad ogni potere di sturbarlo, maledicendo ai Longobardi (Cod. Carola epistola 45). Quel trattato tuttavolta, malgrado l'inibizione del papa, ebbe in parte il suo effetto, perchè Ermengarda, o com'altri vuole Desiderata, figliuola di Desiderio (e non già di Adelchi, come, tratti in errore da men sicure autorità, dicemmo all'articolo Adelchi), andò in Francia sposa a re Carlo, e solo restò non concluso il maritaggio di Gisela, sorella di lui, con Adelchi. Ma da ciò appunto che più avevano a temere i papi nella loro politica, nacque occasione che viepiù favori i loro disegni, e produsse la totale rovina della monarchia longobardica; poiché, dopo un anno, re Carlo, venutagli a tedio la sposa, rimandolla al padre ; affronto che accese un odio irreconciliabile tra le due famiglie. Accadde ancora in quel torno che, venuto a morte Carloinanno, fratello di Carlo, questi gli occupò tosto lo Stato, per cui la vedova Gerberga, visti i due suoi figliuoli esclusi dalla successione paterna, si r ifuggì con essi presso Desiderio: e questo fu nuovo elemento di scissura fra le due Corti, perchè Desiderio, irritato pel ripudio della figliuola, si adoperò con tutte le forze per trarre il pontefice a incoronare i nipoti di Carlo a re di Francia. Questo pontefice frattanto era Adriano I, succeduto di poco a Stefano (772). Ligio ai Franchi, e del tutto avverso a Desiderio, Adriano non pretermette occasione alcuna per mostrare al Longobardo il suo mal animo; rimanda fin sulle prime con superbe risposte un'ambasciata da lui inviatagli per richiederlo della sua amicizia; nega di riconoscere i figli di Carlomanno a malgrado delle più calde di lui istanze ; mette infine al bando i principali aderenti che Desiderio aveva in Roma,
ed uno fra gli altri, Paolo Asiarta, a lui più stretto, fa dannare a morte. Le intenzioni ostili che cosi svelava il papa in ogni suo atto, e la troppa intrinsichezza in cui viveva col re franco, non poterono a meno, in tanta esacerbazione, di alterare viepiù l'animo del re longobardo, che perciò allora risolvette di costringerlo di forza a' suoi voleri. Corse armato i territorii dell'Esarcato e della Pentapoli, s'impossessò di alcune città e castella, ed altre mise a ruba e a sangue; ma giunto a Viterbo, alla minaccia di scomunica fattagli dal papa s'ei proseguiva oltre, si arrestò, e poco poi tornò addietro confuso sino a Pavia. Quivi lo raggiunsero i messi del re Carlo, i quali a nome di lui lo pregarono della restituzione delle terre e città tolte al pontefice, e con altra legazione lo stesso mandò ancora ad offi •irgli in compenso quattordici mila soldi d'oro; ma per ciò appunto che quelle esortazioni e quelle profferte venivano da Carlo, si mostrò egli più saldo nel suo rifiuto. Allora, sollecitato dalle istanze di Adriano e dagl'inviti di molti fra gli stessi duchi longobardi infedeli al loro re, l'anno 773, Carlo calava in Italia con poderoso esercito, e per vie fuor di mano prendeva alle spalle Desiderio co' suoi attendato alle Chiuse presso Susa. I traditori, che erano molti, si sperperarono; e mentre Desiderio colie poche squadre rimaste fedeli si chiuse in Pavia, Adelchi andò a serrarsi in Verona. Quasi tutta l'Italia oltre Po venne allora alle mani di Carlo, e nel seguente anno, in aprile e in maggio, caddero anche in suo potere le due città ov'eransi riparati i due re longobardi. Adelchi pervenne a fuggire a Costantinopoli; ma Desiderio colla regina Anna, sua moglie, fu preso e mandato in Francia a terminare i suoi giorni nel monastero di Corbeja. Cosi fini Desiderio, principe accorto, pio e valoroso, ma venuto in tempi si difficili che le stesse sue doti tornarono a suo danno e accelerarono la rovina della monarchia dei Longobardi; rovina fatale a tutta quanta Italia, perchè, se ben si guarda, da essa ebbe principalmente origine e fomento quella lunga serie di sventure in cui la patria nostra fu poi miseramente travolta.
Vedi A. Manzoni, Notizie storiche, che precedono la sua tragedia Adelchi.
DESIDERIO DA SETTIGNANO (biogr.). — Scultore, nato a Settignano in Toscana nel 1457. molto a Firenze nel 1485, studiò le opere di Donatello dopo avere imparato in patria la parte meccanica dell'arte. Questo grande artista non visse sfortunatamente che ventotto anni, e in si breve spaz'o eli tempo fa meraviglia ch'egli abbia potuto giungere ad un si alto grado di perfezione nell'arte, quale apparisce nel magnifico mausoleo di Carlo Marsup-pini, celebre letterato e segretario della Repubblica fiorentina. Questo monumento, sorgente con tanti altri in Santa Croce, è notevolissimo per ricchezza d'invenzione e finitezza di esecuzione. La composizione è ad un dipresso eguale a quella del mausoleo di Pietro Noceto per Civitali, nella cattedrale di Lucca, o del sepolcro di Tartagni o Tartaglia per Simon di Firenze in San Domenico di Bologna. In tutti e tre questi monumenti vedesi in una nicchia, di cui il frontone contiene la Vergine fra due angeli, la figura del defunto coricata sopra un sar-
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