Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DESIDERIO DI BENEVENTO — DESIPPO PUBLIO ERENNIO
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cofago; ma quello di Desiderio supera gli altri per ricchezza d'ornato nell'ulna e per la presenza di due gemetti. Le medesime qualità trovai)si nelle sculture di Desiderio all'altare del Santissimo Sacramento in San Lorenzo, ove ammirasi anzi tutto il bambino Gesù in atto di benedire. A quest'artista appartengono inoltre molti bassorilievi nella Galleria di Firenze, una bella base che sorregge nel medesimo museo un Bacco etrusco in bronzo ; a Santa Trinità la statua in legno della Maddalena, terminata da Benedetto da Majano : alla Badia, sulla strada da Firenze a Fiesole, un bel pulpito, e finalmente un busto che conservasi nel palazzo pubblico di Forlì. Vasari, Borghini e Baldinucci gli attribuiscono erroneamente il sepolcro della beata Villana a Santa Maria Novella ; questo monumento fu scolpito da Matteo Roseli ini nel 1457, l'anno stesso della nascita di Desiderio.
Vedi: Borghini, Il Riposo — Cicognara, Storia della scultura.
DESIDERIO DI BENEVENTO [biogr.). V. Vittore III, papa.
DESILAO (biogr.). — Scultore, di cui il Doriforo e XAmazzone ferita sono mentovati da Plinio (xxxiv, 8, s. 19, § 15). Non v'ha motivo di credere con Meyer e Miiller che il nome sia una corruzione di Ctesilao\ ma, per contrario, VAmazzone ferita nel Vaticano, ch'eglino tengono per una copia dell'opera di Ctesilao, è probabilmente copiata dall\<4-mazzone di Desilao.
Vedi Ross, Kunstblatt del 1840, n° 12.
DESINARE (cost.). — È il pasto principale della giornata, che in Italia si fa sul meriggio nelle campagne, e dalle 4 alle 6 pomeridiane nelle città. Il nome deriva dal latino desincre (cessare), perchè all'ora del desinare cessano i lavori e le fatiche (V. Cena).
DESINENZA (gramm.). — Questa paiola viene dal verbo latino desinere, che vuol dir cessare, finire, terminare. I grammatici dànnoil nome di desinenza alla sillaba in cui finisce una parola, onde nel linguaggio grammaticale desinenza e terminazione si possono avere per sinonimi. Ora, secondo tale defi-niz'one, la desinenza versa sull'ultimo suono di una parola, anche, se vuoisi, modificata da qualche articolazione susseguente, ma staccato al tutto dalle articolazioni precedenti. Così, verbigrazia, in do-minus, domini, domino vedesi la stessa radicale domin con desinenze differenti. Ogni lingua ha desinenze particolari e più o meno varie, in cui sta gran parte della sua fisonomia. Nella lingua italiana le desinenze sono per lo più ripiene di melodia; maestose nella spagnuola ; dure e talvolta selvagge agli orecchi nostri negl'idiomi teutonici. Nella lingua francese sono molte parole in cui la desinenza deve necessariamente fomiarsi delle due ultime sillabe a cagione dell'essere Ve finale troppo frequentemente muta, il che dà a questa lingua un certo che di sordo ed insonoro.
Chiamasi anche desinenza il finimento di un verso o di un periodo.
Erroneamente si è spesso confuso desinenza con inflessione. Quest'ultima parola esprime il passaggio che fa la voce da uno a un altro suono ; e i grammatici l'adoperano per indicare la maniera con chedeclinansi i nomi e conjugansi i verbi. Quindi chiaro apparisce che propriamente altro è inflessione e altro desinenza, sebbene in molti casi quella consista nel semplice cambiamento di questa (V. Caso e Verbo).
DESIO (geogr.). — Comune della provincia di Milano, circondario di Monza, con magnifiche villeggiature nei dintorni. Ivi i Visconti sconfissero, il 20 gennajo 1277, i Torriani. Abitanti 5874.
DESIPPO (biogr.). — Commentatore di Platone e Aristotile, condiscepolo del filosofo neoplatonico Giamblico, visse nella metà del quarto secolo del-1 era cristiana. Noi possediamo tuttavia un commentario di Desippo sulle Categorie d'Aristotile in forma d'un dialogo, il quale però è stampato soltanto in una traduzione latina. Esso venne in luce a Parigi nel 1549 sotto il titolo di Questionimi in Categoria libri tres, interprete J. Bernardo Feli-ciano, ed anco a Venezia nel 1546 dopo l'opera In prcedicam. di Porfirio. Il codice greco trovasi in Madrid.
In quest'opera l'autore spiega ad un tale Selemo le Categorie aristoteliche e sforzasi nell'istesso tempo confutale le opinioni di Plotino (Plot., Ennead., vi, 1, 2, 3). Saggi del testo greco trovansi in Inarte (Cod. Bibl. Matrit. Catul,, pp. 135, 274, ecc.), e da essi rileviamo qualmente esistano altri dialoghi manoscritti di Desippo sull'istesso subbietto.
Vedi Fabr., Bibl. grcec. (ni, pp. 254, 486, ecc.).
DESIPPO Publio Erennio [biogr.). — Storico e ret-torico greco, era figlio di Tolomeo, nacque nel demo attico d'Hermus, e visse nel terzo secolo dopo Cristo, nei regni di Claudio Gotico, Tacito, Aureliano e Probo fin circa il 280 dell'era nostra (Eunap., Vii. Porphyr., p. 21). I suoi contemporanei del pari che scrittori posteriori lo ebbero per uomo dottissimo, e da un'iscrizione della raccolta di Bòckh (Corp. lnscript., ì, n° 380, p. 439) rilevasi ch'ei fu onorato in Atene con le supreme dignità. Nel 262, quando i Goti penetrarono in Grecia, Desippo difese Atene, e quantunque non riuscisse a salvarla dalle loro mani, ne prese però vendetta in una discesa nel Pireo (Desipp., Exc. de Bell. Scyth., p. 26).
Egli è a noi noto soltanto come storico, e Fozio (Bibl. Cod., 82) ci ha tramandato qualche cenno delle sue tre opere storiche: Ti perì 'AXéìjavSpov, in quattro libri, storia della Macedonia dai tempi di Alessandro; lóvrouo.v '«rroptxóv, storia cronologica dai tempi mitici fino a Claudio Gotico (268 av. Cristo), citata di frequente dagli scrittori dell'istoria degli Augusti (Lampi-., Alex. Sev., 49; Capitol., Maxim..6, Tres Gord., ecc.); SxoQtxa, vale a dire,relazione della guerra dei Goti o Sciti, in cui Desippo stesso combattè, come abbiamo veduto, cominciata nel regno di Decio ed ultimata da Aureliano. Fozio loda lo stile e la dizione di Desippo, specialmente in questa terz'opera, e lo considera quale un secondo Tucidide; ina quest'encomio è assai esagerato, e i frammenti esistenti tuttavia mostrano che il suo stile ha tutti i difetti degli ultimi rettorici greci. I frammenti di Desippo, considerevolmente accresciuti per le scoperte d'Angelo Mai (Collect. script, vet., n, p. 319 ecc.), furono raccolti da Becker e Niebuhr nel primo volume degli Scriptores historia byzan-tinte (Bonn 1829).
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