Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DECSDEDIT — DEUTERONOMIOaqua, ecc., avendo gli uni preteso che fosse Deuca-lione re di Tessaglia il riparatore ed il padre degli uomini, mentre gli altri vollero che fosse Ganimede il coppiere di Giove, Cecrope il fondatore d'Atene, l'Ippocrene che scaturì per un calcio del cavallo Pegaso, ecc.
DEUSDEDIT (stor. eccl.). V. Deodato.
DEUS EX MACHINA (poligr.). — Espressione tolta a prestito dall'antico teatro classico, in cui gli autori, invece di condurre alla catastrofe per mezzo di naturale intreccio, ricorrevano spesso al comodo espediente dell'intervento di un dio, che discendeva in una macchina, e subitamente risolveva le difficoltà. Tale è il caso di Ercole nel Filottete e di Diana nell'Ifigenia in Tauride. — Per similitudine, quando uno scrittore, un politico od altri non riesce a spiegare un fatto con una legge naturale, e ricorre all'ipotesi del diretto intervento di Dio, dicesi che egli si è appigliato al sistema del Deus ex machina.
DEUTERGIA (patol.). — Effetto consecutivo dei medicamenti.
DEUTERIA (patol.). — Accidenti prodotti nei parti dalla ritenzione della placenta.
DEUTERO-CANONICI LIBRI (da Scurspoc, secondo, e da xavovtxós, canonico) (stor. eccl.). —Con tale appellazione si dimandano quei libri della Sacra Scrittura (V.) aggiunti o scritti dopo la compilazione del canone (xavoiv, regola) ossia del catalogo dei libri biblici. Siccome altrove abbiam detto, la Sacra Scrittura si compone di libri proto-canonici e di deutero-canonici. I primi sono quelli la cui canonicità non fu mai rivocata in dubbio nella Chiesa cattolica (V. Canonici libri). I secondi diconsi quei libri la cui canonicità venne messa in forse anche fra' cattolici. Vi ha dei libri che gli Ebrei accolsero nel loro canone assai tardi. Per detto loro, al tempo di Esdra, una grande adunanza di dottori, chiamata la gran sinagoga o gran sinedrio, fe' la collezione degli scritti del Vecchio Testamento quali trovansi attualmente, ed inserì in es^a quelli puranco che non vi erano innanzi la schiavitù babilonica, e nominatamente Daniele, Ezechiele, Aggeo, Esdra e Neemia.
La Chiesa cattolica registrò nel suo canone parecchi libri che non sono in quello degli Ebrei, e che. giusta il loro sistema, non vi potevano essere, perchè dettati dopo la recensione di Esdra : tali sono la Sapienza, l'Ecclesiastico, i Maccabei. Altri furono compresi nel canone assai posteriormente, perchè la Chiesa non aveva ancor riunite, ponderate e raffrontate le prove di loro canonicità. Infino a quel tempo poteva dubitarsene ; ma dopo la decisione della Chiesa non è più dato ripudiarli. Dessi sono sacri egualmente che i proto-canonici, siccome vien chiarito nel parlare della Sacra Scrittura, al quale articolo rimandiamo il lettore.
1 libri deutero-canonici dell'Antico Testamento sono : 1°Tobia; 2° Giuditta; 3° la Sapienza; 4° l'Ecclesiastico; 5° Baruch; 6° i sei ultimi capitoli di Ester; 7° alcuni capitoli di Daniele. Del Nuovo Testamento: 1° l'ultimo capitolo dell'Evangelo di san Marco; 2° il cenno del sutlor sanguigno del Redentore (san Luca, wu, 44); 3° la storia dell'adultera (san Giovanni, viu, 3-11); 4" la lettera di san Paolo agli Ebrei; 5° quella di san Jacopo;
6° la seconda di san Pietro; 7° la seconda e terza di san Giovanni; 8° l'epistola di Giuda; 9° e l'Apocalisse.
I protestanti ammisero alcuni dei riferiti libri, ripudiarono altri. Intorno a che vuol farsi un'osservazione di molta importanza: i critici tutti, anche protestanti, han vantato meritamente l'antichità ed eccellenza della versione siriaca del Nuovo Testamento fatta, secondo il loro avviso, o al tempo degli Apostoli, o immediatamente dopo, ad uso delle Chiese della Siria. Ora in questa versione trovansi i libri deutero-canonici ammessi dalla Chiesa romana. Questi libri adunque furono riputati sacri, già dai tempi apostolici o poco dipoi, in Siria; e per tali continuarono ad averli tanto i Siri-maroniti o cattolici, quanto i Siri-giacobiti o Eutichiani. Sono dessi del pari ricevuti dai cristiani copti dell'Egitto, dagli Etiopi e dai Nestoriani, le quali sètte, separate dalla Chiesa cattolica da oltre dodici secoli, non appresero da essa cotale credenza. Ma poiché di ciascun libro deutero-canonico parlasi sotto il rispettivo articolo ed in quello di Sacra Scrittura, così non ci distendiamo qui ulteriormente, limitandoci a notare che il Concilio di Trento, nella sessione ìv, avendo registrato nel canone delle Scritture a canto dei proto-canonici i deutero-canouici, ha tolto ogni motivo di dubbio.
DEUTERONOMIO (stor. eccl.). — È il quiuto libro del Pentateuco, ossia dei cinque libri di Mosè. Il suo titolo ebraico Elle haddebarim consiste, secondo il solito, nel principio della prima frase, e significa queste (sono) le parole. I Rabbini lo chiamano pure stpher tuckhuth, ossia libro delle riprensioni, a cagione dei rimproveri che s'incontrano nei capi i, vili, ix, xxviii, xxx, xxxn, e tnishna torah, cioè ripetizione della legge, per la ricapitolazione in esso fatta delle leggi niosaiche contenute nei precedenti libri del Pentateuco. La parola greca deute-ronomion (SeuTepovó,jnov) adoperata nella traduzione dei LXX è equivalente a mishna torah, essendo composta di Seurspo*, secondo, e vó;xo;, legge. Gli Ebrei dividono questo libro in dieci parti o parascioth, ma nelle versioni consta di trentaquattro capitoli. La diversità di divisione non pregiudica però in nulla all'integrità del libro, tenuto per canonico nell'una e nell'altra legge. Il Deuteronomio contiene la storia di ciò che seguì nel deserto dal principio dell'undecimo mese al decimo giorno del duodecimo, nell'anno quarantesimo dopo la partenza degli Israeliti dall' Egitto, cioè nello spazio di circa sei settimane. Alcuni hanno dubitato se fosse veramente scritto da Mosè, perchè fa menzione della sua morte, e perchè l'autore sembra parlal e della terra al di là del Giordano, come uno che scriva a ponente di quel fiume. Ora si sa che Mosè non potè passare di qua dal Giordano, ma dovette morire nella Moabitide a levante di esso.
Si ammette che la relazione della morte di Mosè è un'aggiunta fatta al libro, e che l'ultimo capo del Deuteronomio sia propriamente da essere riguardato come il primo del libro seguente di Giosuè. Quanto all'altra difficoltà, si osserva che la parola aber o hebcr del testo può essere egualmente tradotta al di là o al di qua del Giordano. In questo libro Mosè narra pure al popolo ciò che avvenne
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