Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DESSAU - DESTINO
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che decise lo sgombramelo dell'isola nell'ottobre del 1803. Egli promosse allora una strage generale dei bianchi, senza distinzione di età e di sesso ; e nel 1804 impadronitosi del supremo potere col titolo d'imperatore e col nome di Giacomo I, stabilì la sua corte ad imitazione di quella che Buonaparte si era formata in Francia. Ma portandosi egli arbitrariamente e da uomo feroce e sanguinario qual era contro gli antichi suoi compagni, si venne ad una congiura, condotta dal negro Christophe e dal mulatto Péthion, e nell'ottobre del 1806, in occasione di una rassegna, fu trucidato sul luogo. Christophe (Y.) gli succedette sotto il nome di Enrico I, re d'Haiti.
DESSAU (geogr.). — Città della Germania boreale, capoluogo del ducato di Anhalt, sulle rive della Mulda, non lungi dalla sua congiunzione coll'Elba, con 17,464 abitanti (1871).
DESSEWFFT (conte) Emilio (biogr.). — Pubblicista e presidente dell'Accademia ungherese, nato il 24 febbrajo 1812 in Eperies (comitato di Saros); morto il 10 gennajo 1866. Fu figliuolo del conte Giuseppe, scrittore di vaglia, e fratello di Aurelio, deputato e pubblicista, morto in Pesth nel 1843. Viaggiò tre anni per ben conoscere le condizioni politiche della Germania, della Francia, dell'Inghilterra e del Belgio. Reduce, percorse le natie contrade, e fissò il sno domicilio in San Milaz, tenimento paterno nel comitato di Szabols, in cui diventò subnotajo nel 1830, e diede principio alla pratica sua attività coll'amministrazione dei nuovi affari del comitato. Il primo suo scritto fu un'apologia del padre suo contro i suoi avversarli politici, e vi presero parte nel compilarla anch'essi i fratelli Aurelio e Marcello. Era egli stato destinato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica, ma preferì la direzione delle faccende famigliari e la politica, in cui seppe sostenere i suoi principii conservativi e fecesi perciò nel 1844 collaboratore del Buda-Pesti-Hirlap, di che attirossi le ire e le minaccie dell'opposizione. Durante il periodo della rivoluzione del 1848-49 ritirossi ne' suoi poderi, senza immischiarsi nel politico rivolgimento, e dettò parecchi scritti di materia finanziaria, fra cui primeggia l'opuscolo Sulle questioni presenti delle finanze austriache, pubblicato nel 1856. In questo stesso anno venne eletto, a pluralità di voti, presidente dell'Accademia ungherese. Aveva coperto prima la carica di presidente della Società del Credito fondiario, ed in entrambi i posti si rese assai benemerito col promuovere la coltura nazionale. Negli ultimi anni della sua esistenza scemò in lui l'attività politica, di cui si strinse a dar prova soltanto nella compilazione del famoso diploma politico austriaco del 10 ottobre 1860, che fa attuato principalmente per l'impulso ch'egli vi diede. Essendo prevalso alfine nell'impero austriaco il sistema del federalismo, venne eletto il nostro conte, nel 1865, membro della Dieta di Pesth, ma impedito a recarvisi dalla malattia, che pur troppo lo spense nell'anno susseguente, rassegnò l'affidatogli mandato.
DESTINO (filos. e mitol.). — È la necessità degli avvenimenti ; la quale astrazione personificata, secondo l'indole del politeismo, divenne il dio Fatum dei Latini, detto dai Greci Etkaapa€vrj, distribuito o
JJuovà Encicl. Ital. Voi.
posto dalla sorte. Dovendosi la necessità, filosoficamente parlando, distinguere in assoluta e relativa, anche il destino potrebbe considerarsi in questi due aspetti (V. Necessità) ; ma il primo, detto eziandio cieco, irragionevole, si deve rigettare, secondo la nota sentenza : In mundo non datur fatum, cioè il destino assoluto è impossibile. Infatti l'ammetterlo contraddice alla ragione, sia perchè è identico al caso fortuito, che teoricamente è assurdo ; sia perchè toglie ogni libertà, moralità, imputabilità, merito e colpa, e per conseguenza la religione stessa. Nell'aspetto relativo il destino si può ammettere, venendosi per esso solamente a dire che gli avvenimenti mondani dipendono da una libera determinazione dell'Ente supremo. Quando si dice : così volle il destino, non si crede già necessariamente in un caso cieco; ma per esso s'intendono le cause che sfuggono alla nostra conoscenza. Credendo che la disposizione delle cause venne fatta da Dio, ch'egli governi l'universo con libera determinazione ed abbia preordinato le condizioni per cui l'uomo possa coll'attività propria cooperare all'adempimento del fine supremo, si afferma un destino conforme alla ragione ed alla rivelazione divina. Inoltre vuoisi distinguere negli avvenimenti mondani quelli che dipendono da cause fisiche, da quelli che sono effetti dello spirito; imperocché le prime, essendo prive di coscienza, operano meramente per legge predisposta dal Creatore; il secondo, perchè intelligente e libero, può secondare l'ordine predisposto da Dio, o resistervi per quanto valgono le forze di una mente finita.
Gli antichi, nella loro ignoranza delle cause, vedendosi da un lato soggetti alle forze fisiche che non sapevano dirigere a bene, dall'altro ripugnando l'attribuire al padre degli Dei la causa del male che abbonda nella vita terrena, immaginarono una divinità cieca, alla quale potessero indifferentemente imputare tutti gli effetti di cui ignoravano le cause. Questa è l'origine psicologica del destino, che in ultima analisi non è altro che l'idoleggia-mento dell'ignoranza delle cause, massime di quella del male.
L'idea del destino è antica quanto la filosofia, trovandosi già presso i primi poeti epici e drammatici, ma certamente senza determinazione scientifica. Il destino antico, figlio del Caos e della Notte, rappresentato sotto il globo della terra con corona attorniata da stelle, avente in una mano lo scettro, nell'altra l'urna delle sorti, ora viene tenuto come cieca potenza superiore anche agli Dei, che non possono eseguire se non quello che sta scritto nel libro di lui, e senza riguardo al bene od al male degli uomini; ora esso stesso appare solamente come risoluzione del Dio supremo, il quale veglia bensì sugli uomini, ma non può mutare alcuna risoluzione presa. Qui come in tutti i falsi od imperfetti simboli la mitologia è varia e discorde; ma qualsiasi concetto del destino si riduce ad uno dei due aspetti sopra dichiarati, ai quali si riferiscono pure tutte le specie pensate dai filosofi antichi e moderni.
Il destino astrologico, attribuito ai Caldei, si fonda sul pensiero che tutto sia irrevocabilmente predeterminato e presagito dalle stelle ; opperò, secondoVII. 20
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